STEFANO LORENZETTO INTERVISTA FRANCESCO AMATO
Gli
alunni devono portarsi da casa la carta igienica perché mancano i soldi, ma la
Presidenza del Consiglio dei ministri, attraverso l’Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni
razziali), ha deciso che fosse prioritario fornire alle scuole di ogni ordine e
grado «gli strumenti per approfondire le varie tematiche legate all’omosessualità».
Primo strumento: «I rapporti sessuali omosessuali sono naturali? Sì». Purtroppo
però «un pregiudizio diffuso nei Paesi di natura fortemente religiosa è che il
sesso vada fatto solo per avere bambini». Quindi i signori docenti sono
invitati a porre agli allievi un’altra domanda: «I rapporti sessuali
eterosessuali sono naturali?». Secondo strumento: «Nell’elaborazione di
compiti, inventare situazioni che facciano riferimento a una varietà di
strutture familiari ed espressioni di genere. Per esempio: «Rosa
e i suoi papà hanno comprato tre lattine di tè freddo al bar. Se ogni lattina costa
2 euro, quanto hanno speso?». L’obiettivo è che maestre e professori possano
«essi stessi diventare «educatori dell’omofobia». A Palazzo Chigi, già
poco ferrati nell’aritmetica dei conti pubblici, devono essere assai scarsi
anche in italiano.
C’è
scritto questo e molto altro nei tre opuscoli intitolati Educare alla diversità a scuola commissionati dal Dipartimento per
le Pari opportunità all’Istituto A.T. Beck per la terapia
cognitivo-comportamentale, con sedi a Roma e Caserta, destinati alle scuole primarie
e secondarie per dare concreta attuazione alla Strategia nazionale per la
prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento
sessuale e sull’identità di genere. Quando Gianfranco Amato, 52 anni, avvocato
di Varese, ha letto le linee guida che il governo intende perseguire nel
triennio 2013-2015 sotto l’egida del Consiglio d’Europa, non credeva ai propri
occhi. Non solo perché la gestione del progetto risulta affidata al Gruppo
nazionale di lavoro Lgbt (acronimo di lesbiche, gay, bisessuali e transgender),
«formato da 29 associazioni tutte e solo di quella sponda, come Arcigay,
Arcilesbica e Movimento identità transessuale», ma anche perché ha scoperto che
in Italia è stata creata a sua insaputa una forza speciale per mettere in riga
gli omofobi: «Si chiama Oscad, cioè Osservatorio per la sicurezza contro gli
atti discriminatori, ed è composto da polizia e carabinieri. La sigla ricorda l’Ovra
fascista. Ormai siamo a uno zelo da far invidia al Reichsministerium für Volksaufklärung und Propaganda di quel
malefico genio dell’indottrinamento di Stato che fu Joseph Goebbels».
Ecco
perché l’avvocato Amato ha notificato un atto di diffida stragiudiziale al
Dipartimento delle Pari opportunità, all’Unar, al ministero dell’Istruzione e
ai 122 Uffici scolastici regionali e provinciali. «Guai a loro se adotteranno
atti o provvedimenti che diano seguito alla Strategia nazionale del governo.
Quell’arbitrario documento dev’essere solo annullato». Il legale non ha agito a
titolo personale, bensì come presidente dei Giuristi per la vita, un’associazione
che ha sede a Roma. Ne fanno parte una quarantina di cultori delle scienze
giuridiche, fra cui magistrati come Francesco Mario Agnoli, presidente aggiunto
onorario della Cassazione, e Giacomo Rocchi, consigliere della prima sezione
penale della medesima Corte suprema.
«Non
c’interessa il dialogo sui massimi sistemi, siamo una task force operativa
molto agguerrita», spiega Amato, sposato, tre figli, rappresentante per l’Italia
di Advocates international e
collaboratore dell’Alliance defense fund, formata da legali che si occupano di cause riguardanti la
libertà religiosa e la bioetica. «Ci autofinanziamo per offrire patrocinio
gratuito a docenti e medici nei guai con la giustizia per motivi di coscienza».
Le maestre finiscono in
tribunale?
«Agli
italiani è sfuggito che il 19 settembre la Camera ha approvato il disegno
legislativo promosso da Ivan Scalfarotto, deputato del Pd, gay dichiarato.
Presto andrà in aula al Senato e diventerà legge dello Stato. Quando ne ho
illustrato i contenuti a un amico imprenditore e a sua moglie, non volevano
crederci: «Tu esageri sempre». Allora ho capito come
si arrivò ai campi di sterminio: grazie all’ignoranza dei tedeschi. Tant’è che
mi sono sentito in obbligo di scriverci un libro, Omofobia o eterofobia? Perché opporsi a una legge ingiusta e
liberticida, edito da Fede & Cultura, che sta andando a ruba con il
passaparola».
Legge liberticida?
«Hanno
inventato l’emergenza omofobia per avviare una persecuzione contro chi non la
pensa come loro. Il Pew research center
di Washington, presieduto da Allan Murray, ex vicedirettore del Wall Street
Journal, ha pubblicato uno studio
mondiale sull’atteggiamento verso l’omosessualità. L’Italia è fra le 10 nazioni
più amichevoli con i gay, per i quali il 74 per cento della popolazione non
prova alcuna ostilità. Siamo appena un gradino sotto la civilissima Gran
Bretagna. Ma poi, scusi, servono le statistiche? Puglia e Sicilia non hanno
forse eletto due governatori omosessuali?».
Allora perché è stata
varata la Strategia nazionale contro l’omofobia?
«Me
lo dica lei. Il piano del governo prevede corsi di formazione obbligatoria sui
diritti Lgbt non solo per docenti e alunni ma anche per bidelli e personale di
segreteria. E che cosa vorrà dire l’impegno a «favorire l’empowerment delle persone Lgbt nelle
scuole»? E il «diversity management per i docenti»? Lo chiedo ai
cattolici che siedono nel governo, come Gabriele Toccafondi, sottosegretario
all’Istruzione, e Maurizio Lupi e Mario Mauro, ministri ciellini».
A che serve l’Oscad?
«Già,
a che serve una sorta di polizia speciale? A me risulta, proprio dai dati dell’Oscad,
che dal 2010 a oggi siano pervenute appena 83 segnalazioni per offese,
aggressioni, lesioni, danneggiamenti, minacce e suicidi relativi all’orientamento
sessuale. Una media di 28 casi l’anno, 1 ogni 2 milioni di abitanti. E questa
sarebbe un’emergenza nazionale?».
Stando agli opuscoli
dell’Unar, gli insegnanti delle scuole sono tenuti a «non usare analogie che
facciano riferimento a una prospettiva eteronormativa» giacché «tale punto di
vista può tradursi nell’assunzione che un bambino da grande si innamorerà di
una donna e la sposerà».
«Sposare
una donna: inaudito! Aveva visto giusto Gilbert Chesterton: spade dovranno
essere sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi d’estate e che 2 più 2
fa 4. Siamo giunti a un livello tale di relativismo da far impazzire la
ragione. Non si riconosce più la natura. È la teoria del gender: i ragazzi non
sono maschi o femmine per un dato biologico, ma a seconda di come sentono di
essere».
Insegnare che «maschio
e femmina Dio li creò», come sta scritto nella Bibbia, diventerà reato?
«La
strada è quella, tracciata dall’Unar nelle Linee
guida per un’informazione rispettosa delle persone Lgbt, dove i credenti
vengono biasimati perché descrivono «le unioni tra persone
dello stesso sesso come una minaccia alla famiglia tradizionale, come contro
natura e come sterili, infeconde». Nei libretti
destinati ai maestri, l’Unar denuncia che «il grado di religiosità»
è «da tenere in considerazione nel delineare il
ritratto di un individuo omofobo» e che «maggiore
risulta il grado di cieca credenza nei precetti religiosi, maggiore sarà la
probabilità che un individuo abbia un’attitudine omofoba».
Ed emette la condanna finale: «Per essere più chiari,
vi è un modello omofobo di tipo religioso, che considera l’omosessualità un
peccato».
Perché la Presidenza
del Consiglio ha affidato tutte le pubblicazioni dell’Unar all’Istituto A.T.
Beck?
«È
quello che stiamo cercando di scoprire. C’è stata una regolare gara d’appalto?
Chi vi ha partecipato? Al vincitore quanti soldi sono andati? Quali competenze
ha questo istituto? Perché il Dipartimento delle Pari opportunità ne ha sposato
in toto le tesi come se fossero le uniche possibili? Si saranno accorti, a
Palazzo Chigi, che nelle linee-guida per i licei viene assegnato il compitino
di aritmetica antiomofobico di Rosa che compra tre lattine di tè con i suoi
papà, copiato pari pari dal fascicolo per la scuola primaria? Non molto
scientifico, come lavoro».
Di Antonella Montano,
direttrice dell’Istituto A.T. Beck, che cosa può dirmi?
«Poco.
Se non che il suo libro Mogli, amanti,
madri lesbiche è stato presentato da Paola Concia, l’ex deputata del Pd
firmataria di un progetto di legge contro l’omofobia bocciato dal Parlamento».
In compenso è passato
quello del collega Scalfarotto.
«Testo
inutile e pericoloso. Già l’articolo 3 della Costituzione sancisce che «tutti
i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza
distinzione di sesso». Non possono esservi cittadini più uguali di
altri, come certi animali della Fattoria
di George Orwell. Per la prima volta nel nostro ordinamento giuridico s’introduce
un reato senza definirne il presupposto. Che cos’è l’omofobia? Non esiste una
definizione scientifica, né leggi o sentenze che lo stabiliscano. Poiché non è
una malattia riconosciuta dall’Oms, come la claustrofobia o l’agorafobia, verrà
lasciata alla libera interpretazione dei magistrati. Tipico degli Stati
totalitari. Mi ricorda il reato di «attività antisocialista»
nell’Urss: nessuno sapeva in che cosa consistesse, però ti faceva finire nei
gulag».
Non starà davvero
esagerando?
«In
uno Stato liberale il cittadino sa preventivamente quali saranno le conseguenze
dei suoi comportamenti. Il nostro diritto penale sanziona i fatti, non i
motivi. Io rubo? Viene punito il furto. Che abbia rubato per fame - ecco un
motivo - può servire al massimo per graduare la pena. Invece la legge
Scalfarotto punisce i motivi. E crea una categoria privilegiata di soggetti che
diventano meritevoli di tutela giuridica per il solo fatto di avere un certo
orientamento sessuale».
Ho capito: la legge non
le piace.
«Passato
il principio secondo cui una categoria è stata discriminata, lo Stato dovrà
dotarsi di sistemi riparativi e compensativi. È già successo con gli
afroamericani negli Usa. Arriveremo alle quote viola, su calco di quelle rosa.
Chi si dichiara gay avrà diritto a un posto di lavoro e a un alloggio. Non
avendo il giudice strumenti per accertare l’omosessualità, basterà un’autocertificazione».
La legge Scalfarotto
non lo prevede.
«La
legge Scalfarotto non prevede nulla, qui sta l’inganno più subdolo. Punisce l’omofobia
in base a un’altra legge, la Reale-Mancino, che fu promulgata per combattere l’ideologia
nazifascista, il razzismo, l’antisemitismo. Con i gay parificati ai neri e agli
ebrei, dire che un uomo non può sposare un altro uomo equivarrà a dire che va
impedito il matrimonio fra l’uomo bianco e la donna nera».
Conseguenze penali?
«Terribili.
Per una dichiarazione omofoba la legge mi punisce con 1 anno e 6 mesi di
reclusione. Che diventano 4 anni se la faccio come associazione e addirittura 6
se ho una carica direttiva nella medesima. Con l’obbligo per lo Stato di procedere
d’ufficio anche nel caso in cui il gay che ho offeso decidesse di perdonarmi o
di ritirare la querela per evitare lo strepitus
fori, cioè la pubblicità negativa».
Papa, vescovi e preti
sono candidati alla galera, visto che il catechismo, al paragrafo 2.357,
presenta le relazioni gay «come gravi depravazioni», dichiara che «gli atti di
omosessualità sono intrinsecamente disordinati» e «contrari alla legge
naturale» perché «precludono il dono della vita», decretando che «in nessun
caso possono essere approvati».
«Sta
già accadendo a tanti cristiani in giro per l’Europa. Tony Miano, 49 anni,
statunitense, ex vicesceriffo della contea di Los Angeles che oggi fa il
predicatore di strada, è stato arrestato lo scorso 1° luglio a Wimbledon, in
Inghilterra, perché commentava davanti a un centro commerciale il capitolo 4
della prima Lettera ai Tessalonicesi di San Paolo, quella che invita ad
astenersi dall’impudicizia. Ho letto il verbale dell’interrogatorio:
allucinante, sembra un resoconto tratto dagli Acta Martyrum. E per fortuna che il poveretto non aveva osato
proclamare in pubblico la prima Lettera ai Corinti, quella in cui San Paolo
dice che «né effeminati, né sodomiti erediteranno il
regno di Dio».
Come presidente dei
Giuristi per la vita, passerà 6 anni in cella anche lei.
«Se
essere omofobo significa considerare l’omosessualità un peccato, ritenere che
il sesso debba essere aperto alla trasmissione della vita, credere nei precetti
della Chiesa, allora mi autodenuncio: dichiaro pubblicamente e con orgoglio ai
funzionari dell’Unar di essere un omofobo. Mandino nel mio studio gli agenti
dell’Oscad ad arrestarmi. Li aspetto».
stefano.lorenzetto@ilgiornale.it
Nessun commento:
Posta un commento