martedì 28 aprile 2015

DIALOGO INTERRELIGIOSO E DIALOGO INTERCULTURALE

NON SI PUÒ PARLARE DI DIALOGO IN SENSO STRETTO TRA RELIGIONI. 
URGE UN DIALOGO TRA LE CULTURE CHE DA ESSE SCATURISCONO

La Dichiarazione del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, 22.04.2015, inizia con questa frase: “Gli avvenimenti di questi ultimi tempi fanno sì che molti ci chiedano: “C’è ancora spazio per dialogare con i musulmani?” La risposta è: si, più che mai”. Assieme ad alcune affermazioni molto condivisibili sulla questione della educazione in famiglia e nella scuola, su altri punti non aiuta a capire in cosa consiste il dialogo.Vale allora la pena di riprendere la riflessione di Benedetto XVI tra dialogo tra le religioni (impossibile) e tra le culture (necessario), proponendo questa riflessione contenuta nell’introduzione ad un libro di Marcello Pera del 2008

Caro Senatore Pera, 
in questi giorni ho potuto leggere il Suo nuovo libro “Perché dobbiamo dirci cristiani”.
 Era per me una lettura affascinante. Con una conoscenza stupenda delle fonti e con una logica cogente Ella analizza l’essenza del liberalismo a partire dai suoi fondamenti, mostrando che all’essenza del liberalismo appartiene il suo radicamento nell’immagine cristiana di Dio: la sua relazione con Dio di cui l’uomo è immagine e da cui abbiamo ricevuto il dono della libertà.
Con una logica inconfutabile Ella fa vedere che il liberalismo perde la sua base e distrugge se stesso se abbandona questo suo fondamento. Non meno impressionato sono stato dalla Sua analisi della libertà e dall’analisi della multiculturalità in cui Ella mostra la contraddittorietà interna di questo concetto e quindi la sua impossibilità politica e culturale.
Di importanza fondamentale è la Sua analisi di ciò che possono essere l’Europa e una Costituzione europea in cui l’Europa non si trasformi in una realtà cosmopolita, ma trovi, a partire dal suo fondamento cristiano-liberale, la sua propria identità.
Particolarmente significativa è per me anche la Sua analisi dei concetti di dialogo
interreligioso e interculturale.


Ella spiega con grande chiarezza che un dialogo interreligioso nel senso stretto della parola non è possibile, mentre urge tanto più il dialogo interculturale che approfondisce le conseguenze culturali della decisione religiosa di fondo.
Mentre su quest’ultima un vero dialogo non è possibile senza mettere fra parentesi la propria fede, occorre affrontare nel confronto pubblico le conseguenze culturali delle decisioni religiose di fondo.
Qui il dialogo e una mutua correzione e un arricchimento vicendevole sono possibili e necessari. Del contributo circa il significato di tutto questo per la crisi contemporanea dell’etica trovo importante ciò che Ella dice sulla parabola dell’etica liberale.
Ella mostra che il liberalismo, senza cessare di essere liberalismo ma, al contrario, per essere fedele a se stesso, può collegarsi con una dottrina del bene, in particolare quella cristiana che gli è congenere, offrendo così veramente un contributo al superamento della crisi.
Con la sua sobria razionalità, la sua ampia informazione filosofica e la forza della sua argomentazione, il presente libro è, a mio parere, di fondamentale importanza in quest’ora dell’Europa e del mondo.
Spero che trovi larga accoglienza e aiuti a dare al dibattito politico, al di là dei problemi urgenti, quella profondità senza la quale non possiamo superare la sfida del nostro momento storico. Grato per la Sua opera Le auguro di cuore la benedizione di Dio.


Benedetto XVI

23 novembre 2008

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