SOLIDARIETA' AL POPOLO
ARMENO, AL PAPA E AL CATHOLICOS.
Manifesto di un gruppo di intellettuali, cattolici e laici, fra cui Mons. Luigi Negri, Antonia Arslan, P. Pierbattista Pizzaballa)
In relazione al Genocidio
Armeno lasciano sconcertati, turbati e profondamente feriti le parole del
Sotto-Segretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Sandro Gozi, a
maggior ragione considerando il fatto che è italiana la responsabile della
politica estera dell’Unione Europea. Preoccupano inoltre i timori e i silenzi
di altri governi occidentali. Eppure esistono coraggiose voci di intellettuali
turchi e di persone di quella società civile che hanno apertamente riconosciuto
il Genocidio Armeno.
Quanto sofferto dal Popolo
Armeno (e dalle altre antiche Comunità cristiane orientali dell'Impero
Ottomano) non è questione di interpretazioni, bensì un fatto innegabile,
drammatico e terribile, con i suoi orrori documentati, i suoi testimoni, i suoi
aguzzini. E gli storici si sono già sufficientemente espressi, in maniera
inoppugnabile.
Si tratta di un fatto che per
decenni è stato parzialmente occultato e abbondantemente negletto da una certa
“cultura”. Colpevolmente.
Il Genocidio Armeno coinvolse
in primo luogo i turchi, ma non solo: fu certo una questione etnico-politica,
ma fu anche una questione di “teologia politica” (il jihad contro gli
Armeni), come testimoniano le conversioni forzate dei bambini armeni, la
compravendita di schiavi armeni e altre ignominie perpetrate.
E su tutte queste
cose, anche in relazione all’attualità delle persecuzioni delle antichissime
comunità cristiane di Oriente oggi la cultura e la politica occidentale non
hanno ancora sufficientemente meditato –quando non si tratta, invece, di
abissale ignoranza-.
Il Genocidio Armeno coinvolse
Oriente e Occidente. Molti Paesi europei (in primo luogo la Germania) sapevano,
non intervennero, ma anzi collaborarono. Un’intesa tra persecutori. Lo stesso è
accaduto, pur con molte imprescindibili differenze, con la Shoah, che coinvolse
Occidente (fascista e nazista) e parti del mondo arabo-islamico. Basti pensare
al Gran Muftì di Gerusalemme dell'epoca. E che dire di alcuni militari tedeschi
(e/o dei loro figli) che, dopo aver collaborato a uccidere gli Armeni, furono
attivi aguzzini nelle varie macchine della morte della Germania nazista e dei
suoi alleati?
Certamente vi furono eroi solitari che si opposero in vario modo
al male, ma furono purtroppo troppo pochi. In Oriente e in Occidente sembrano
esserci oggi non pochi individui disposti ad avallare entrambi i negazionismi:
la negazione della Shoah in buona parte del mondo islamico, assieme ai
negazionisti occidentali e a molti musulmani di Occidente; la negazione del
Genocidio Armeno in Turchia e in ampia parte del mondo islamico, assieme agli
imbarazzi, alle cautele e ai silenzi di non pochi pavidi governi occidentali.
C’è poi la questione del
rapporto tra ebrei e cristiani. E dei cristiani, di diverse confessioni, tra di
loro. Molti armeni (cristiani dunque, in quanto prima Nazione che accettò la
fede cristiana al mondo) furono salvati dagli ebrei, ben prima del difficile
cammino di riconciliazione, successivo alla Shoah, tra Chiese ed ebraismo,
quando gli ebrei erano ancora vittime della secolare persecuzione antiebraica,
della “teologia della sostituzione” e dell’ “insegnamento del disprezzo”. Ci
sono poi stati, ieri come oggi, i molti silenzi dei cristiani occidentali,
cattolici o riformati che fossero. Vien da pensare a che servano i tanti
incontri interconfessionali tra le Chiese cristiane su questioni dottrinali
forse "lontane", quando non si è capaci di preservare, con dignità,
fermezza e tenacia, il ricordo comune, commosso e orante, dei centinaia di
migliaia di martiri armeni di ieri, al pari dell’impegno per salvare i
cristiani di Oriente oggi?
E vien da porre una domanda
ai governi occidentali e agli esponenti della cultura occidentale: se non
riuscite a indignarvi e a impegnarvi per il tentativo in atto di cancellazione
del ricordo di centinaia di migliaia di uccisi di ieri, e voltate silenti e
imbarazzati le spalle, cosa dobbiamo aspettarci –Dio non voglia- per le
minoranze cristiane -ed ebraica- nel Vicino Oriente? E ancora, che futuro per
l’Occidente e per il mondo libero?
È
evidente che i “prudenti” politici ed intellettuali più o meno
apertamente negazionisti del Genocidio Armeno, lo sono per un malinteso senso
di “opportunità" politica ed economica, che va dai petrodollari agli
scambi commerciali, dalle strategie geopolitiche sino alle nuove demografie
religiose in Europa.
Noi viviamo in un’epoca in cui, per la prima volta,
l’economia detta potentemente, e senza quasi possibilità di appello, l’agenda
alla politica. Ed è così che, per motivi economici, le conquiste, tanto
giuridico-sociali che economiche, del cd. welfare, negli ultimi anni sono state
esposte a insidiose erosioni.
Si pensi a questo, a un certo Occidente (imbelle,
edonista, nichilista e dimentico -scientemente e non- delle proprie viventi
radici bibliche e greche) e al fatto che sempre maggiori fette della
produttività e dell’economia occidentali sono in mano a capitali stranieri
legati, per esempio, ai petrodollari: perdita di sovranità economica e quindi
potenziale futura perdita di sovranità politica e culturale. E se si inizia
“per opportunità” a negare un Genocidio, per motivi di diversa “opportunità” se
ne potrà domani negare un altro, chiudere gli occhi su quello dei cristiani di
Oriente (e di zoroastriani e yazidi) in corso e magari, perché no, commetterne
poi uno.
Chi
scrive ha origini, cultura e confessione religiosa differente e crede, specie
nella nostra tormentata e difficile contemporaneità, che la necessaria e
continuamente rinnovantesi pacificazione tra le persone e i popoli debba
basarsi sul rispetto e sulla vicendevole, approfondita e onesta conoscenza. Un
cammino difficile, estraneo a silenzi, revisionismi o negazioni della verità.
Chi
scrive, infine, desidera ricordare, manifestando piena solidarietà e vicinanza
ai figli e alle figlie del Popolo Armeno, al loro Catholicos e a Papa
Francesco.
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