di Mons. Luigi Negri
Quanto più cerco di
leggere la situazione complessa della vita sociale e addirittura
della vita delle cosiddette cristianità, mi sorprende il coagularsi delle mie
consapevolezze intorno a due punti che mi sembrano assolutamente oggettivi.
PRIMA OSSERVAZIONE
W. Kandinskij, Il Diluvio Universale |
La prima osservazione è che quello che è stato
chiamato più volte da Papa Francesco il «pensiero unico dominante» non è soltanto
un pensiero unico ma è, in realtà, un sistema di vita, di cultura, di forze che
sono in campo; di potere ideologico, economico, politico, sociale,
particolarmente forte quanto più sembra difficilmente definibile nei suoi
contorni e nella sua soggettività.
Il politicamente corretto preme sulla coscienza e sul
cuore delle persone, delle famiglie, dei popoli, in maniera martellante e su tutte le
grandi questioni antropologiche la discussione è impossibile: basti pensare
alla teoria del gender, al problema della vita e della sua manipolazione, al
problema dei processi eutanasici, al problema delle inseminazioni ormai
perpetrate nei Paesi civili della vecchia Europa e non soltanto.
Ciò che viene blindato da questo potere massmediatico
mondiale è indiscutibile, e chi dissente – anche nel modo più
corretto – viene immediatamente indicato al pubblico ludibrio. In questo nostro
Paese nato dalla grande e sacrosanta lotta per la libertà, che ha segnato una
delle caratteristiche fondamentali della Resistenza italiana, i margini della
libertà, ci piaccia o no, sono progressivamente in diminuzione.
Oggi non si può pensare che un’affermazione fatta pubblicamente
e in dissenso dall’ideologia dominante – per esempio che la vita è
mistero indisponibile e non oggetto sostanzialmente manipolabile – può
compromettere la libertà fisica, oltre che di espressione. Oggi quella forma
larvatissima e dignitosissima di dissenso dall’ideologia dominante che sono «Le
sentinelle in piedi» viene osteggiata come se fosse una presenza violenta. La
sola esistenza di colui che dissente è giudicata violenta dall’ideologia
dominante.
Più volte in questi anni mi sono chiesto come facciano
le generazioni che si sono susseguite in un clima di sostanziale libertà di espressione
ad accettare, senza colpo ferire e senza discussione, questa sostanziale
riduzione che va verso l’annullamento della libertà. Un dissidente sovietico
diceva, più di trent’anni fa: «Chi si occupa della vita politica avrà la mano
mozzata»; anche chi si occupa del bene comune avrà la mano mozzata, perché il
bene comune è compito dell’oligarchia che regge il mondo e in questa oligarchia
non si entra se non si è chiamati o cooptati.
E una delle ragioni per essere cooptato
dall’oligarchia è di essere avverso a quella «lebbra cattolica» che il romanzo
di R. H. Benson Il Padrone del mondo – costantemente citato e consigliato da
Papa Francesco per la sua portata profetica – ripropone in modo efficace e
commovente.
seconda osservazione
Seconda osservazione: qual è, allora, il posto
riservato alla religione in questo mondo dove l’anticattolicesimo è condizione
dell’umanesimo, come ben indicato nel romanzo di Benson? La posizione
permessa dall’ideologia è quella di essere spunto per una serie di emozioni di
carattere psicologico, affettivo, sentimentale.
Le varie religioni sono accettate perché sono fonte di
emozioni per coloro che vi partecipano, e sono tanto più tollerate se quelli
che vi partecipano ne traggono un benessere di carattere psicologico-affettivo.
La religione-emozione è una religione che alla fine è funzionale al potere
perché predispone anche gli uomini religiosi ad accettare come indiscutibile il
potere degli altri.
Divertitevi pure, pregate, cantate, ballate, fate
delle vostre convinzioni religiose esperienze sempre più sofisticate di
carattere psicologico e affettivo, uscite pure anche dallo spazio di
questo mondo individualistico e soggettivo per fare qualche iniziativa
caritativa e sociale, però fatelo senza mettere in discussione il ferreo ordine
di chi vi guida; e magari togliendogli le castagne dal fuoco di troppe
ingiustizie, di troppe difficoltà, di troppe violenze.
Non si può accettare la riduzione sentimentale, psicologica e
affettiva della fede, almeno non lo possono i cattolici che nella fede in Gesù
Cristo trovano l’unica possibilità di espressione piena della propria umanità.
W. Congdon, Natività |
Pensare che la fede possa avere come pertinenza il
campo psico-affettivo e che, di fronte alle grandi questioni che l’ideologia
pretende di risolvere in modo univoco e indiscutibile, la fede debba stare
silenziosa è snaturare la fede stessa o, per dirla con il Papa emerito
Benedetto XVI, è assumere una posizione letale per la fede.
Forse bisogna riprendere l’essenza della tradizione
cattolica che ha visto sempre in una corrispondenza o, meglio, in una sintesi
positiva di ragione e di fede la caratteristica fondamentale del cattolicesimo. Forse bisognerebbe
ricordare l’Instrumentum laboris del primo Sinodo generale
sull’Evangelizzazione, scritto dal Beato Paolo VI, che incominciava così: «La
fede è la salvezza dell’uomo, di tutto l’uomo, di tutti gli uomini».
25 marzo 2015 – Mons.
Luigi Negri
http://www.vietatoparlare.it/soltanto-religione-emozione-di-mons-l-negri/
Nessun commento:
Posta un commento