Card. Angelo Scola, Arcivescovo di Milano
Duomo di Milano, Omelia NELLA MESSA PASQUALE 5 aprile
2015
(…) Con la risurrezione di
Gesù la novità è entrata definitivamente nel mondo, spezzando le catene della
morte che lo avvolgevano e donando agli uomini le primizie della vita eterna.
A noi è donata la caparra della gloria futura
(nobis pignus datur futurae gloriae): così, durante la benedizione eucaristica,
siamo stati abituati fin dall’infanzia a pregare con le parole di O sacrum convivium. Partecipando
all’Eucaristia, che rende presente ogni giorno il mistero della Pasqua, noi riceviamo
la caparra della nostra risurrezione. Una manifestazione particolarmente luminosa
– forse la più luminosa – di questo anticipo di vita definitiva è l’esperienza
del perdono.
Sulla realistica base di
questi fatti chiediamoci allora: anzitutto, come noi cristiani di Europa
possiamo evitare di fare spazio all’imponente invito alla conversione che ci
viene dalle impressionanti testimonianze, rimbalzate attraverso i media in
tutto il mondo, di perdono offerto dai martiri cristiani ai loro assassini? È la
fede nella forza della risurrezione di Gesù a spiegare un fatto del genere: «Per grazia di Dio sono quello che sono –
scrive l’Apostolo – e la sua grazia in me non è stata vana» (Epistola, 1Cor 15,10).
In secondo luogo, la
Pasqua di quest’anno rende
particolarmente urgente per tutti i cittadini Europei, di qualsiasi fede e
mondovisione, l’assumere decisamente l’impegno di costruire nuove forme di
cittadinanza civica. Troppo abbiamo indugiato, ci siamo lasciati paralizzare da
dialettiche intellettualistiche, subendo la tentazione di restare spettatori
super-informati ma praticamente indifferenti ai clamorosi mutamenti che
travagliano gli scenari mondiali.
Questo passaggio, cioè
questa pasqua, domanda di dare contenuto realistico alla pace. Quella pace che,
come costantemente ci ammonisce Papa Francesco, continua ad essere calpestata.
E lo è perché uomini e governanti non la perseguono in tutta la sua ampiezza,
secondo i quattro inseparabili pilastri che San Giovanni XXIII individuò nella verità, nella libertà, nella giustizia
e nell’amore (Pacem in terris).
“Cristo è risorto. Sì, è veramente risorto”. Il grido gioioso che si
propaga da 2000 anni come un’onda inarrestabile si trasforma nel nostro
reciproco augurio. Permettetemi di formularlo con un verso del dolorante poeta
inglese Hopkins:
«Breathe Easter now. Your bones are weary of
being bent: Lo, God shall strengthen all the feeble knees». Happy Easter.
BUONA
PASQUA.
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