Davide Rondoni
Clandestino zoom
Il Meeting di Rimini e
stata una occasione come al solito ricca di incontri.
Al di la della tendenza
della attuale leadership di CL a proporre un movimento un po' da Citton ( lo
studente cattolico bravo che don Giussani incontrò al Berchet e a cui disse: sei
buono e bravo e tutti ti dicono bravo, ma non sei "presente",
sussultando quando invece uno studente dei primi giessini in assemblea disse
che "Uno tra noi" era il motivo di tale inizio di presenza cristiana)
e al di là di certe espressioni culturali un po' da oratorio ( come la mostra
sull'arte contemporanea) la grande manifestazione riminese resta un punto in
cui molti - specie giovani- incontrano esperienze di fede vivaci, sia in grandi
testimonianze sia negli stand secondari, e sono invitati a pensare secondo le
dimensioni del mondo.
Su Il Sussidiario, Giorgio Vittadini, presidente
Fondazione Sussidiarietà, tira le somme del Meeting dicendo che è stata
l'occasione in cui molti hanno detto "io"', in una assunzione di
responsabilità al di fuori di schemi ideologici e sociali. E questo è bene,
come assunto educativo permanente.
Ma occorre che tale
"io" specie in manifestazioni come il Meeting si proponga come un noi
che si misura e si verifica in un'azione che ne chiarisce cultura e proposte
per il bene comune. Altrimenti il sentore che va bene tutto e il contrario di
tutto, non aiuta nè a orientarsi nell'arte, nella cultura nè nella politica.
Cattolico, si sa,
significa, che riguarda tutto, non che tutto è uguale.
In ogni caso fa
sorridere che di una manifestazione in cui era presente la first lady afghana,
i martiri di Aleppo e i monaci del Monte Koya molti si concentrino a soppesare
l'intervento di un grillino maldicente o di un Renzi che da snobbatore si
trasforma in cercatore di consenso.
Se da un lato è giusto chiedere alla
leadership di un grande movimento cattolico nato da un prete anarchico e
"guerrigliero", protagonista della riforma della Chiesa, un po' di
mordente in più per non essere una fotocopia di Sant'Egidio o una Opus Dei
della middle class, dall'altra si sa che esaurita la fase carismatica iniziale,
l'eredità di una grande esperienza non continua nelle forme iniziali, e irradia
il suo valore ben oltre la continuazione del soggetto che ne detiene il
"marchio". è accaduto con il francescanesimo, sta accadendo, con
buona pace di tutti (e con vantaggio per tutti), con il giussanesimo.
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