DA UN ARTICOLO DI MASSIMO INTROVIGNE
LA NUOVA BUSSOLA 18/9/15
(...) Più difficile ancora sarà l'impatto con gli Stati Uniti di chi, prima di
essere Papa, è stato un intellettuale latino-americano che ha indossato senza scusarsene
l'anti-americanismo tipico del suo ambiente culturale di riferimento. (...).
Notre Dame University, South Bend INDIANA |
Anche con il mondo cattolico statunitense, almeno con quello più
conservatore che ancora esprime una parte importante dei vescovi, Francesco ha un oggettivo terreno di
difficoltà.
Questo mondo si è battuto con notevole e ammirevole coraggio sui
temi della vita e della famiglia. Non è che Francesco non condivida queste
battaglie: ha denunciato più volte la «colonizzazione ideologica» del gender e
ha mandato regolari messaggi di incoraggiamento alle marce per la vita di
Washington. Ma ha un timore, espresso in diverse interviste: che i “poteri
forti” alla fine preferiscano una Chiesa che si occupa solo di vita e di
famiglia, trascurando i temi della giustizia economica e della critica alla
dittatura del profitto e del denaro.
I “padroni del mondo” sono disposti a
tollerare, per quanto a fatica, e non sempre, una Chiesa rinchiusa nel ridotto pro
family, con un'attenzione quasi monotematica al gender, purché non disturbi
i manovratori quando si parla di economia e di finanza.
Un certo mondo cattolico americano critica Francesco perché parla molto di
etica economica e un po' meno di etica familiare, e teme che le sue critiche al capitalismo
americano, comprese quelle in nome dell'ecologia, siano un assist al
socialismo, magari a quello in salsa latino-americana che va di moda in Ecuador
o in Bolivia.
Questa posizione nei confronti del Papa è, da un certo punto di
vista, tipicamente statunitense. Qualche volta tradisce una fiducia ingenua nei
confronti del capitalismo e del mercato, che portò gli stessi ambienti ad
aggredire papa Benedetto XVI dopo l'enciclica Caritas in veritate,
che denunciava - lo si dimentica troppo spesso - gli eccessi del capitalismo
finanziario con accenti non troppo dissimili da quelli del Pontefice attuale.
Non si può neppure fare finta che nel 2008 non sia successo nulla. La crisi
finanziaria mondiale ha mostrato che al capitalismo di Wall Street e dintorni
non si può dare fiducia quando afferma di sapersi dare le sue regole da solo.
Quanto alla famiglia, al gender e all'aborto, non sempre questi ambienti
americani comprendono esattamente la posizione di Papa Francesco.
Il Pontefice l'ha espressa
ancora una volta alla vigilia del viaggio, nell'udienza generale dello scorso
mercoledì (clicca qui). Sembrava un'udienza di routine,
il cui scopo era concludere il lungo ciclo di catechesi sulla famiglia prima
del Sinodo. Non lo è stata.
Il Papa ha spiegato che la sua triplice battaglia
contro la «tecnocrazia economica», contro chi provoca disastri ecologici in
nome del profitto e contro le «colonizzazioni ideologiche» che aggrediscono la
famiglia, in realtà è una, è la stessa. Gli stessi poteri forti internazionali
impongono la dittatura di una finanza senza regole, rovinano l'ambiente e
promuovono con ogni mezzo l'ideologia del gender. Sono gli stessi poteri forti:
non sono poteri diversi. Criticarli solo sul versante del gender e della
famiglia, non andando al cuore del loro dominio, che è economico e finanziario,
è riduttivo.
Naturalmente, è riduttivo - il Papa lo ha ricordato ai “movimenti popolari”
latino-americani nei due incontri che ha avuto con loro - anche criticare soltanto le colonizzazioni
economiche, dimenticando quelle “ideologiche” del gender e delle politiche
anti-familiari. È uno schema certamente diverso da quello dei vescovi e
cardinali statunitensi più attivi nel fronte pro family, e non è
facile da far capire negli Stati Uniti. È questa la sfida che attende papa
Francesco.
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