Il pontefice alla presenza di Obama ha trattato un argomento caro ai
vescovi locali e meno all’attuale Amministrazione democratica
Washington, dal nostro inviato. La sorpresa è che nel
discorso alla Casa Bianca, davanti a un sorridente Barack Obama e a una radiosa
Michelle in abito nero, il Papa ha detto ben poco su quello che è uno dei suoi
grandi cavalli di battaglia, la povertà, salvo un rapido accenno ai “milioni di
persone sottoposte a un sistema che le ha trascurate” e ai “più deboli del
nostro mondo”. A tal proposito, riprendendo “le sagge parole del reverendo
Martin Luther King”, Francesco ha osservato che “siamo stati inadempienti in
alcuni impegni ed è ora giunto il momento di onorarli”. Dopo gli inni
nazionali, le fanfare, gli onori militari e una rievocazione storica con
soldati in divisa storica armati di piffero, Francesco si è presentato come
“figlio di una famiglia di emigranti” ora ospite “in questa nazione, che in
gran parte fu edificata da famiglie simili”.
Terminati i ringraziamenti di
rito, il Pontefice ha subito gettato sul tavolo il tema della libertà
religiosa, caro ai vescovi locali e meno all’attuale Amministrazione
democratica. E mentre Obama, nel suo indirizzo di saluto, parlava come sempre
di libertà religiosa solo in riferimento alle minoranze oppresse e alle chiese
date alle fiamme, il Papa – nel primo discorso istituzionale della sua
vita negli Stati Uniti, pronunciato in un lento e cadenzato inglese (Bergoglio,
come aveva fatto sapere qualche giorno fa il Sostituto della Segreteria di
stato, mons. Giovanni Angelo Becciu, ha sostenuto un corso intensivo durante
l’estate per migliorare la dizione) – ha sottolineato come i cattolici
americani “si attendano che gli sforzi per costruire una società giusta e
sapientemente ordinata rispettino le loro preoccupazioni più profonde e i loro
diritti inerenti alla libertà religiosa”.
Una libertà che, ha
aggiunto il Pontefice, “rimane una delle conquiste più preziose dell’America.
E, come i miei fratelli vescovi degli Stati Uniti ci hanno ricordato, tutti
sono chiamati alla vigilanza, proprio in quanto buoni cittadini, per preservare
e difendere tale libertà da qualsiasi cosa che la possa mettere in pericolo o
compromettere”. Anche sul tema della famiglia, di cui Francesco – come avrebbe
spiegato più tardi nell’incontro con i vescovi ospitato nella cattedrale di San
Matteo – parlerà abbondantemente a Philadelphia in occasione dell’Incontro
mondiale della famiglia che si concluderà domenica con la messa da lui
celebrata nel Franklin Parkway, ha voluto comunque chiarire che è necessario
“sostenere le istituzioni del matrimonio e della famiglia in un momento critico
della storia della nostra civiltà”.
Grande sintonia, invece, il Papa l’ha espressa a Obama riguardo la
battaglia a difesa del clima: “Trovo promettente che lei abbia proposto
un’iniziativa per la riduzione dell’inquinamento dell’aria. Considerata
l’urgenza, mi sembra chiaro anche che il cambiamento climatico è un problema
che non può più essere lasciato a una generazione futura”. Da qui, l’invito a fare
il possibile per “affrontare dei cambiamenti che assicurino uno sviluppo
sostenibile e integrale, poiché sappiamo che le cose possono cambiare”. C’è
stato anche spazio per la diplomazia nell’intervento di Francesco alla Casa
Bianca. Pur senza mai nominare Cuba, i negoziati degli ultimi mesi e le parole
pronunciate nei giorni scorsi sull’isola caraibica, il Pontefice ha menzionato
“gli sforzi compiuti di recente per riconciliare relazioni che erano state
spezzate e per l’apertura di nuove vie di cooperazione all’interno della
famiglia umana”. Sforzi che, ha aggiunto, “rappresentano positivi passi avanti
sulla via della riconciliazione, della giustizia e della libertà”. Domani, nel
primo mattino americano (le 15.20 in Italia), il Papa interverrà al Congresso:
“Spero di dire una parola di incoraggiamento a quanti sono chiamati a guidare
il futuro politico della nazione nella fedeltà ai suoi principi fondativi”.
Matteo Matzuzzi
Matteo Matzuzzi
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