Se si vogliono difendere la vita, la famiglia e la
libertà religiosa e la libertà di educazione, occorre riproporre questi valori
con umiltà, pazienza, dolcezza
di Massimo Introvigne29-09-2015 la nuova
bussola
Il viaggio di Papa Francesco negli Stati Uniti si è
concluso il 27 settembre con la Santa Messa conclusiva dell’Incontro mondiale
delle famiglie a Filadelfia. Appena tornato, il 28 settembre, il Papa ha reso
pubblico il Messaggio conclusivo per la Giornata Mondiale della Gioventù che si
terrà nel 2016 a Cracovia. C’è un filo che lega il viaggio al messaggio: la via
della misericordia, del cuore e delle piccole cose.
Nella Messa a
Filadelfia, Francesco ha parlato alle famiglie dei «gesti minimi, che uno impara a casa; gesti di famiglia che si perdono
nell’anonimato della quotidianità, ma che rendono ogni giorno diverso
dall’altro. Sono gesti di madre, di nonna, di padre, di nonno, di figlio, di
fratello. Sono gesti di tenerezza, di affetto, di compassione. Gesti come il
piatto caldo di chi aspetta a cenare, come la prima colazione presto di chi sa
accompagnare nell’alzarsi all’alba. Sono gesti familiari. È la benedizione
prima di dormire e l’abbraccio al ritorno da una lunga giornata di lavoro».
L’amore «si esprime in piccole cose, nell’attenzione ai dettagli di ogni giorno
che fanno sì che la vita abbia sempre sapore di casa».
Questi gesti possono
sembrare di poco conto rispetto alle grandi sfide sociali, politiche, culturali. Il Papa assicura che non è così. Considera
il fatto che un milione di persone abbiano partecipato all’evento di Filadelfia
«già in sé stesso qualcosa di profetico, una specie di miracolo nel mondo di
oggi, che è stanco di inventare nuove divisioni, nuove rotture, nuovi
disastri». E invita a diffondere la «profezia della pace, della tenerezza e
dell’affetto familiare».
È la via delle piccole
cose di Santa Teresa del Bambino Gesù e della misericordia
in azione di Santa Faustina Kowalska, le due sante predilette e più spesso
citate dal Papa. Nel messaggio ai giovani, Francesco ricorda che la GMG
dedicata alla misericordia cadrà nell’Anno Santo della Misericordia. Il Papa
vorrebbe che ogni giovane che si recherà a Cracovia percepisse lo sguardo di
Gesù, «questo sguardo d’amore infinito, che al di là di tutti i tuoi peccati,
limiti, fallimenti, continua a fidarsi di te e guardare la tua esistenza con
speranza».
Santa Faustina insegna
che, chi sperimenta la misericordia del Signore, diventa strumento di misericordia per gli altri. Francesco invita i giovani
ad apprendere e ripetere la preghiera della suora polacca: «Aiutami, o Signore,
a far sì che i miei occhi siano misericordiosi, in modo che io non nutra mai
sospetti e non giudichi sulla base di apparenze esteriori, ma sappia scorgere
ciò che c’è di bello nell’anima del mio prossimo e gli sia di aiuto. Che il mio
udito sia misericordioso, che mi chini sulle necessità del mio prossimo, che le
mie orecchie non siano indifferenti ai dolori ed ai gemiti del mio prossimo.
Che la mia lingua sia misericordiosa e non parli mai sfavorevolmente del
prossimo, ma abbia per ognuno una parola di conforto e di perdono. Che le mie
mani siano misericordiose e piene di buone azioni. Che i miei piedi siano
misericordiosi, in modo che io accorra sempre in aiuto del prossimo, vincendo
la mia indolenza e la mia stanchezza. Che il mio cuore sia misericordioso, in
modo che partecipi a tutte le sofferenze del prossimo». Il Papa chiede anche ai
giovani, che a Cracovia incontreranno tante testimonianze della vita di San
Giovanni Paolo II, di rileggere l’enciclica «Dives in misericordia» di Papa
Wojtyla.
In fondo, sta qui
l’essenza della tappa americana del viaggio di Papa Francesco. Un viaggio difficile, ma che ha manifestato ancora una volta le priorità e
lo stile di questo pontificato. Possiamo riassumerne gli insegnamenti in tre
passaggi.
In primo luogo, il
Papa è ben consapevole che il nostro mondo vive una situazione di
degrado antropologico, che coinvolge soprattutto i giovani. Per raggiungerli e
farsi ascoltare, le grandi narrative dottrinali – così pensa Francesco – sono
di scarso aiuto. I giovani, e anche i meno giovani, sono sempre meno
disponibili ad ascoltarle. Più che un discorso, aspettano che si proponga loro
un percorso. La via del cuore, appunto, la via delle piccole cose e dei piccoli
gesti di Santa Teresa del Bambino Gesù.
In secondo luogo,
quelli che oggi colpiscono per primi molte persone generose – ancora, specialmente i giovani, ma non solo loro – nella grande crisi
mondiale che stiamo attraversando sono i problemi dell’ecologia e delle
spaventose ingiustizie create dalla tecnocrazia finanziaria e dalla logica del
potere e del puro profitto, di cui fanno dolorosa esperienza anzitutto le
vittime delle guerre, i rifugiati, gli immigrati, i senzatetto. Questi problemi
sono le priorità di Papa Francesco, ma il Papa si rende conto che non
sono gli unici. Anzi, vorrebbe dare il senso che le varie dimensioni della
crisi mondiale sono collegate, e separarle è sbagliato. Gli stessi poteri forti
responsabili della tecnocrazia finanziaria e dell’imperialismo economico
attaccano la vita, il matrimonio e la famiglia con l’aborto, la droga e le
«colonizzazioni ideologiche» – espressione che nel linguaggio del Papa indica
la teoria del gender e le sue conseguenze pratiche –, e attaccano la Chiesa
minacciando la libertà religiosa.
È questa la terza
parte del messaggio del Papa negli Stati Uniti, la più difficile perché corrisponde meno alla mentalità della parte più
combattiva dell’episcopato statunitense. Bisogna abbandonare le battaglie
per la vita, la famiglia, la libertà religiosa? Certamente no. Sono, Francesco
lo ha ripetuto, elementi irrinunciabili della dottrina della Chiesa e dello
sviluppo umano integrale. Ma queste battaglie vanno combattute con due
avvertenze.
* La prima è che è
sbagliato isolare vita e famiglia dal contesto più generale della dottrina
sociale come Papa Francesco la presenta, che comprende anche i diritti dei
poveri, dei rifugiati, degli immigrati, dei senzatetto, dell’ambiente. Una
Chiesa che desse l’impressione di privilegiare soltanto alcuni temi,
trascurandone altri, non sarebbe secondo Francesco una Chiesa credibile.
* La seconda avvertenza
è che la terza parte Negli Usa del messaggio deve tenere conto
della prima. Se oggi le grandi narrative sono cadute, e l’unica via che
permette di parlare ai giovani e alle immense «periferie» lontane dalla Chiesa
è la via della misericordia e del cuore, non
è più tempo di «culture wars» e di puntigliose riaffermazioni della dottrina. Queste
riaffermazioni non sono certamente false – non senza umorismo, il Papa si è
perfino offerto in aereo di recitare il Credo per convincere chi lo accusa di
non essere cattolico – ma rischiano di
lasciare il tempo che trovano.
Se si vogliono
difendere la vita, la famiglia e la libertà religiosa – Francesco negli USA ha
anche molto insistito sulla libertà di educazione, completando il quadro di
quelli che Benedetto VI chiamava principi non negoziabili, un’espressione che
il suo successore non ama – oggi si tratta di riproporre questi valori con
umiltà, pazienza, dolcezza. Si tratta di mostrare la bellezza della famiglia
come il luogo delle piccole cose buone e dei piccoli miracoli. A partire di
qui, si potrà ricostruire anche il quadro più grande. È una via lunga e
difficile. Ma per Francesco è l’unica praticabile oggi
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