«Per John
Stuart Mill occorre proteggere la possibilità di espressione di ogni opinione,
anche la più stravagante, per il bene della società, perché altrimenti la
democrazia è destinata a morire.
La libertà di stampa dovrebbe servire a
questo.
Invece oggi la professione
giornalistica consiste nell’imporre al pubblico un pensiero unico e
nell’attaccare chi dissente. I giornalisti sono al servizio del pensiero
dominante, devono ripetere quello che già si dice, seguono la moda come
pecore».
JOHN WATERS |
Infine c’è la
faccenda per nulla secondaria delle tecnologie
informatiche. «Immaginare un mondo perfettamente interconnesso, con un
flusso costante e senza ostacoli di informazioni, musica ed altre espressioni
artistiche cinquant’anni fa era sognare una condizione paradisiaca. Adesso che
si è realizzata, abbiamo scoperto che non è il paradiso, ma una nuova dittatura
che si impone.
Il progresso morale non ha tenuto il passo
del progresso tecnologico, come ha ammonito Benedetto XVI.
Le nuove tecnologie sono concepite
in un modo tale che riducono la capacità di dire cose complesse: si pensi a
Twitter.
Oppure accentuano il conformismo, la tirannia della maggioranza
predetta da Tocqueville: non consentono
all’individuo di esprimere il suo pensiero, ma fanno sì che l’onda enorme del
conformismo si abbatta sull’individuo e lo schiacci.
Se mettete in
Google il nome di una persona che è stata oggetto di una campagna di
denigrazione, i risultati della ricerca vi offriranno il nome di quella persona
associata a parole come “omofobo”, “bigotto”, “di destra”, eccetera.
Questo è sintomo del fatto che le nuove
tecnologie informatiche sono funzionali a un disegno totalitario. Abbiamo
l’illusione di essere liberi, e invece stiamo contribuendo a un nuovo
totalitarismo.
JONH WATERS
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