"Comunione ai divorziati e risposati"
una
bufala ideologica
A mio avviso l’appena avvenuto Sinodo sulla Famiglia si è concluso nel migliore dei modi, e resto con piena fiducia in
attesa dell’esortazione post-sinodale del Papa che ad esso seguirà. Con piena
fiducia non solo per stima nei suoi confronti ma anche per fede nella grazia di
stato e perché ben convinto che non deciderà da solo, ma insieme a un
consulente che è il migliore del mondo, anzi dell’universo.
Ciò fermo restando, tocco qui un tema specifico, quello dell’eco del Sinodo sui media. In questo
ambito, certamente non essenziale, ma di grande importanza immediata, il Sinodo
ha fatto registrare un fallimento sul quale occorre interrogarsi. Per capirne
le ragioni e trarne ogni possibile positivo insegnamento è necessario prendere
le mosse da un dato di fondo: nel suo insieme, e in tutti i suoi gangli
fondamentali, il sistema massmediatico
mondiale, non solo non è affatto “neutro”, ma è anche specificamente orientato
contro le visioni del mondo religiose in genere e contro quella cristiana in
particolare. Ci si potrebbe soffermare sulle ragioni attuali e soprattutto
storiche di tale orientamento, che si spiega in larga misura con le radici
marcatamente illuministiche della comunicazione di massa moderna. Non posso
farlo qui, ma mi riprometto di tornare sul tema alla prima occasione. Qui mi
limito a rammentare che così stanno le cose e che occorre tenerne attento
conto.
Sulla scorta della mia pur minuscola esperienza di molti anni come
portavoce del Meeting di Rimini, mi permetto di dire che quando si fa un lavoro di comunicazione alla
stampa di qualcosa che attiene all’esperienza cristiana, e tanto più alla
Chiesa, è necessario tenere sempre presente che l’interlocutore è nel complesso ostile e non è affatto interessato
a capire che cosa succede per poi dare, seppur ovviamente a suo modo, un
giudizio sui fatti. Tutt’altro: salvo rarissime eccezioni il giornalista, o in
ogni caso il giornale o la testata giornalistica televisiva che lo inviano, ha
già un suo giudizio sull’evento. Compito
dell’inviato non è quello di capire ma di trovare sul posto appigli utili,
spunti di cronaca utili per reiterare tale giudizio.
Tornando al nostro tema, il Papa convoca un Sinodo sulla famiglia, un evento di straordinario interesse per chiunque.
In quale altra sede o circostanza infatti esperti qualificati e disinteressati
di ogni parte del globo, persone che comunque non hanno armi da vendere o
petrolio da comprare, vengono convocate per condividere esperienze e idee su
questa cruciale struttura sociale umana? E’ qualcosa di obiettivamente
interessantissimo per chiunque, quale che sia la sua visione del mondo. Il grosso invece del sistema massmediatico
mondiale (lasciamo stare le minuscole eccezioni, noi compresi) che cosa fa?
Punta ogni energia e ogni attenzione su due richieste specifiche, tanto
specifiche che una non verrà nemmeno citata e l’altro troverà spazio, ma
indirettamente, in tre soli dei 94 paragrafi del documento conclusivo del Sinodo:
il cosiddetto matrimonio tra omosessuali
e l’apertura all’eucarestia dei divorziati risposati civilmente. E a
attorno a queste due questioni viene poi fatto ruotare l’intero carosello
massmediatico al riguardo, con il conseguente oscuramento di tutto il resto.
In Italia può così impunemente accadere
che ieri, a conclusione del Sinodo, con coro unanime da un estremo all’altro
dell’ordine costituito «laico», il Corriere
della Sera proclami in prima pagina che “Il Sinodo apre sulla
comunione ai divorziati” e Il
Fatto Quotidiano che “Il Papa ottiene dal Sinodo un’apertura sui
divorziati”. E che su la
Repubblica Eugenio Scalfari esca con un suo “motu proprio” nel
quale si spiega al Papa che cosa deve fare adesso.
Toccherà poi ad eventuali psicologi e psicanalisti di buona volontà spiegarci perché mai gente che di regola né si
sposa in chiesa né tanto meno frequenta i sacramenti, e che in genere considera
la Chiesa un oscuro e fradicio relitto del passato, ci tenga poi tanto a che il
matrimonio religioso sia aperto agli omosessuali e i divorziati risposati
possano fare la comunione. Per me è un mistero insondabile, ma spero che un
giorno qualcuno mi illumini.
Pur senza la pretesa di poter facilmente ribaltare la situazione, che ha il profondo radicamento cui si accennava,
visto che le cose stanno come stanno a mio avviso alla Chiesa una
comunicazione “fredda” e molto bilanciata non conviene affatto. Sarebbe meglio
fare tesoro dell’indimenticabile lezione di Joaquín Navarro Valls, il portavoce
vaticano del tempo di Giovanni Paolo II, impegnando costantemente un “braccio
di ferro” con il sistema massmediatico internazionale. Nel suo “braccio di
ferro” Navarro Valls spesso vinceva e talvolta perdeva, ma comunque tutte le
volte che vinceva la realtà dei fatti se non altro appariva sulla scena prima
della loro distorsione prefabbricata.
Frattanto c’è tuttavia un antidoto oggi
grazie a Internet alla portata di chiunque: accedere al sito della Santa Sede www.vatican.va e
andarsi a leggere che cosa effettivamente è stato detto e come. C’è poi
l'Angelus domenicale del Papa: un’altra occasione da non perdere alla portata
di tutti, compresi quelli che non accedono a Internet.
di Robi Ronza da lanuovabussolaq
26-10-2015
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