:All'inizio i cattolici furono
"corpo" (cioè un partito, la DC), poi sono stati "spirito"
(ovvero, un'influenza culturale). Ora si apre una terza fase totalmente nuova.
Qualche giorno fa il nuovo movimento politico “Popolo
della Famiglia”, il PDF, ha compiuto un mese di vita: un tempo giusto, crediamo, per dare
un giudizio su di esso alla luce del momento politico che stiamo vivendo, oltre
le chiacchiere dettate dalla cronaca.
E qual è in soldoni il dato più significativo della presente storia
italiana? Che si può dire chiusa la seconda fase dei cattolici in politica.
La prima fase del cattolicesimo politico
coincide naturalmente con la storia della Democrazia Cristiana, la DC, nata per contrastare sul suo
stesso campo – il “partito” - il blocco comunista e la sua minaccia di
estendere il totalitarismo alla nazione italiana.
Questa storia è terminata nel 1994, l’anno che ha sancito la fine dei
partiti anti-comunisti, DC in primis, ad opera della stampa e della
magistratura.
In quest’anno è cambiata la forma dell’azione politica dei cattolici: non
più “partito”, ma “influenza culturale”.
In sostanza, il cattolicesimo
politico, ucciso come partito dall’alleanza del potere informativo e
giudiziario sotto il segno dell’egemonia culturale comunista, ha dovuto
sopravvivere influenzando culturalmente i due blocchi rimasti sul campo: Forza
Italia e il PDS, il partito reduce del comunismo. Insomma, il terreno della
lotta diventa quello che il “nemico” comunista aveva imposto: per usare il
linguaggio di Gramsci, quello dell’Intellettuale Collettivo (il blocco di
potere – giornali, tv, istituzioni - dove si decide il pensiero di una
società).
Così, si è entrati nel secondo capitolo
del cattolicesimo politico, il quale ora non è più “un corpo” (il partito) ma è
“uno spirito” che influenza dall’interno i partiti rimasti sul campo. In particolare,
l’ideale democristiano è “trapiantato” come anima razionale in Forza Italia e
ha permesso a quest’ultima di vivere oltre le sue stesse possibilità iniziali,
essendo essa originariamente una pura aggregazione sentimentale di popolo
(intorno a un carisma personale) nata da un’avversione all’egemonia culturale
comunista.
Siamo arrivati quindi ai giorni nostri:
ora che cosa accade?
Dopo la morte del “corpo-partito” del
1994, ora muore anche lo spirito, ovvero l’influenza culturale del
cattolicesimo nei partiti. L’enorme potere egemonico dell’Intellettuale Collettivo certifica il
suo dominio sulla società inghiottendo anche l’anima culturale cattolica: in
particolare, la fine dell’influenza culturale dei cattolici nella politica
avviene quando il NCD – l’anima cattolica che lascia Forza Italia e così la
svuota – decide di suicidarsi votando la legge Cirinnà voluta
dall’Intellettuale Collettivo contro il fiume di popolo sceso nelle piazze.
È singolare che la fine del cattolicesimo politico sia stata decretata da
due cattolici, Renzi e Alfano, ma non del tutto incomprensibile: la sua morte,
infatti, non avveniva per mancanza di consenso (bastava ascoltare il popolo
sceso in piazza) e quindi non poteva che essere un suicidio ad opera di
cattolici.
Ma a questo punto la domanda è: qual è
adesso lo scopo del potere egemonico dilagante?
Conquistata la politica e la
cultura, che cosa si propone? Dopo aver occupato la società, non resta che
arrivare a esercitare il potere su un livello più profondo: la stessa struttura
dell’essere umano. E difatti il cuore dello scontro è nel luogo in cui ha
origine l’uomo e in cui si definisce la sua identità e la sua radicale
dipendenza strutturale: la famiglia.
Ancora una volta, nel 2016 come nel 1994, la vera “posta in gioco” non è
percepita dalla classe politica e intellettuale, ma dal senso comune del popolo
italiano legato alle sue radici cristiane, il quale ora si riversa a fiumi
nelle piazze dei Family Day, sfidando ogni potere culturale, politico, anche
religioso per difendere la struttura originaria dell’uomo (la differenza
uomo-donna) dall’aggressione del potere.
Ora quindi deve svilupparsi il terzo
capitolo dei cattolici in politica, a meno che non si voglia teorizzare il ritiro dei cattolici dalla scena
pubblica ovvero una gigantesca omissione di soccorso verso una società
agonizzante.
La domanda quindi è: quale via deve perseguire questa nuova
modalità di impegno, dopo aver esaurito la forma “partito” e la forma
“influenza culturale”? Rimane un’unica strada: se l’egemonia culturale
ha invaso tutti i luoghi del potere, resta solo il popolo.
Non sappiamo se l’intuizione di Mario Adinolfi e Gianfranco Amato sia la
forma definitiva della risposta, ma quella da loro iniziata appare l’unica via
percorribile: ripartire dal popolo (del Family Day) e portare la sua carne viva
nell’agone politico, come estrema forma di testimonianza contro il potere che
vuole impadronirsi della natura umana. In greco, la parola testimonianza si
traduce “martirion”.
Se il potere occupa tutti gli spazi e vuole rifare
l’uomo fin nella carne, rendendolo una pura autonomia disperata, rimane solo la
carne viva del proprio essere per testimoniare il bene, anche in politica.
Come ai tempi dei primi cristiani.
[Pubblicato su La Croce del 12/04/2015]
Nessun commento:
Posta un commento