Il quotidiano cattolico Avvenire, in un promozionale articolo dei "cristiani LGBT", riprende, tra l'altro, questa affermazione del gesuita padre Piva che si inserisce, oramai, nel consueto armamentario fatto di "porte aperte", "muri da abbattere" e "ponti da costruire".
Dice
infatti padre Piva qui che anche per le persone
omosessuali, «la pastorale della Chiesa è chiamata ad innescare processi di
cambiamento, conversione, promozione, liberazione. Questo significa optare per
la formazione della coscienza che sappia scorgere la volontà di Dio nel
quotidiano, qui ed ora, piuttosto che una generica e spersonalizzante
affermazione di PRINCIPI ASTRATTI ». I principi astratti sarebbero la dottrina.
Tale narrazione è però funzionale al vero obiettivo di tutta questa campagna, che non è accogliere le persone che vivono la condizione omosessuale, ma cambiare la dottrina della Chiesa imponendo l’accettazione del comportamento omosessuale, il peccato insieme al peccatore. Parlare di comportamenti “contro natura” diventa così una bestemmia per il nuovo linguaggio inclusivo, e di conseguenza usando Amoris Laetitia, Avvenire manda definitivamente in pensione anche Benedetto XVI che da papa aveva definito il gender la sfida più grande per la Chiesa di oggi, e che da cardinale aveva scritto nel 1986 una lettera chiarificatrice «per la cura pastorale delle persone omosessuali». "
La Valanga arcobaleno travolgerà il mondo, bisogna che qualcuno resista
alla sua furia, che non si stanchi di vivere come se Dio esistesse, avendo
misericordia per il peccatore, ma condannando il peccato, dicendo cosa è bene e
cosa è male per l’uomo, insegnando ai
figli che non viviamo rifiutando la modernità, ma rifiutando che si travesta da
modernità qualcosa che è contrario al bene per l’uomo.
Pochi mesi prima di morire, l’8 settembre 1977 in un colloquio con Jean
Guitton, Paolo VI ebbe a dire:
"C'è un grande turbamento in questo momento nel mondo della Chiesa, e ciò che è in questione è la fede. Capita ora che mi ripeta la frase oscura di Gesù nel Vangelo di san Luca: "Quando il Figlio dell'Uomo ritornerà, troverà ancora la fede sulla Terra?". Capita che escano dei libri in cui la fede è in ritirata su punti importanti, che gli episcopati tacciano, che non si trovino strani questi libri. Questo, secondo me, è strano. Rileggo talvolta il Vangelo della fine dei tempi e constato che in questo momento emergono alcuni segni di questa fine. Siamo prossimi alla fine? Questo non lo sapremo mai. Occorre tenersi sempre pronti, ma tutto può durare ancora molto a lungo. Ciò che mi colpisce, quando considero il mondo cattolico, è che all'interno del cattolicesimo sembra talvolta predominare un pensiero di tipo non cattolico, e può avvenire che questo pensiero non cattolico all'interno del cattolicesimo diventi domani il più forte. Ma esso non rappresenterà mai il pensiero della Chiesa. Bisogna che sussista un piccolo gregge, per quanto piccolo esso sia".
"C'è un grande turbamento in questo momento nel mondo della Chiesa, e ciò che è in questione è la fede. Capita ora che mi ripeta la frase oscura di Gesù nel Vangelo di san Luca: "Quando il Figlio dell'Uomo ritornerà, troverà ancora la fede sulla Terra?". Capita che escano dei libri in cui la fede è in ritirata su punti importanti, che gli episcopati tacciano, che non si trovino strani questi libri. Questo, secondo me, è strano. Rileggo talvolta il Vangelo della fine dei tempi e constato che in questo momento emergono alcuni segni di questa fine. Siamo prossimi alla fine? Questo non lo sapremo mai. Occorre tenersi sempre pronti, ma tutto può durare ancora molto a lungo. Ciò che mi colpisce, quando considero il mondo cattolico, è che all'interno del cattolicesimo sembra talvolta predominare un pensiero di tipo non cattolico, e può avvenire che questo pensiero non cattolico all'interno del cattolicesimo diventi domani il più forte. Ma esso non rappresenterà mai il pensiero della Chiesa. Bisogna che sussista un piccolo gregge, per quanto piccolo esso sia".
Bisogna che sussista un piccolo gregge, per quanto piccolo esso sia. Non dimentichiamolo, lo dobbiamo alle generazioni future.
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