intervista a
JOHN WATERS
Venerdì scorso il presidente della Repubblica Sergio
Mattarella ha firmato la legge Cirinnà sulle cosiddette unioni Civili che si
rifanno direttamente alle norme sul matrimonio contenute nel codice civile. «Il
prossimo passo della lobby Lgbt sarà l'equiparazione piena, l'adozione dei
bambini e l'utero in affitto. Il che creerà un clima da "caccia alle
streghe" contro chi osi anche solo dissentire, come avvenuto nel mio paese
dopo che, nel 2010, furono approvate». E che, dopo cinque anni, «ha ceduto al
sabotaggio della Costituzione». A
parlare è John Waters, ex giornalista dell'Irish Times, che ha pagato caro il suo dissenso contro il referendum costituzionale in
Irlanda, indetto il 22 maggio dello scorso anno per ridefinire il matrimonio
l'unione fra due persone dello stesso sesso. Soffrendo, fuori e dentro la
Chiesa, perdendo lavoro e affetti, «fino al un punto in cui non hai più nulla
da perdere. É li' che diventi libero e trovi persino conforto e gusto nella
battaglia».
Waters, com'è cambiato
il clima sociale in Irlanda dopo l'approvazione delle Unioni Civili nel 2010?
«Dal momento in cui furono legalizzate, la lobby Lgbt
cominciò immediatamente a chiedere l'“uguaglianza”, affermando che le unioni
civili erano inadeguate, un insulto alle persone da loro definite
"gay". Spiegarono che esistevano 64 differenze fra queste e il
matrimonio, anche se ovviamente nessuno le ha mai elencate. In realtà, volevano
sabotare la Costituzione irlandese, facendole dire che due persone dello stesso
sesso potevano sposarsi e formare un'istituzione “naturale”, “fondamentale” e
“morale”, divenendo un orgoglio per la società irlandese, la “base necessaria
all'ordine sociale”, base “indispensabile al welfare della nazione”. Questa
propaganda ha generato un clima in cui le persone avevano sempre più paura di
affermare il contrario, anche perché la tattica della lobby Lbgt è quella di
demonizzare non solo chi è in disaccordo ma chi potrebbe potenzialmente
esserlo».
A cosa si deve il
cambiamento così repentino della “cattolica” Irlanda?
«La lobby Lgbt irlandese è stata finanziata, come
pubblicamente ammesso da una sua associazione, la Glen, con milioni di dollari
da un'organizzazione americana, l'Atlantic Philantropies. Questa, negli ultimi
dieci anni, ha reso la lobby Lgbt una macchina da guerra operante nel governo e
nella società. Anche questo è stato affermato dalla Glen. L'approccio
strategico, invece, è stato quello del “salame”: una volta che una fetta è
stata digerita, il pubblico ne accetterà e digerirà una seconda. Non è un caso
se le forze si sono concentrate su una nazione considerata cattolica. È servito
a dimostrare che è possibile vincere ovunque e che la tradizione è ormai
sconfitta».
La Chiesa non ha
praticamente parlato e se lo ha fatto, nella maggioranza dei casi, ha dato
argomentazioni ambigue o addirittura contrarie alla morale naturale. Come mai
tanta debolezza?
«La Chiesa, fatta eccezione per un paio di vescovi e
sacerdoti coraggiosi, è stata semplicemente codarda, intimidita, come chiunque
altro, grazie al consenso totale dei media, del governo e del Parlamento. Anche
la vicenda della pedofilia l'ha bloccata: pensando di non avere più il diritto
di esprimersi sulle questioni legate alla morale ha commesso un errore
ulteriore. Inoltre, la Chiesa irlandese, probabilmente più di tutte, è stata
infiltrata dai progressisti, dagli anticlericali e dagli omosessualisti con la
prospettiva di imporre l'agenda Lgbt. È questa quella che l'allora cardinal
Ratzinger definì “sporcizia”. Ma la combinazione di codardia e di sporcizia, si
é diffusa grazie all'ambiguità della gerarchia. Quando il cardinale Parolin ha
detto, immediatamente dopo la sconfitta referendaria, che si trattava di “un
disastro per l'umanità” non ha affermato nient'altro che la verità. Ma
purtroppo ha parlato una settimana in ritardo. Proprio in questi giorni è stato
annunciato che il Papa verrà in Irlanda per l'Incontro mondiale delle famiglie.
Si vede che ha personalmente scelto il mio Paese per chiedere che sia
rispettata la famiglia, ma credo sia troppo tardi: la nostra Costituzione è
stata depredata irreparabilmente. La battaglia è finita. Abbiamo perso. E la
Chiesa ha ormai fallito, oltre ogni misura».
Lei, da giovane, fuggì
da un cristianesimo moralista, per poi tornare indietro riscoprendo la
ragionevolezza della fede. Prima si ribellava alle leggi della morale ora è fra
i pochi a difenderle. Cosa è successo?
«La storia è lunga e la racconto nel mio libro “Lapsed
Agnostic”. La risposta in sintesi, però, è questa: dopo il mio passato da
alcolista, sono tornato a guardare a me stesso e alla mia struttura umana come
qualcosa di “dato”, qualcosa che non potevo presumere di possedere o
controllare, e quindi qualcosa di cui non potevo abusare senza conseguenze
terribili su di me. Sono tornato in Chiesa non come “ex membro”, ma perché ho
cominciato a riconoscere negli scritti di persone come Joseph Ratzinger e don
Luigi Giussani, una forma di comprensione della fede religiosa che
rappresentava la mia esperienza. Il modo in cui parlavano del cristianesimo lo
ha fatto rivivere in me, dopo anni di disillusione. Ora difendo la moralità che
è ben diversa dal moralismo. Il moralismo è ridurre la fede a un insieme di
regole da applicare meccanicamente con le proprie forze, mentre la moralità
predicata anche da Cristo, nasce dal riconoscimento della bellezza dell'ordine
della realtà che abbiamo il dovere di mostrare, difendere e rispettare, per il
bene di tutta la società. É la difendo perché sono cristiano, ma il
cristianesimo illumina la ragione che é propria di ogni uomo. Tutti possono
riconoscerla».
Lei ha perso il
lavoro, i suoi amici ed è stato isolato nel mondo mediatico e anche dentro la
Chiesa. Ma sopratutto, per ora, ha perso la battaglia politica. Perché allora
continua a battersi pubblicamente per la verità?
«Perché, come ci spiega Ratzinger, la verità ha sempre
avuto un futuro».
È sicuro che la sua
testimonianza abbia un qualche impatto sul mondo?
«Non so se ha impatto, ma so che mi sento come se non
potessi far altro che parlare. Qualche volta mi piacerebbe che non fosse così.
Ma a meno che non continuiamo a esprimere la verità, così come l'abbiamo
ereditata, non faremo che rinviare il suo futuro. Come il filosofo Edmund
Burke, mio connazionale, disse: “Tutto quello che serve affinché il male
trionfi è che i buoni non facciano nulla”. E poi chi lo sa che anche una sola
persona, sentendomi parlare, cominci a fare qualcosa di grande che io non posso
fare? Devo poi dire che fra i miei cari, sebbene su altre posizioni, c'e' chi
ora si interroga nel vedermi fermo e sicuro anche dopo tutto quello che ho
subito».
Cosa l'ha resa certo
che aveva ragione quando tutti le dicevano che sbagliava?
«L'evidenza, l'esperienza: che una foglia é verde, che
un uomo é un uomo e non una donna e che il male va combattuto sono verità di
cui nemmeno il papa può convincermi del contrario».
Eppure, tante persone
sono incerte dell'evidenza.
«Non è che le persone sono incerte. In certi casi sono
state spinte in una sorta di tranche dal potere della propaganda, che è il
potere diabolico della menzogna in atto. Ma nel caso della Chiesa non si tratta
di questo bensì, ripeto, di pura e semplice codardia. Che poi certo confonde i
fedeli».
Che consiglio dà agli
italiani?
«È importante capire che il processo continuerà
fino all'ottenimento del matrimonio e dell'adozione e fino all'isolamento di
chiunque si dica contrario. Io sono stato licenziato, ma anche insultato
pubblicamente e minacciato. È poi vitale comprendere che la battaglia è globale
e che non è fra progressisti e conservatori, ma fra chi vuole proteggere la
civiltà dagli attacchi di quanti mirano a indebolirle gli esseri umani,
distruggendo i loro legami familiari attraverso iniziative contraffatte in
difesa dei diritti umani. Combattere così é preservare la verità in noi, per
questo la lotta ci rende già vincitori».
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