di ANDREA CANGINI
Abbiamo critto che quella di Renzi nei
confronti della magistratura militante non era una guerra, ma una sceneggiata.
Molte parole, nessuna voglia di passare ai fatti.
Ora, però, anche le parole
vengono giudicate di troppo. Così non fosse, ieri si sarebbe levato un coro
contro Roberto Scarpinato.
In un’intervista a Repubblica, il
procuratore generale di Palermo ha sostenuto che i giudici non debbano
applicare le leggi, ma «processarle» a norma di Costituzione e «vigilare» sui
politici.
Non è un caso isolato. Leggere, per credere, i riferimenti della sentenza
Escort alle ragazze «avvenenti, provocanti, disinvolte» e persino
«disinibite» che frequentavano le «cene (poco) eleganti» di Arcore. Confondere
il peccato con il reato e assoggettare la politica a un’autorità morale è
tipico delle teocrazie.
Pensavamo di vivere in Italia, ci ritroviamo in Iran,
sottomessi al Consiglio dei Guardiani della Costituzione. Ma guai a dirlo.
Fischiettando la Marsigliese, anche Renzi si è piegato alle toghe.
ILRESTODELCARLINO
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