lunedì 2 maggio 2016

IL FASCISMO E’ ANZITUTTO UNO “STILE” DI TRATTARE GLI ALTRI.


Scrive De Maistre: “una controrivoluzione non deve essere una rivoluzione in senso contrario”

Ossia il post-fascismo deve essere non un fascismo di segno contrario (antifascismo) ma il contrario del fascismo (dunque libertà e non violenza).

È stato proprio il 25 aprile, festa della Liberazione nazionale, 71° della fine della seconda guerra mondiale, a testimoniare che questo Paese alleva in sé la permanente virulenza del fascismo.

A Milano, in piazza S. Babila, l'ennesima contestazione delle bandiere della Brigata ebraica (composta, allora, da uomini e da donne doppiamente eroici, perché rischiavano consapevolmente la loro vita due volte, come combattenti e come ebrei), dietro le quali sfilavano anche i pochi superstiti tra i circa duemila partigiani ebrei che avevano militato nelle file della Resistenza italiana. Protestavano i soliti sostenitori di tante cause perse (dai NoTav ai NoTriv) che hanno ritenuto di conquistare una sorta di legittimazione morale appropriandosi della causa palestinese.

A Roma, in margine alla cerimonia all'Altare della Patria, militanti del Movimento 5 stelle sono corsi in Piazza Colonna per gridare «Onestà, onestà», testimonianza questa, insieme ad altre aggressioni verbali (compreso il sistematico recarsi davanti alle abitazioni di avversari politici) di una concezione squadristica.

Infine nella Napoli del paladino della giustizia De Magistris, la candidata sindaco Valeria Valente del Pd è stata costretta a lasciare la manifestazione dalla feroce contestazione dei «lazzari» del sindaco in carica e di personaggi che, con l'antifascismo, non hanno nulla da spartire.


 Se il 25 aprile ha, nel 2016, un senso, esso sta proprio nella riaffermazione dei valori di libertà. Questi non si conquistano una volta per tutte. Vanno riconquistati giorno per giorno.

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