Scrive De Maistre: “una controrivoluzione non deve
essere una rivoluzione in senso contrario”
Ossia il post-fascismo deve essere
non un fascismo di segno contrario (antifascismo) ma il contrario del fascismo
(dunque libertà e non violenza).
È stato proprio il 25 aprile, festa della
Liberazione nazionale, 71° della fine della seconda guerra mondiale, a
testimoniare che questo Paese alleva in sé la permanente virulenza del fascismo.
A Milano, in piazza S. Babila, l'ennesima
contestazione delle bandiere della Brigata ebraica (composta, allora, da uomini
e da donne doppiamente eroici, perché rischiavano consapevolmente la loro vita
due volte, come combattenti e come ebrei), dietro le quali sfilavano anche i
pochi superstiti tra i circa duemila partigiani ebrei che avevano militato
nelle file della Resistenza italiana. Protestavano i soliti sostenitori di
tante cause perse (dai NoTav ai NoTriv) che hanno ritenuto di conquistare una
sorta di legittimazione morale appropriandosi della causa palestinese.
A Roma, in margine alla cerimonia
all'Altare della Patria, militanti del Movimento 5 stelle sono corsi in Piazza
Colonna per gridare «Onestà, onestà», testimonianza questa, insieme ad altre
aggressioni verbali (compreso il sistematico recarsi davanti alle abitazioni di
avversari politici) di una concezione squadristica.
Infine nella Napoli del paladino della
giustizia De Magistris, la candidata sindaco Valeria Valente del Pd è stata
costretta a lasciare la manifestazione dalla feroce contestazione dei «lazzari»
del sindaco in carica e di personaggi che, con l'antifascismo, non hanno nulla
da spartire.
Se
il 25 aprile ha, nel 2016, un senso, esso sta proprio nella riaffermazione dei
valori di libertà. Questi non si conquistano una volta per tutte. Vanno
riconquistati giorno per giorno.
Nessun commento:
Posta un commento