Qualche giorno fa Denis Ugolini, noto
uomo politico cesenate, ha depositato presso un notaio il suo testamento
biologico. Un passo per accellerare il percorso politico per l’approvazione
dell’eutanasia. Il giorno dopo il Sindaco di Cesena lo ha ringraziato pubblicamente
per questa coraggiosa “dichiarazione anticipata di trattamento”
L’avvocato Stefano Spinelli con questa
lettera ai giornali ha preso una posizione precisa.
Caro Denis,
seguo con affetto e partecipazione il tuo
percorso umano e il tuo impegno politico. Ho sempre apprezzato la tua passione
e disponibilità nel costruire la società in cui credi e soprattutto le energie
messe a disposizione per uno scopo che vada oltre le proprie piccole beghe
personali e quotidiane. Non a caso, il nome della tua rivista “Energie Nuove
per la città”, alle cui pagine mi hai dato recentemente la possibilità di
contribuire, ti rappresenta.
Leggo che hai chiesto e ottenuto dal
Sindaco l’istituzione del registro
comunale del testamento biologico e che, primo, hai sottoscritto la tua
dichiarazione.
Permettimi di ricordare, prima di tutto a
me stesso, a te, al Sindaco e a chiunque abbia a cuore il bene comune, che
questa tua battaglia – e tu stesso la definisce tale, quando parli di segnale
politico per una nuova legge in materia – pur esprimendo un’enorme domanda
dell’uomo davanti al mistero del dolore e della morte, tuttavia non credo rappresenti umanamente e ragionevolmente la
risposta.
Le posizioni che si possono assumere
davanti a dichiarazioni con le quali si sottoscrive l’accettazione o il rifiuto
di terapie mediche, in caso di patologie che facciano perdere
l’autodeterminazione, sono di due tipi: a) esse possono riguardare il rifiuto
di terapie “sproporzionate o sperimentali” (accanimento
terapeutico); b) oppure possono avere a oggetto il rifiuto di qualunque trattamento,
anche di terapie proporzionate ed efficaci, o di sostentamenti vitali di base;
in questo secondo caso, aprendosi al riconoscimento di ipotesi di eutanasia.
Con il testamento biologico siamo in
questa seconda ipotesi: “la libertà della persona rispetto alle terapie è una
libertà assoluta” ed il suo riconoscimento obbliga altre persone – e per
cominciare gli stessi medici, la cui azione è deontologicamente rivolta invece
alla cura dei pazienti e al miglioramento delle loro condizioni di vita – a rispettare
la volontà espressa, anche se dovesse portare a morte prematura o anticipata,
evitabile con trattamenti del tutto proporzionati e salva vita.
La tua battaglia – caro Denis – dovrebbe rappresentare la risposta
di oggi al dolore umano.
Ma qui è il punto. Se si comincia a sindacare quale livello di condizione
particolare può essere considerata “non degna di essere vissuta”, o quale
livello di sofferenza “non più sopportabile”, chi mai potrà stabilire in quali
casi la vita è tale?
Perché mai dovrebbe
beneficiare dell’aiuto a interrompere anticipatamente la propria vita chi si
trova in situazioni ritenute dai più “pietose” (coma, malattia o inabilità
grave), piuttosto che, più semplicemente, chiunque si trovi in situazioni
“soggettivamente” non sopportabili e voglia consapevolmente porre termine
anticipatamente ai propri giorni e lo chieda espressamente?
Esistono già proposte di
eutanasia legale pendenti nel nostro Parlamento.
Sancire che ciascuno ha
diritto di scegliere come e quando morire significa che la comunità civile deve
garantire che detta volontà venga attuata.
Neppure più per pietà, ma per
diritto, per conquista civile.
Ebbene,
questa non è la risposta ragionevole al mistero umano.
Sin
dall’origine l’uomo, usando il proprio cuore e la propria ragione, ha avvertito
che dare la morte ad altri, anche dietro loro richiesta, non è corrispondente
all’esigenza umana più profonda e vera, non è la soluzione (mi riferisco al giuramento di Ippocrate,
420 a. C.).
Credo si debba preferire una cultura
della cura a una prassi dell’abbandono.
Ti
chiedo di lasciare aperta la porta al mistero.
Stefano Spinelli
Nessun commento:
Posta un commento