UN PROGETTO DI CIVILTÀ EUROPEA, MA DI
“NUOVA” CIVILTÀ, CHE DEVE RIMPIAZZARE LA “VECCHIA”, FONDATA SULLE RADICI
CRISTIANE
Prima di Giuseppe Conte, e del plauso da parte dei vescovi
italiani (qui), il presidente francese Emmanuel Macron ha invocato la necessità
dell’«umanesimo», durante il discorso agli ambasciatori del 17 agosto scorso (qui). Anzi, di più. È in atto – o si vorrebbe porre in atto – un cambiamento
epocale, imposto dall’alto, che intronizzi l’uomo autosufficiente al centro
della realtà e spodesti Dio per sempre dalla signoria sul mondo e dai cuori dei
fedeli.
Tre le parole chiave –
la Triade al posto della Trinità – che Macron ha posto a fondamento del
programma, suo e dei poteri forti che lo sostengono: «Umanesimo», «Rinascimento», «Illuminismo». Si sa che la modernità
è umanista illuminista, e rinascimentale. Si sa che, per questo motivo, la
modernità disintegra l’unità tra fede e ragione. Si sa, inoltre, che la
modernità è fondata sulla “svolta antropologica”, tipica dell’uomo che si fa
Dio.
Negli ultimi trent’anni, la società
occidentale ha messo almeno in dubbio la “svolta antropologica”, anche per
merito dei grandi pontefici Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, che sono
riusciti, se non a bloccare le suggestioni anticattoliche, almeno a
incoraggiare una sorta di contro-svolta teologica. Con Wojtyła e Ratzinger l’attenzione
si rivolgeva di nuovo a Dio, con forza, senza però svalutare l’uomo.
Ora no, è cambiato
tutto. L’ennesima contro-svolta antropologica si sta fagocitando una civiltà. La novità è che oggi la Chiesa è apertamente
a favore dei neo-illuministi. Dilaga la secolarizzazione, e i principi non
negoziabili sono solo un vago ricordo del passato.
Oggi Macron – nella
traduzione dal francese di Massimo Zamarion – può dire con sicurezza:
«Siamo l’unica area geografica che ha messo l’uomo [homme, in francese] con
una grande H al centro del suo progetto nel Rinascimento, al tempo
dell’Illuminismo e ogni volta che abbiamo dovuto reinventarci».
E rincara:
«Ecco perché credo profondamente che il nostro progetto dobbiamo assumerlo
consapevolmente come progetto di civiltà europea. Il progetto della civiltà
europea non può essere realizzato né dall’Ungheria cattolica né dalla Russia
ortodossa. […] È lo spirito del Rinascimento, è lo spirito dell’Illuminismo. È
lo spirito profondissimo di questo umanesimo francese che ogni volta abbiamo incarnato,
inventato e che dobbiamo reinventare oggi».
Il messaggio è
chiarissimo: c’è un progetto di civiltà europea, ma di “nuova” civiltà, che
deve rimpiazzare la “vecchia”, fondata sulle radici cristiane. E, in realtà, la
“nuova” civiltà di Macron non è nuova per nulla, perché si tratta del programma
stravecchio delle massonerie e delle consorterie di ogni tempo: stravolgere il
mondo, l’ordine delle cose, l’ordine della natura, troncare il legame con il
Creatore, imporre artificiosamente una morale anticristiana e antireale,
sovvertire la legge eterna.
Macron ha fretta. Sa
di dover combattere non contro i suoi critici, ma contro la realtà medesima:
«[…] l’umanesimo in un solo paese non dura a lungo. E dobbiamo essere in
grado di irrigarlo in Europa e a livello internazionale. Ed è qui che deve
essere la coerenza della nostra agenda. È questo progetto umanista, che è al
cuore dell’agenda del governo».
Tutti hanno fretta.
Conte ha fretta d’imporre il suo governo di non eletti. Macron ha fretta di
aggiornare la propria agenda di governo. Questa nuova e strana Chiesa ha fretta
d’indire sinodi e di sostituire le persone al comando.
Ma, per la saggezza
popolare, «la fretta è una cattiva consigliera». Beninteso: la saggezza
popolare dell’autentica tradizione europea, non della fasulla.
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