MA UN CARDINALE SI RIBELLA
Papa Francesco ha pubblicato il 12 settembre un
documento: “Ricostruire il
patto educativo globale”,
aperto a “tutte le personalità pubbliche” che “si impegnano a livello
mondiale” nel campo della scuola, a qualsiasi religione appartengano. Per il 14
maggio 2020 in Vaticano è stato convocato un summit su questo tema.
Nel videomessaggio con
cui Francesco lancia l’iniziativa non c’è la minima traccia né di Dio, né di
Gesù, né della Chiesa. La formula
dominante è “nuovo umanesimo”, con il suo corredo di “casa comune”,
“solidarietà universale”, “fraternità”, “convergenza”, “accoglienza”…
E le religioni? Anch’esse
accomunate e neutralizzate in un “dialogo” indistinto. Per “bonificare il
terreno dalle discriminazioni” il papa rimanda al documento “sulla
fratellanza umana” da lui sottoscritto il 4 febbraio 2019 con il Grande Imam di
Al-Azhar, un documento nel quale anche “il pluralismo e le diversità di
religione” sono ricondotti alla “sapiente volontà divina con la quale Dio ha
creato gli esseri umani”.
Ma un “nuovo umanesimo” senza Cristo non
è una novità, ma una costante nel pensiero dell’Occidente degli ultimi due
secoli.
Dal Grande Inquisitore di Fedor
Dostoevskij, al Vangelo secondo Lev Tolstoj, all’Anticristo di Vladimir
Solovev, al “nuovo umanesimo”, di Edgar Morin, sono molte le forme con cui
viene dissolta la persona unica e inconfrontabile di Cristo, sostituita da un
generico amore per l’umanità.
Dentro questo progetto anche Dio è
ben accolto, purché si sieda tra gli invitati al convito di questa nuova
umanità solidale e non pretenda di essere lo Sposo che chiama alle nozze e che
addirittura decide di lasciar fuori chi non ha l’abito nuziale.
Nel
2005 ci fu un grande teologo e cardinale, di nome Giacomo Biffi (1928-2015), che richiamò con forza l’attenzione
sulla “grande crisi che ha colpito il
cristianesimo negli ultimi decenni del Novecento”, svuotandone la sostanza in
nome di una fraternità universale.
Biffi, in un capitolo di un suo libro, riprese il racconto dell’Anticristo scritto nel
1900 dal teologo e filosofo russo Solovev, e lo applicò alla Chiesa d’oggi.
Eccone qui di seguito alcuni passaggi
folgoranti. E attualissimi.
*
VERRANNO GIORNI, E ANZI SONO GIÀ VENUTI…
di Giacomo Biffi
L’Anticristo,
dice Solovev, […] credeva nel bene e perfino in Dio. […] Dava “altissime
dimostrazioni di moderazione, di disinteresse e di attiva beneficenza”. […] Il
libro che gli aveva procurato fama e consenso universali porta il titolo: “La
via aperta verso la pace e la prosperità universale”. […]
È vero che
alcuni uomini di fede si domandavano perché non vi fosse nominato nemmeno una
volta il nome di Cristo. Ma altri ribattevano: “Dal momento che il contenuto
del libro è permeato dal vero spirito cristiano, dall’amore attivo e dalla
benevolenza universale, che volete di più?”. […]
Dove
l’esposizione di Solovev si dimostra particolarmente originale e sorprendente –
e merita la più approfondita riflessione – è nell’attribuzione all’Anticristo
delle qualifiche di pacifista, di ecologista, di ecumenista. [...]
In questa
descrizione dell’Anticristo, Solovev […] allude soprattutto al “nuovo
cristianesimo” di cui in quegli anni si faceva efficace banditore Lev Tolstoj.
[...]
Nel suo
“Vangelo” Tolstoj riduce tutto il cristianesimo alle cinque regole di
comportamento che egli desume dal Discorso della Montagna:
1. Non solo
non devi uccidere, ma non devi neanche adirarti contro il tuo fratello.
2. Non devi cedere alla sensualità, al punto che non devi desiderare neanche la tua propria moglie.
3. Non devi mai vincolarti con giuramento.
4. Non devi resistere al male, ma devi applicare fino in fondo e in ogni caso il principio della non-violenza.
5. Ama, aiuta, servi il tuo nemico.
2. Non devi cedere alla sensualità, al punto che non devi desiderare neanche la tua propria moglie.
3. Non devi mai vincolarti con giuramento.
4. Non devi resistere al male, ma devi applicare fino in fondo e in ogni caso il principio della non-violenza.
5. Ama, aiuta, servi il tuo nemico.
Questi
precetti, secondo Tolstoj, vengono bensì da Cristo, ma per essere validi non
hanno affatto bisogno dell’esistenza attuale del Figlio del Dio vivente. [...]
Certo,
Solovev non identifica materialmente il grande romanziere con la figura
dell’Anticristo. Ma ha intuito con straordinaria chiaroveggenza che proprio il
tolstojsmo sarebbe diventato lungo il secolo XX il veicolo dello svuotamento
sostanziale del messaggio evangelico, sotto la formale esaltazione di un’etica
e di un amore per l’umanità che si presentano come “valori” cristiani. [...]
Verranno
giorni, ci dice Solovev – e anzi sono già venuti, diciamo noi – quando nella
cristianità si tenderà a dissolvere il fatto salvifico, che non può essere
accolto se non nell’atto difficile, coraggioso, concreto e razionale della
fede, in una serie di “valori” facilmente smerciabili sui mercati mondani.
Da questo
pericolo – ci avvisa il più grande dei filosofi russi – noi dobbiamo guardarci.
Anche se un cristianesimo tolstojano ci rendesse infinitamente più accettabili
nei salotti, nelle aggregazioni sociali e politiche, nelle trasmissioni
televisive, non possiamo e non dobbiamo rinunciare al cristianesimo di Gesù
Cristo, il cristianesimo che ha al suo centro lo scandalo della croce e la
realtà sconvolgente della risurrezione del Signore.
Gesù Cristo,
il Figlio di Dio crocifisso e risorto, unico salvatore dell’uomo, non è
traducibile in una serie di buoni progetti e di buone ispirazioni, omologabili
con la mentalità mondana dominante. Gesù Cristo è una “pietra”, come egli ha
detto di sé. Su questa “pietra” o si costruisce (affidandosi) o ci si va a
inzuccare (contrapponendosi): “Chi cadrà su questa pietra sarà sfracellato; e
qualora essa cada su qualcuno, lo stritolerà” (Mt 21, 44). [...]
È stato
dunque, quello di Solovev, un magistero profetico e al tempo stesso un
magistero largamente inascoltato. Noi però vogliamo riproporlo, nella speranza
che la cristianità finalmente si senta interpellata e vi presti un po’ di
attenzione.
Tratto dal
blog di Sandro Magister
Nessun commento:
Posta un commento