Perché la Chiesa si
schiera dalla parte della politica europea e non si concentra sulla
secolarizzazione dilagante e sulla diluizione delle radici cristiane
dell’Europa?
di Ines Murzaku (Professor of Ecclesiastical History and
Founding Chair of the Department of Catholic Studies at Seton Hall University, Newark, New Jersey).
Ines Murzaku e la "Cattolica" di Stilo (Calabria) |
Come ci si sente ad
andare in Chiesa per celebrare l’Assunzione di Maria Vergine – o, come dicono i
bizantini, la Dormizione di Maria – e sentir parlare di politica?
Sono tornata da una
splendida Messa pontificale in uno speciale santuario mariano con un numero
enorme di pellegrini che traboccavano dalla chiesa, cosa insolita nel nord
Europa (Germania). Il vescovo locale
sembrava più un politico che predicava a favore di un partito che un vescovo
che insegnava la Fede. L’omelia è iniziata con una dichiarazione a sostegno
dell’Unione Europea, condannando nazionalismi e populismi, elogiando le
partnership e sostenendo la protezione dell’ambiente. Solo dopo questa arringa tutti
coloro che erano convenuti, dopo aver viaggiato molti chilometri per
partecipare, hanno sentito parlare dell’Assunzione di Maria Vergine.
Perché il nostro clero e i nostri
vescovi non insegnano ciò che dovrebbero insegnare, ma rimangono invischiati nella
politica e nell’ideologia contemporanee – e peggio ancora, si schierano dalla
parte della politica attuale e con certi politici e condividono lo stesso
copione della loro agenda politica? Non ne abbiamo già abbastanza della politica, visto che siamo bombardati
da ogni parte? Perché la Chiesa non fa la Chiesa, una maestra – una magistra –
di fede? Perché i nostri vescovi non insegnano?
Ovviamente, sono
rimasta delusa, per non dire altro. Tuttavia, l’omelia della festa dell’Assunta
mi ha ricordato l’intervista su La Stampa del 9 agosto 2019 a Papa Francesco. Gli argomenti
trattati sembravano quasi identici a quelli trattati nell’omelia. In effetti,
quando ho letto per la prima volta l’intervista del Santo Padre, ho pensato che
fosse probabilmente una delle interviste più politiche rilasciata finora nel
suo pontificato. I temi toccati nell’intervista sono argomenti scottanti,
fortemente controversi sia nella politica europea in generale che nella
politica italiana in particolare: integrazione nell’Unione europea, sovranità,
immigrazione, globalismo, populismo, nazionalismo e ambiente.
Dove sono Cristo e la Chiesa come Mater
et Magistra in tutto questo? Perché le priorità sono spostate su una
piattaforma politico-ideologica? Che cosa ha da offrire la Chiesa di diverso da ciò che i partiti politici
e i candidati politici stanno offrendo ai cattolici praticanti e non praticanti
che nei giorni di precetto si sforzano di tornare in chiesa? In che modo,
esattamente, la Chiesa è qualificata per esprimere giudizi su partiti politici
e sulle scelte della politica?
L’intervista del 9
agosto sembra non mostrare alcun confine tra il ambito secolare e la
predicazione del Regno di Dio. Il
coinvolgimento della Chiesa in politica – e, peggio ancora, lo schierarsi in
dibattiti politici e questioni altamente controverse – può causare pericolose
incomprensioni ed esclusione di persone, compresi i fedeli che non condividono
ciò che sentono provenire dall’altare. Coinvolgendosi in questo modo in
politica, la Chiesa perde anche opportunità di insegnamento, come nel caso
dell’omelia del vescovo nella festa dell’Assunzione di Maria.
Papa Francesco è il
papa delle periferie, e porta le periferie e la difficile situazione di chi
vive ai margini all’attenzione del centro, ed è perciò costantemente impegnato
su immigrati, poveri ed emarginati. Inoltre, Papa Francesco è il pontefice
che apprezza molto la vitalità e le particolarità della periferia. Secondo la
sua teologia delle periferie, la periferia e le aree marginali possono sia
arricchire che sfidare le percezioni del centro. Nell’esortazione apostolica
del 2013 Evangelii Gaudium papa Francesco ha fatto una distinzione importante tra globalismo ed
europeismo da un lato e sovranità, nazionalismi e populismo dall’altro usando
il modello di una sfera rispetto a un poliedro, spiegando: “Il modello non è la
sfera, che non è superiore alle parti, dove ogni punto è equidistante dal
centro e non vi sono differenze tra un punto e l’altro. Il modello è il poliedro, che riflette la confluenza di tutte le
parzialità che in esso mantengono la loro originalità.”
In altre parole, il
pontefice fa una distinzione tra la globalità, che nel suo modello è una sfera
(che non valorizza le particolarità delle diverse culture) e la specificità,
che è un poliedro (che valorizza la particolarità di ogni cultura).
Tuttavia, l’intervista
del 9 agosto è molto diversa da Evangelii Gaudium e
dal modello sfera-poliedro – il globale contro il particolare – quando il Santo
Padre parla dell’Unione europea globale. Nell’intervista, il pontefice ha
giustamente sottolineato quanto sia importante il dialogo tra diversi paesi e
partiti e tra i popoli nell’Unione Europea. Ha spiegato che l’integrazione e
l’unità delle identità europee è importante e che il modo per raggiungere
questa unità è attraverso il dialogo.
Tuttavia,
immediatamente dopo aver fatto questa affermazione dell’europeismo globale (la
sfera) che è “il sogno dei Padri Fondatori [che] aveva sostanza perché era
un’implementazione di questa unità [di diverse identità / popoli / paesi]”, mette sul tavolo un argomento
contraddittorio quando condanna la sovranità di ogni nazione (poliedro): “Prima
l’Europa, poi ognuno di noi. Il “ciascuno di noi” non è secondario, è
importante, ma conta più l’Europa”. Non sembra come [il motto] America
First o l’Italia agli Italiani?
Perché il cambiamento
per l’europeismo globale: la sfera? “(L’unità) si è indebolita con gli anni,
anche a causa di alcuni problemi di amministrazione, di dissidi interni. Ma
bisogna salvarla. Dopo le elezioni, spero che inizi un processo di rilancio e
che vada avanti senza interruzioni”, ha osservato il pontefice,
aggiungendo l’approvazione senza riserve verso la neo eletta Ursula Gertrud von
der Leyen come Presidente della Commissione europea, dicendo “perché una donna
può essere adatta a ravvivare la forza dei Padri Fondatori. Le donne hanno la
capacità di accomunare, di unire”.
Perché la Chiesa o il Papa si schierano
e parteggiano per politici che non hanno ancora dimostrato il loro valore nelle
loro nuove cariche pubbliche? Perché in questo caso alienarsi gli uomini, che costituiscono la metà
della popolazione? Gli uomini non sono in grado di accomunare? Ci sarebbe molto
altro da dire sulla difficile transizione dei Paesi verso l’Unione europea e
sulle questioni ancora irrisolte e altamente controverse tra i paesi membri.
Molto resta da vedere nelle relazioni tra i Paesi del potente asse Germania –
Francia e le popolazioni di seconda classe dell’Unione europea, o i nuovi
arrivati nell’Unione europea, e come vengono trattati questi Paesi, o come vengono
trattati i Paesi che lasciano l’Unione o quelli che aspirano ad entrare nel consorzio europeo.
Ancora una volta, perché la Chiesa si
schiera dalla parte della politica europea e non si concentra sulla
secolarizzazione dilagante e sulla diluizione delle radici cristiane
dell’Europa? Insegnare la Fede è
urgente, e questo è ciò che la Chiesa, Mater et Magistra , è
chiamata e dovrebbe fare.
Quanto all’omelia del
vescovo nel santuario mariano nella Festa dell’Assunta, non sono sicura che i
fedeli nella assemblea abbiano portato a casa qualche messaggio cristiano
edificante; probabilmente tutti, come me, se ne sono andati via pensando alla
politica come al solito.
(Questo articolo è
stato pubblicato inizialmente sul The Catholic World Report. La traduzione è a cura di Annarosa
Rossetto)
TRATTO DAL BLOG DI
SABINO PACIOLLA
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