DOPO 50 ANNI DI EGEMONIA ASSOLUTA
E’POSSIBILE SCONFIGGERE IL PD IN EMILIA ROMAGNA
In Emilia il governo
del Pd si basa su un intreccio tra amministrazione e territorio che non ha
eguali al mondo. Decideranno i “moderati” e gli astenuti
Oggi soprattutto vale sempre il
proverbio “Non dire gatto se non l’hai nel sacco”.
Avere strappato
l’Umbria alla sinistra dopo 50 anni di egemonia assoluta e
con un distacco fra i due candidati presidente di 20 punti percentuali
giustifica ampiamente l’entusiasmo del centrodestra e l’auspicio che la
performance possa ripetersi anche in Emilia-Romagna.
Sede della Regione Emilia Romagna |
Tuttavia in questa Regione è indispensabile
avvicinarsi all’appuntamento del 26 gennaio con convinzione sì, ma con
altrettanta prudenza.
Qui la partita sarà molto più difficile per almeno
quattro motivi:
1. Le malefatte degli
amministratori di sinistra (che pure ci sono state) non hanno mai avuto la risonanza mediatica di
quelle del Pd umbro: basti pensare al silenziatore che tempestivamente è stato
messo all’orribile vicenda di Bibbiano.
2. La crisi
economica (con il conseguente disagio sociale) iniziata un decennio fa ha
colpito duro anche in Emilia-Romagna, ma non ha causato un crollo del Pil
paragonabile a quello che si è verificato in Umbria.
3. L’intreccio
perverso fra politica, economia, finanza, larghi strati del terzo settore,
mondo cooperativo e apparati amministrativi locali e regionali ha ancora oggi
in Emilia-Romagna un radicamento e una pervasività che non ha paragoni con
nessun’altra situazione.
4. La capacità
di mobilitazione del Pd, pur non paragonabile con quella del vecchio Pci, è
ancora tutt’altro che da sottovalutare e sarà sfruttata al limite delle sue
potenzialità da un partito che sa che il 26 gennaio si giocherà non
un’amministrazione regionale, ma il governo di cui è perno e, probabilmente, il
suo destino.
In una situazione come questa sarà assolutamente
decisiva per la vittoria finale la capacità
dei candidati di saper parlare non solo alle proprie truppe, già ampiamente sensibilizzate e mobilitate per
la battaglia, ma a quelli che da tempo non entrano in gioco e si rifugiano
nell’astensionismo.
A mio giudizio, fra queste centinaia di migliaia di
elettori una parte significativa è rappresentata da cittadini cui non viene
“naturale” prendere posizione in un assetto politico caratterizzato da
fortissime contrapposizioni, che spesso sfociano quasi nell’insulto.
A questi va fatta una proposta più ragionata
che urlata, fatta di proposte e impegni realistici più che slogan.
Spero che il centrodestra sappia coprire anche questo
spazio politico, garantendosi una vittoria molto probabile.
ROMANO COLOZZI
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