Di ROMANO COLOZZI
Mi sono svegliato, come sempre, alle 7 e ho detto, come ogni
cattolico, le solite preghiere del mattino, chiedendo al Signore di starmi
vicino ed aiutarmi ad esserGli fedele.
Però, durante la colazione, leggiucchiando "corriere.it", ho scoperto con sconcerto e rammarico di NON ESSERE CATTOLICO.
Però, durante la colazione, leggiucchiando "corriere.it", ho scoperto con sconcerto e rammarico di NON ESSERE CATTOLICO.
Mi è capitata sotto gli occhi, infatti, un'intervista in cui Mons. Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo, affermava con allarmante perentorietà: «Non penso che il popolo di Salvini sia il popolo cattolico. Anche se è fatto di cattolici. Si professa tale, ma non lo è".
Precisiamo: non sono leghista, ma è evidente che Mons. Mogavero fa rientrare in questa categoria tutti quelli che ritengono sbagliata una politica dell'immigrazione basata sull' "avanti tutti, in Italia c'è posto". Dato che questo lo penso anch'io, di conseguenza secondo il Monsignore anch'io non sono cattolico.
Spero che non sia così, perchè a me in coscienza non sembra che pretendere che l'immigrazione sia regolamentata e riservata agli aventi diritto e non accettare che la politica migratoria italiana sia alla mercè di alcune ONG, finanziate non si sa bene da chi e più interessate a mettere in difficoltà il nostro Paese che a salvare vite, vada contro il comandamento evangelico della carità.
Io non credo che sia un gesto di carità favorire una immigrazione che ha come esito quello di importare indiscriminatamente povera gente e delinquenti che vanno ad ingrossare le file delle diverse mafie e a riempire le nostre galere; così come non mi sembra caritatevole far arrivare persone cui non possiamo garantire una vita dignitosa, costringendole poi a vivere come randagi vicino alle nostre stazioni; e neppure mi sembra sia scritto in qualche passo evangelico di favorire le organizzazioni criminali che vivono e si arricchiscono sulle spalle di coloro che essi considerano non uomini, ma merce umana, carichi che possono anche essere perduti in mare senza problemi.
I Vescovi africani ai giovani "basta emigrazione" |
Io sono invece convinto che vada raccolto l'appello dei vescovi africani, che ritengono necessario fermare i fenomeni di immigrazione clandestina dall'Africa (vedi Afrique de l'Ouest: Recowa-Cerao - «Gardons l'Espérance!») ed aiutare i giovani nei loro Paesi a lavorare per un loro effettivo sviluppo.
Spesso i cattolici che si schierano con il centrodestra vengono accusati di venir meno al dettato evangelico di aiutare i poveri, gli "ultimi": mi sembra molto squallido tirare in ballo le parole di Nostro Signore per dare copertura a proprie, legittime anche se non condivisibili, collocazioni politiche: credo che i milioni di donne, bambini e uomini che stentano in terra africana perchè NON HANNO 5.000 DOLLARI DA DARE AGLI SCAFISTI, siano anch'essi "ultimi" e possano a tutti gli effetti essere considerati come destinatari privilegiati del sostegno dei Paesi sviluppati.
Personalmente ritengo incomprensibile come dei cattolici possano sostenere partiti che difendono l'aborto, l'eutanasia, il suicidio assistito o le politiche gender, ma non mi sono mai permesso di dire che NON SONO CATTOLICI.
Credo che i cattolici (e soprattutto i Pastori) debbano affermare e vivere una unità e una comunione così profonde da superare anche le più estreme differenziazioni nelle opzioni politiche. Essere membra del Corpo di Cristo è molto più importante di qualunque scheda elettorale.
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Commento di Leonardo
Lugaresi
Mons. Mogavero dice che il popolo dei cattolici che
appoggiano politicamente Salvini non è cattolico: «Si professa tale, ma non lo
è. Sia per il rapporto con i migranti, sia nel dialogo con le altre religioni».
La gravità di questa
affermazione mi pare consista nel fatto che individua come criteri per
definire l'appartenenza alla fede cattolica:
a) il rapporto con i
migranti;
b) il dialogo con le
altre religioni.
Non so se mons. Mogavero se ne renda conto, ma ciò implica, necessariamente, un credo
diverso da quello finora professato dalla chiesa cattolica. Egli infatti non dice che i
cattolici che votano per Salvini sono cattolici che sbagliano su quei due punti
relativi alla morale sociale e al dialogo tra le religioni; dice che non sono cattolici.
Così facendo esprime una sua concezione
di cattolicesimo del tutto difforme da quella della chiesa cattolica.
A suo merito, però, va detto
che egli nell'intervista riconosce «l'innegabile intelligenza superiore» del
cardinale Ruini, da cui forse dovrebbe prendere anche esempio nel pesare meglio
le parole.
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