SCONTRI ELETTORALI IN EMILIA ROMAGNA
Bonaccini attacca la sanità lombarda.
Gli risponde Romano Colozzi
"La mia
avversaria (Borgonzoni) legittimamente dice: 'se arrivo io, modello lombardo'.
Invece, finché ci siamo noi, il modello lombardo no!"......La centralità
della sanità sarà pubblica, perché uno povero deve essere curato allo stesso
modo di un ricco".
A scandire questa scemenza
dal palco di un dibattito organizzato da Cgil, Cisl e Uil, il governatore
dell'Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini,
in corsa per il bis alle prossime elezioni Regionali.
Insinuare che in Lombardia un povero non abbia accesso alle
cure come un ricco, a causa del modello sanitario lombardo, può avere solo due spiegazioni (non volendo neppure
pensare che si tratti di semplice ignoranza di come stanno le cose):
la
prima è che in Bonaccini, quando cade la maschera "liberale" che
indossa per compiacere soprattutto il ceto produttivo, scatta la coazione a mentire, tipica di chi ha sorbito il
leninismo insieme al latte materno;
la seconda è che
abbia perso la testa perchè sente di essere zavorrato, nella sua corsa alla
riconferma, dall'abbraccio mortale del governicchio giallo-rosso, che
sopravvive e può continuare a far danni grazie ai voti del partito dello stesso
Bonaccini.
Ritenendo di conoscere abbastanza bene il cosiddetto modello
lombardo della sanità, posso affermare senza tema di smentita che la qualità del sistema sanitario lombardo non ha eguali in Italia e che
in quella regione è consentito a TUTTI i cittadini, poveri e ricchi, di farsi
curare liberamente in qualunque struttura, pubblica o privata, essi desiderino.
La parificazione delle strutture sanitarie pubbliche e
private accreditate non ha tolto ovviamente all'ente pubblico la responsabilità
della programmazione dell'offerta sanitaria e del controllo sulla qualità delle
prestazioni, ma ha aperto le porte di strutture private di assoluta eccellenza,
cui potevano accedere a pagamento solo i benestanti, a qualunque cittadino
senza alcun costo aggiuntivo rispetto a quello sostenuto in strutture
pubbliche.
La statua di San Raffaele sulla cupola del Policlinico |
Inoltre
quel sistema, CONTRARIAMENTE a quanto succede in Emilia-Romagna, consente al
cittadino di DECIDERE LUI DOVE FARSI CURARE senza essere costretto ad andare
prioritariamente in strutture cosiddette "pubbliche", cioè gestite
direttamente dalla Regione. In Lombardia sono "pubbliche"
tutte le strutture accreditate, anche se gestite da privati o da religiosi come
il Monzino, l'Humanitas, il San Raffaele, il Policlinico San Donato, il San Pio
X e tanti altri.
Nessuno nega che anche il sistema sanitario
emiliano-romagnolo sia fra i primi del nostro Paese (anche se con non pochi
problemi sul piano finanziario, come dimostrato dal fatto che ogni anno il
bilancio regionale è "privato" di ca. 50 MILIONI DI EURO, dovendo la
Regione restituire un prestito miliardario che ha dovuto chiedere perchè non riusciva
a rispettare i tempi di pagamento ai fornitori), ma per affermare questo non
c'è bisogno di denigrare, con affermazioni false, altre esperienze che sono il
fiore all'occhiello della sanità italiana e ai vertici della sanità europea.
ROMANO COLOZZI
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