giovedì 19 dicembre 2019

L’EUGENETICA EMILIANO ROMAGNOLA



 L’Emilia-Romagna all’avanguardia nell’eliminazione dei bimbi Down?

L’eugenetica fa passi da gigante anche in Italia. La conferma arriva dall’Emilia Romagna, che in un comunicato diffuso il 6 dicembre sul sito Internet della Regione si vanta dell’introduzione di nuovi test per la diagnosi prenatale.
Si tratta del cosiddetto Nipt (Non invasive prenatal testing), che la giunta di centrosinistra guidata da Stefano Bonaccini presenta come «un test di screening innovativo, non invasivo (un semplice prelievo di sangue) e sicuro per donna e feto. Che consente di prevedere con un alto grado di attendibilità alcune alterazioni dei cromosomi, e cioè le trisomie 21 (sindrome di Down), 18 (sindrome di Edwards) e 13 (sindrome di Patau), già dalla decima settimana di gestazione».
Il comunicato afferma poi che il Nipt ha «una sensibilità e una specificità che arrivano all’incirca al 100% nell’individuazione del rischio di sindrome di Down e di trisomia 13, e poco inferiori nella trisomia 18». E prosegue trionfalmente spiegando che «è l’Emilia Romagna la prima Regione in Italia ad introdurlo gratuitamente per tutte le donne residenti in stato di gravidanza, indipendentemente dall’età e dalla presenza di fattori di rischio».
I nuovi test saranno disponibili su richiesta dal gennaio 2020, cioè proprio nel mese in cui gli elettori emiliano-romagnoli saranno chiamati a votare per il rinnovo del parlamento e della giunta regionali. Inoltre per questo ‘servizio’ ci sarà «addirittura l’azzeramento dei costi a carico dei cittadini».
In realtà i costi ricadranno su tutti i cittadini della regione – in particolare sui contribuenti – compresi i molti che sono comprensibilmente contrari a simili test per la selezione eugenetica e, quindi, all’aborto. Figuriamoci a finanziarli di tasca propria e sentirsi dire dal proprio presidente che è tutto gratis.
Andiamo poi all’affermazione, che suona come un macabro paradosso, secondo cui il Nipt sarebbe «sicuro» per il feto. Va comunque detto che il Nipt è solo il primo gradino di una procedura che ha comunque all’orizzonte amniocentesi e villocentesi, quando si vuole la conferma diagnostica di una probabile anomalia cromosomica.
Inoltre, se il Nipt diventerà una routine ospedaliera, addirittura gratuita, la mentalità eugenetica troverà terreno fertile per diffondersi ancora di più. Perché, appunto, il Nipt ha il fine di individuare – con «una sensibilità» di circa il 100%, come afferma con entusiasmo la Regione Emilia Romagna – i bambini ritenuti difettosi e perciò da scartare, uccidere, attraverso l’aborto. Come dire che si celebra l’idea di poter fare a gara con Paesi come l’Islanda e il suo famigerato 100% virtuale di aborti di bambini con sindrome di Down.
La premessa comune è sempre quella che l’aborto sia un diritto, perciò parlare di “sicurezza” per i bambini è un’offesa a quei piccoli che si sono visti e si vedranno togliere la vita nel grembo materno, nonché all’intelligenza di tutti.
Questi test vengono presentati come uno straordinario avanzamento del progresso, non vedendo o non volendo vedere che si tratta di un imbarbarimento e disumanizzazione delle nostre società.
La suddetta cultura, purtroppo oggi dominante, parla in modo ossessivo di “diversità”, “non discriminazione”, “rispetto”, ma solo quando si tratta di promuovere azioni e leggi che vanno contro la famiglia, la maternità, la vita umana.

È la stessa intellighenzia autoreferenziale che festeggia ritualmente la Giornata mondiale delle persone con sindrome di Down, chiedendone una volta all’anno la piena “inclusione” (se già nate), ma nel frattempo si adopera perché non ne nascano più.


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