L’eugenetica fa passi da gigante anche in Italia. La
conferma arriva dall’Emilia Romagna, che in un comunicato diffuso
il 6 dicembre sul sito Internet della Regione si vanta dell’introduzione di
nuovi test per la diagnosi prenatale.
Si tratta del cosiddetto Nipt (Non invasive
prenatal testing), che la giunta di centrosinistra guidata da
Stefano Bonaccini presenta come «un test di screening innovativo, non
invasivo (un semplice prelievo di sangue) e sicuro per donna e feto. Che consente di prevedere con un alto
grado di attendibilità alcune alterazioni dei cromosomi, e cioè le trisomie 21
(sindrome di Down), 18 (sindrome di Edwards) e 13 (sindrome di Patau), già
dalla decima settimana di gestazione».
Il comunicato afferma poi che il Nipt ha «una sensibilità e una specificità che
arrivano all’incirca al 100% nell’individuazione del rischio di sindrome di
Down e di trisomia 13, e poco inferiori nella trisomia 18». E prosegue
trionfalmente spiegando che «è l’Emilia Romagna la prima Regione in Italia ad
introdurlo gratuitamente per tutte
le donne residenti in stato di gravidanza, indipendentemente dall’età e dalla
presenza di fattori di rischio».
I nuovi test saranno disponibili su richiesta dal
gennaio 2020, cioè proprio nel mese in cui gli
elettori emiliano-romagnoli saranno chiamati a votare per il rinnovo del
parlamento e della giunta regionali. Inoltre per questo ‘servizio’ ci sarà
«addirittura l’azzeramento dei costi a carico dei cittadini».
In realtà i costi ricadranno su tutti i
cittadini della regione – in particolare sui contribuenti – compresi i
molti che sono comprensibilmente contrari a simili test per la selezione eugenetica e, quindi, all’aborto. Figuriamoci
a finanziarli di tasca propria e sentirsi dire dal proprio presidente che è
tutto gratis.
Andiamo poi all’affermazione, che suona come un
macabro paradosso, secondo cui il Nipt sarebbe «sicuro» per il feto. Va comunque detto che il Nipt è solo il primo gradino
di una procedura che ha comunque all’orizzonte amniocentesi e villocentesi,
quando si vuole la conferma diagnostica di una probabile anomalia cromosomica.
Inoltre, se il Nipt diventerà una routine ospedaliera,
addirittura gratuita, la mentalità eugenetica troverà terreno fertile
per diffondersi ancora di più. Perché, appunto, il Nipt ha il fine di
individuare – con «una sensibilità» di circa il 100%, come afferma con
entusiasmo la Regione Emilia Romagna – i bambini ritenuti difettosi e
perciò da scartare, uccidere, attraverso l’aborto. Come dire che si celebra
l’idea di poter fare a gara con Paesi come l’Islanda e il suo famigerato 100%
virtuale di aborti di bambini con sindrome di Down.
La premessa comune è sempre quella che l’aborto sia un
diritto, perciò parlare di “sicurezza” per i bambini è un’offesa a quei piccoli
che si sono visti e si vedranno togliere la vita nel grembo materno, nonché
all’intelligenza di tutti.
Questi test vengono presentati come uno straordinario
avanzamento del progresso, non vedendo o non volendo vedere che si tratta di un
imbarbarimento e disumanizzazione delle nostre società.
La suddetta cultura, purtroppo oggi dominante, parla in modo ossessivo di “diversità”, “non discriminazione”, “rispetto”, ma solo quando si tratta di promuovere azioni e leggi che vanno contro la famiglia, la maternità, la vita umana.
La suddetta cultura, purtroppo oggi dominante, parla in modo ossessivo di “diversità”, “non discriminazione”, “rispetto”, ma solo quando si tratta di promuovere azioni e leggi che vanno contro la famiglia, la maternità, la vita umana.
È la stessa intellighenzia autoreferenziale che festeggia ritualmente la Giornata mondiale delle persone con sindrome di Down, chiedendone una volta all’anno la piena “inclusione” (se già nate), ma nel frattempo si adopera perché non ne nascano più.
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