Dell’eziologia e della fenomenologia del
coronavirus si conosce ancora troppo poco. Così dicono i competenti. Siamo,
dunque, tutti quanti, ancora avvolti da un velo di ignoranza, circa
l’inizio e, soprattutto, circa le dinamiche di espansione di tale moderna
pestilenza. L’ultima “voce” autorevole del prof. Massimo Galli dell’Ospedale
Sacco di Milano afferma che il contagio si sarebbe innescato in Cina già da
ottobre 2019, che esso genera una polmonite virale, che puo’ portare alla morte
solo soggetti già indeboliti, che molti potrebbero esserne guariti, dopo essere
stati affetti a loro insaputa.
Il rischio di un di ritorno alla giungla. L’informazione esagerata e
contraddittoria
Intanto l’ignoranza ha generato un terrore
di massa, che, nel giro di una settimana, ha gettato il Paese sull’orlo
dello “stato di eccezione”. Lo “stato di
eccezione” è quella condizione sociale e politica nella quale le
consuetudini e le leggi della convivenza sono sospese, nella quale ciascuno
ritorna alla giungla. Persone di fisionomia asiatica sono state picchiate quali
untori. E’ uno stato di violenza di massa potenziale, in cui ciascuno diventa
sovrano di se stesso e del proprio clan, ciascuno si isola dall’altro. Il
diritto viene sospeso, si torna allo stato di natura. Ora, fin lì non siamo
arrivati; ci siamo fermati sull’orlo. E, tuttavia, l’istantanea del
Paese, fotografato nell’ultima settimana di febbraio, ha svelato a noi
stessi la fragilità, la debolezza, la provvisorietà dei nostri
assetti socio-economici e politici e della nostra etica pubblica. Qualche
vescovo vi ha aggiunto l’ennesima lezione sull’umana fralezza. Un flash
accecante nel buio ci ha sorpresi esattamente sull’orlo di quell’abisso. A tale
esito hanno contribuito con gradi di responsabilità diverse la politica, i
mass-media, i singoli cittadini.
Il governo, per primo, ha
suscitato un terrore confuso. I giornali e le TV lo hanno
amplificato a dismisura. “Libero”, il giornale di Vittorio Feltri, ha titolato
domenica 23 febbraio: “Prove tecniche di strage”, parlando della politica del
governo. Giovedì 27 febbraio ha titolato: “Virus, si esagera!”. “La
Repubblica”, “Il Giornale”, “La 7” hanno assunto stilemi e titoli analoghi,
allarmistici, sia quando lanciavano l’allarme sia quando invitavano a non
allarmarsi. Il cortocircuito politica/informazione ha generato correnti di
panico, proprio mentre invitava a non averne.
La cultura grillina. La politica inattendibile e le deleghe all’esterno
Quali le motivazioni profonde di questo
approccio? Si può certamente discutere se i provvedimenti presi – bloccare i
voli diretti, non quelli dai Paesi europei – siano stati efficaci. Se è vera
l’ipotesi che il virus circola in Cina, in Europa e nel mondo da mesi, è
probabile che le misure di blocco delle frontiere, dirette o indirette,
sarebbero state inutili. Mentre all’aeroporto di New York, già il 3 di
febbraio chi veniva dalla Cina era costretto a stare in una fila speciale, il
14 febbraio all’aeroporto di Francoforte – esperienza diretta – sbarcavano/si
imbarcavano e si mischiavano allegramente persone di tutto il mondo, cinesi
compresi. Atterrati a Milano, si era sottoposti velocemente a termometro.
Troppo tardi. Insomma: le frontiere erano già bucate.
Ciò che,
invece, è stato decisamente fatale per la diffusione del panico, all’inizio di
questa gestione impazzita dell’emergenza, è stata la cultura grillina –
di cui Conte-Casalino sono stati corifei – con suoi teoremi e i suoi postulati.
Li sentiamo
raccontare da anni:
·
le istituzioni sono marce e corrotte
dentro, perché sono fondate sulla delega e perciò non sono trasparenti, tendono
a occultare e a mentire.
·
Il Parlamento è un ente inutile.
·
Gli scienziati sono al servizio
delle case farmaceutiche.
·
Il virus è un sottoprodotto della
preparazione alla guerra batteriologica, anzi, la diffusione del coronavirus è
solo l’inizio…
Perciò,
Palazzo Chigi non puo’ essere cabina di regia di nulla.
Ecco perché
il presidente del Consiglio fa le riunioni nella sede della Protezione
civile, che è considerata un soggetto tecnico-amministrativo. Si è
realizzato uno strano cortocircuito, per il quale la politica si è dichiarata di fatto inattendibile e ha rimesso
le proprie responsabilità all’esterno – Protezione civile, Organizzazione
mondiale della Sanità, Istituto superiore di sanità -, sulle quali riversare il
peso delle decisioni, che la politica deve limitarsi a registrare notarilmente.