SE LA LIBERTÀ È A RISCHIO, LA CHIESA INTERVIENE
«La grande lezione del cristianesimo primitivo è stata la libertà di coscienza»: così John Acton condensava l’esperienza delle prime comunità cristiane che, loro malgrado, furono perseguitate proprio perché non accettarono passivamente la sottomissione ai dettami spirituali e morali dell’impero romano il quale pretendeva di controllarne le coscienze o vietandone il culto o pretendendo che esso fosse inserito all’interno del panteismo imperiale.
La storia della Chiesa, dunque,
nasce come spazio di rivendicazione della libertà di coscienza contro
l’imperialismo morale dello Stato che non si accontenta di governare le azioni
dei sudditi, dei cittadini, dei consociati, ma pretende di modellarne le idee,
di forgiarne le menti, di plasmarne le coscienze.
In
fondo, la tragica storia del XX secolo costituisce il più fulgido esempio in
questo senso, cioè non soltanto chiarendo come ad una massiccia de-cristianizzazione
della civiltà occidentale conseguono inevitabilmente regimi di inumana ferocia,
ma per di più che proprio espungendo l’energia cristiana dalla società lo Stato
si auto-idolatra, trovando nel pensiero razziale o in quello classista, (e oggi
in quello genderista) il veicolo preferenziale per degenerare in tirannia.
Alla Chiesa cattolica il ddl
Zan non piace proprio per niente e
per farlo capire senza giri di parole al governo italiano, il Vaticano ha adottato per la prima volta lo
strumento più potente che ha a disposizione: il Concordato.
Il
17 giugno monsignor Paul Richard Gallagher, “ministro degli Esteri” della Santa
Sede, ha consegnato all’ambasciata italiana presso il Vaticano una “nota
verbale”, cioè «nel lessico della diplomazia, una comunicazione formale
preparata in terza persona e non firmata».
«Il ddl Zan viola il Concordato»
Il documento sottolinea che il ddl Zan sul contrasto
all’omotransfobia, approvato alla Camera il 4 novembre e attualmente in
discussione in commissione Giustizia al Senato, viola il Concordato.
Secondo il Corriere, «si tratta di un atto senza precedenti nella storia del rapporto tra i due
Stati, destinato a sollevare polemiche e interrogativi. Mai, infatti, la Chiesa
era intervenuta nell’iter di approvazione di una legge italiana, esercitando le
facoltà previste dai Patti Lateranensi (e dalle loro successive modificazioni,
come in questo caso)».
In
particolare, la nota verbale
sottolinea che alcuni punti del ddl Zan «riducono la libertà garantita alla
Chiesa cattolica dall’articolo 2, commi 1 e 3 dell’accordo di revisione del
Concordato» del 1984. Sono i commi che assicurano alla Chiesa «libertà
di organizzazione, di pubblico esercizio di culto, di esercizio del magistero e
del ministero episcopale» (comma 1); e garantiscono «ai cattolici e alle loro
associazioni e organizzazioni la piena libertà di riunione e di manifestazione
del pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione» (comma
2).
Libertà di pensiero, scuole a rischio
Sotto accusa c’è l’articolo 7 del ddl Zan, che
metterebbe in discussione la “libertà di organizzazione” perché,
scrive il Corriere, «non esenterebbe le scuole private
dall’organizzare attività in occasione della costituenda Giornata nazionale
contro l’omofobia, la lesbofobia e la transfobia». Ritenuto inaccettabile anche il famigerato articolo 4, quello che in teoria
dovrebbe garantire la libertà di espressione, ma che di fatto affida a
un giudice il delicato compito di decidere se le opinioni espresse dai
cittadini italiani possono incitare «al compimento di atti discriminatori e
violenti». In questo caso, sarebbero punite anche con il carcere. L’articolo 4, secondo il Vaticano,
compromette «la libertà di pensiero» dei cattolici. La Santa Sede ha
chiesto dunque al governo italiano di «accogliere le nostre preoccupazioni». E
ora che cosa succede? In teoria, come stabilisce l’articolo 14 del Concordato,
potrebbe essere attivata la commissione paritetica.
Non era mai accaduto prima
Anche il Corriere nota il «salto di
qualità» delle critiche della Chiesa, che in precedenza erano state espresse
in maniera più morbida dalla Cei. «Ma mai si era attivata la diplomazia. Mai lo Stato Vaticano era
andato a bussare alla porta dello Stato Italiano chiedendo conto, direttamente,
di una legge».
Cosa farà ora il governo, soprattutto il premier Mario Draghi, cui la lettera è stata recapitata settimana scorsa, per evitare il clamoroso incidente diplomatico?
Nel frattempo, non ci si può che
felicitare dell’iniziativa forte del Vaticano dal momento che il ddl Zan, come
abbiamo più volte scritto, è una norma liberticida che con la scusa di
combattere la discriminazione introduce nell’ordinamento italiano il
riconoscimento dell’identità di genere, restringendo la libertà di espressione
e introducendo a forza l’ideologia gender nelle scuole.
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Come
Redazione del Crocevia vogliamo ricordare che il crocevia è nato proprio in
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