IL NUOVO MARCHIO D’INFAMIA PER CHI VUOLE RESTARE LIBERO
Da un
articolo di Alfredo Mantovano Tempi 15 giugno 2021
(…) A pandemia non ancora superata, con la devastazione economica a essa seguita, il leader di un importante partito italiano individua quale “priorità” l’approvazione del ddl Zan: perché lo stigma dell’omofobia da mediatico-culturale, sia tradotto in sanzioni penali; e perché in tal modo passi dal mito della discriminazione omotransfobica alla realtà della discriminazione di chi ritiene che la famiglia sia un dato di natura.
L’omofobia è il marchio di infamia per condurre oggi all’esilio sociale,
domani agli arresti, chi non si omologa al verbo dei talk show, delle emergenze
che non esistono, degli esperimenti di disaggregazione di quel poco che
mantiene un profilo strutturato. Nella metà degli anni Settanta, l’indimenticato
Augusto Del Noce enucleava la categoria
del “mito del fascismo”. Egli distingueva tra il fascismo storico e quello
demonologico: il primo, allora un po’ più di oggi, contava su nulla più di
un gruppo di nostalgici; il
secondo costituiva un’arma di esclusione, poiché sovrapponeva alle persone
l’etichetta di fascismo, e con questo le estrometteva da ogni ambito di
confronto, di discussione, di semplice ascolto. Arbitro ultimo di chi meritasse
o meno quella qualifica esiliante era il Partito comunista, o chi, nei vari
ambiti, si esprimeva per conto di quell’area politica.
Quarant’anni
dopo “omofobo” sostituisce “fascista”, e titolato ad adoperarlo nei confronti
del nemico è il mainstream anni 2020, meno strutturato dell’antico Pci:
una galassia che conosce punti di forza nelle redazioni dei media più diffusi,
e individua nella giurisdizione lo strumento attraverso cui stroncare, se
necessario col carcere, non già chi in qualsiasi modo offende una persona
perché omo o transessuale, bensì chi esprime riserve e perplessità per i
cosiddetti nuovi diritti. Il pensiero debole, che ruota attorno alla fluidità
del gender, ha necessità di sanzioni forti, con le quali impedire il dissenso,
pur se civile e ragionato.
È una
pesante cappa su un corpo sociale che non cessa di soffrire le ferite della
pandemia. Così pesante che in occasione della Festa dei lavoratori il tema
dominante, invece delle morti bianche o della tragica dilatazione della
disoccupazione, è stata l’intimazione ad approvare il ddl Zan il prima
possibile!
L’incantesimo
si rompe se si apre la finestra e si guarda alla realtà, mettendo da parte i
consiglieri fraudolenti. Per svegliare il debole Theoden e ricordargli la sua
missione di re non serve tentare la mediazione con Saruman, che non ha nessuna
intenzione di venire a patti: è sufficiente smascherare la schiera dei
Vermilinguo oggi presenti ovunque; raccontare che col testo Zan la posta in
gioco è la libertà, di formazione, di istruzione, scientifica e di opinione; è
convincersi che va fatto adesso e senza complessi.
il link al testo completo
https://www.tempi.it/omofobia-fascismo-ddl-zan-il-pensiero-debole-ci-va-giu-pesante/
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