di LUCETTA SCARAFFIA
Quella che da molti viene
definita un'inedita e pericolosa ingerenza vaticana nella
politica italiana, e quindi una pressione confessionale e oscurantista contro
un progresso del nostro paese in tema di libertà, è invece ben altro. E non
bisogna paragonare questo passo diplomatico alle battaglie combattute
dalla chiesa contro il divorzio e contro l’aborto.
Si tratta infatti di una battaglia nuova: per la libertà di
pensiero e di parola di chi non vuole nelle sue scuole una giornata contro
l’omofobia né rinunciare a dire cosa pensa dell’ideologia molto controversa del
gender.
Una battaglia che non è – come vorrebbero i suoi detrattori –
istigazione all’odio contro gli omosessuali, o i transgender o quanti vogliono
essere classificati come fluidi, ma solo libertà di dire che gli esseri umani, tranne
una minoranza esigua, nascono o donne o uomini.
Dire questo non significa ovviamente che non si possa poi
scegliere il comportamento sessuale, anche in opposizione all’appartenenza
biologica. Significa solo poter affermare una verità che è sotto gli occhi di
tutti, sostenuta anche da laici e da una parte delle femministe. Significa dire che i desideri trovano un
limite nella realtà, e dobbiamo tenerne conto se non vogliamo entrare in
una confusione pericolosa e sterile. Questa posizione ferma e chiara ha stupito
molti, tanto che si è addirittura sospettata una manovra della curia contro il
papa, ritenuto moderno e aperto.
Chi oggi osa un atteggiamento
critico contro l’opinione dominante viene subito etichettato come reazionario,
ottuso e nemico di chi vuole concedere tutto a tutti. Ma anche se questo fosse possibile, dobbiamo ricordare che
libertà significa non solo fare ciò che ci pare, ma anche pensare e accettare
confronti con gli altri. Compreso chi pensa che gli esseri umani sono donne
e uomini, e non giudica necessaria una giornata contro l’omofobia perché il
rispetto si dimostra accettando e ascoltando chi pensa in modo diverso da noi.
La Santa Sede, con la sua
nota, difende la libertà fondamentale: quella di pensiero. Se manca questa – come ha insegnato Hanna Arendt – si cade nel
fanatismo, si accetta la dittatura, si è portati a obbedire a ordini sbagliati.
Non vorremmo che questa legge fosse un
preludio a un mondo dove tutti sono liberi di fare ciò che vogliono, ma sono
obbligati a pensare le stesse cose: quelle definite buone e giuste da un gruppo
al potere.
tratto da il resto del carlino
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