Parola di Conte: “Non riesco a impegnarmi in un progetto nel quale non credo” ! Proprio lui che è passato dalla Lega al Pd senza battere ciglio.
“Faccio tutto per amore del
Movimento, anche essere duro”, preambolo di una lunga lista di luoghi comuni
tipo “ci vuole coraggio” e occorre “uno slancio innovatore” e ovviamente
“trasparenza”. Poi banalità, tipo è un
momento difficile, ci vuole una riforma che diminuisca la pressione fiscale
sulle famiglie, occorre tagliare la burocrazia, modernizzare il paese, evitare
che i benefici siano per la solita élite, con l’aggiunta di una dose di
sentimentalismo immancabile per ringraziare Vito (Crimi). E l’ultima geniale
intuizione: “non è sufficiente imbiancare una
casa che ha bisogno di una profonda ristrutturazione”.
Il prestanome arrivato al governo
con un colpo di fortuna, il conciliatore, il super partes, lo psicoterapeuta
della coppia Salvini Di Maio, il mediatore perfetto si è convinto di essere uno
statista. Mentre Grillo, nel bene e purtroppo soprattutto nel male, è stato anche geniale,
Conte rimane un copiatore di bozze.
Ne resterà uno solo. E così sia!
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