Incontro di Luigi Giussani
con l'associazione culturale Nueva Tierra
Avila, Spagna, 22-24
luglio 1985
Sono
trascorsi trentasei anni dall'ultimo intervento di Luigi Giussani ai raduni
estivi dell'Associazione Culturale Nueva
Tierra, nel luglio del 1985. La sua presenza e soprattutto il suo modo
di parlare appassionato e persuasivo furono la spinta decisiva che determinò l'adesione
di Nueva Tierra, un movimento
nuovo nato dall'amicizia e dalla fecondità pastorale di un gruppo di giovani
sacerdoti di Madrid (fra i quali don Julian Carron), al movimento di Comunione e Liberazione, già presente
in Spagna dalla metà degli anni Settanta.
Proponiamo
alcune di queste pagine che sorprendono per la semplicità e allo stesso tempo per
il carattere sistematico con cui don Giussani propose l'avvenimento cristiano e
il suo metodo, con un linguaggio accessibile a tutti.
(…)
DA PAGINA 21 A PAG.26
DEL LIBRETTO ALLEGATO A TRACCE DELL’OTTOBRE 2010
UNA SOLA NORMA PEDAGOGICA
Nel discorso che ci rivolse il Papa, in occasione della celebrazione dei
trent'anni del movimento, che continua a essere per noi un testo fondamentale, diceva:
«Lo Spirito Santo, per continuare con
l'uomo di oggi il dialogo iniziato da Dio in Cristo e portato avanti nel corso di
tutta la storia cristiana, ha suscitato nella Chiesa contemporanea il fiorire
di molteplici movimenti ecclesiastici. Sono un segno di libertà di forme,
in cui si realizza l'unica Chiesa, e rappresentano una novità sicura, che deve
ancora essere apprezzata in modo adeguato in tutta la sua positiva efficacia
per il Regno di Dio che agisce oggi nella storia».
Ho letto questo passaggio perché è impressionante quello che dice il
Papa. Prestate attenzione: «per continuare il dialogo con l'uomo iniziato da
Dio nella persona di Cristo». È proprio quello che abbiamo detto prima!
Come possiamo incontrare Cristo oggi? Che cosa vuol dire "incontrare Cristo"? Vuole dire
incontrare "qualcosa", una realtà, un fatto, una presenza che tocca
il cuore, che colpisce il nostro cuore.
Ma allora, quando è che rimane colpito il nostro cuore? Nel momento in cui
qualcuno si imbatte in "qualcosa" che, pur non avendolo previsto, corrisponde
alla sua natura autentica, corrisponde alla sua esigenza più profonda, forse
fino a quel momento inconsapevole.Quando il cuore di un uomo rimane segnato da questo incontro, seppure
in maniera confusa o passeggera, non può più tornare indietro! Può rispondere o non aderire, ma non sarà mai come prima di quell'incontro,
perché, in quel momento, ha visto o sentito qualcosa, un accento autentico e
vivo dal punto di vista umano, e ha intuito che la fede c'entra veramente con
la vita.
Quindi, come è possibile incontrare
Cristo oggi? Il Papa risponde dicendo
che lo strumento di cui si serve lo Spirito è l'incontro con una compagnia
di questo tipo. Che cosa definisce
tale compagnia? Il riconoscimento di Cristo presente in mezzo a noi e il desiderio di comprendere qual è il suo
messaggio per la vita, il desiderio di capire cosa ci vuole dire per vivere
meglio e cosa può portare Cristo alla società e al mondo.
Cosa disse Cristo ai primi che
rimasero colpiti da Lui? Disse loro: «Venite con me, seguitemi». La differenza, tra quelli che avevano
intuito che era un uomo eccezionale e il resto del popolo, è che il resto della
gente rimaneva stupita, ma poi se ne andava. Mentre «alcuni rimasero con Lui».
Questo è il primo fattore metodologico
che abbiamo sempre affermato: se ti
ha colpito un accento di umanità nuovo (altrimenti non saresti qui), quello che
devi fare è seguire. Seguire significa
impostare tutta la tua vita guidato dalle provocazioni, dai giudizi, dalle
indicazioni e dall'esempio di questa compagnia, per arrivare a capire con certezza
chi è Cristo, per giungere alla certezza della fede; per sperimentare una vita
diversa, per verificare che la tua vita diventa diversa, nuova, per comprendere
che la fede in Cristo ricolma la nostra vita di allegria. Altrimenti,
l'allegria è impossibile. Anche l'allegria è un miracolo.
Per comprendere tutto questo basta fare una cosa molto semplice e molto
grande allo stesso tempo - semplice e grande - che sta solo nel seguire quelli
che ti hanno colpito, seguire la compagnia che avete incontrato. (…)
Il cammino che vi propongo conduce a questa pienezza di vita. Non è
necessario, tuttavia, entrare in dettaglio su ciò che è necessario fare, anche
se più avanti vi segnalerò alcuni punti. Ciò che conta è
solo una cosa, a cui si riduce tutta la pedagogia di Cristo: «Vieni con
me», cioè, «Seguimi». Quando passò e vide Matteo seduto al banco delle imposte,
si fermò e guardò il "mafioso" che era lì e gli disse: «Seguimi». E
Matteo non potè fare a meno di alzarsi e seguirlo.
Una pedagogia è tanto più intelligente quanto più è concreta e quanto
più è implicita, cioè, quando agisce a livello implicito e, allo stesso tempo,
è concreta, pratica. Per questo non esiste nessuna norma pedagogica più
efficace, né più intelligente di questa: «Seguimi».
Che cosa fa la natura perché un bambino cresca? Lo inserisce
nell'ambito di una compagnia e allora, man mano che passano il tempo, i giorni,
gli anni... quasi senza che il bambino se ne accorga, diventa se stesso. Il padre
e la madre non mettono a sedere il bambino di fronte a una cattedra per
spiegargli tutto quello che deve fare, ma lui impara semplicemente vivendo con i suoi genitori. Il bambino - con gli occhi
aperti, ascoltando e vivendo - impara.
È così che si cresce nella fede! Questo è il cammino: bisogna seguire.
Non è mai successo che uno che avesse già iniziato un buon cammino per essere
migliore, per diventare se stesso, abbia dovuto poi abbandonarlo; chiunque
intraprende un buon cammino e poi lo abbandona perde qualcosa di se stesso, non
raggiunge la pienezza, rinuncia a essere migliore.
È necessario seguire perfino quando non si capisce!... cercando, questo
sì, di capirne le ragioni. Perché occorre
seguire umanamente, come uomini, cioè con intelligenza. Ebbene, se si
seguono solo quelle cose che sono già state capite, allora finiamo per seguire
noi stessi e non la compagnia. Si deve seguire anche quando non se ne ha
voglia. Perché un gusto rinnovato, gioioso, allegro, arriverà penetrando la nebbia
dei nostri momenti più bui, l'oscurità della nostra mancanza di interesse e
sofferenza. Prima di essere grandi, siamo piccoli. E quando siamo piccoli non capiamo
né apprezziamo le stesse cose di quando siamo grandi. Per questo, seguire - la
prima regola fondamentale - è una legge che abbraccia la vita intera.
Seguire la compagnia. Si tratta di seguire la compagnia poiché è
"guidata", perché non sono i compagni in quanto tali che ti hanno
fatto intuire certe cose, ma il sentimento che ti unisce a loro nasce dal fatto
che ti hanno comunicato qualcosa che, a loro volta, hanno ricevuto da altri.
Seguire, innanzitutto, chi è responsabile del gruppo, sacerdote o no
che sia. Dico "o no" perché sfortunatamente la maggioranza di noi è
senza sacerdote. Si tratta di seguire chi chiaramente è "migliore", più maturo. Ricordate che
abbandonare la compagnia perché uno è stanco o perché non capisce equivale
sempre, in ogni caso, a peggiorare.
Questa prima grande norma, questa prima
regola fondamentale, ci introduce al fatto che la vita dell'uomo deve seguire
Cristo, e per seguire Cristo si segue la compagnia.
Qual è quindi la prima
conseguenza che impariamo, e che è, allo stesso tempo, il primo bisogno per
una vita ragionevole, per una vita intensa dal punto di vista affettivo? Che non
ci sembra più strano pregare. La
preghiera è la prima caratteristica di una compagnia così, e qui la parola
preghiera perde tutto il suo contenuto intimista e beato. È appartenendo a
questa compagnia che si impara veramente la preghiera cristiana. La preghiera
cristiana è ben diversa dalla preghiera dell'uomo naturale. Consiste
soprattutto nel riconoscere la presenza di Cristo. Come nel caso degli apostoli
che uscivano di casa la mattina per andare a trovarlo, ad ascoltarlo. Come si
chiama il contenuto della preghiera che è tipico del cristiano?
Si chiama "memoria". La preghiera cristiana è diventare consapevoli
della sua presenza, oh Cristo! Quindi, non occorrono pensieri o sentimenti particolari,
parole particolari e neppure gesti particolari. Ma la coscienza della sua
presenza diventa il contenuto della mia coscienza. Perché Tu sei tutto per me. Tu sei tutto per l'uomo. Tu sei la via, la verità
e la vita. Tu sei la vita! È per questo che l'essenza della preghiera cristiana
consiste nel riconoscere questa presenza. È pensare a questa presenza, cosa che
uno può fare in autobus, in treno, a scuola, a casa. Questa memoria, d'altra parte, non può smettere di aprirci, totalmente,
alla vera natura della preghiera di ogni uomo, alla comprensione della preghiera
dell'uomo naturale.
L'essenza della preghiera, comune a
tutti gli uomini, è la domanda.
L'uomo è un essere povero, che ha fame e sete di felicità. E, come gli
affamati, mendica il suo nutrimento. Per questo la mendicanza è la natura
stessa dell'uomo. E l'espressione della nostra povertà è la domanda. L'uomo non
è capace se non di domandare. La ricchezza dell'uomo consiste nel
"domandare" a colui che crea, al Creatore. Così la memoria di Cristo,
la coscienza della sua presenza, non può esprimersi se non come domanda.
Quale domanda? «Vieni Signore!», in altre parole, «fa' che possa conoscerti,
ascoltarti, che io viva in te, che io realizzi tutto secondo la verità e
l'affetto che vengono da Te». Anche quando uno si trova immerso nell'oscurità più totale, quando si è
sbagliato un migliaio di volte, c'è una cosa che sempre può fare: chiedere,
mendicare. E non esiste nulla che possa calmare il cuore dell'uomo, che
rassereni l'uomo, come la preghiera. Sant'Agostino
diceva che la preghiera è "ascentsio mentis in Deum" (elevare
la mente a Dio), vale a dire, essere coscienti di Dio. E questo per il
cristiano equivale al fatto che Dio si è incarnato in una presenza umana: Gesù Cristo.
E davanti a Cristo, che cosa si fa?
San Tommaso definisce la preghiera cristiana in una forma molto
intelligente ed esistenziale quando afferma
che la preghiera è "la richiesta a Dio di cose giuste". Dovremmo domandarci allora quali siano queste cose giuste, l'unica cosa importante? La nostra felicità:
capire, amare, compiere il bene... Perché fare il bene vuole dire goderne, essere più felici! Perché amare
in maniera giusta implica difatti un sacrificio, ma che dà un gusto molto più
grande!
All'inizio della nostra storia, mi proposi di citare sempre una frase del
Vangelo: «Chi mi segue avrà la vita
eterna e il centuplo quaggiù». In altre parole, noi desideriamo il centuplo, una vita più piena sulla terra.
Questo è lo scopo della nostra domanda. Per questo con grande facilità la
nostra preghiera diventa un fatto normale e quotidiano, e così matura
gradualmente.
C'è un gesto che vale di più di
tanti altri, in cui Cristo ci viene incontro in maniera eccezionale. Un
gesto che è, precisamente, memoria di Cristo, coscienza della sua presenza. Un
gesto il cui significato totale è proprio domandare a Cristo. Questo gesto è il
sacramento della Confessione e
dell'Eucaristia, in particolare. Nella nostra compagnia, la preghiera tende
a diventare così importante come respirare, e i suoi pilastri sono questi due
sacramenti. Per molti anni non parlai né della Confessione né dell'Eucaristia
ai miei primi gruppi. Eppure, tutti si confessavano e ricevevano la comunione
tutti i giorni, anche se non ne avevo mai parlato!
Questo perché avevano capito
cos'è veramente la confessione, che non è un semplice calcolo degli errori e
dei peccati, ma la forma più intelligente di domandare. Quindi, il fascino
profondo della confessione e l'esercizio della semplicità profonda che questa
comporta, equivale a lasciare che Cristo entri nella vita di ognuno di noi.
Quando andiamo a confessarci, esprimiamo il bisogno che abbiamo di Cristo.
L'ultima conseguenza di questo valore della preghiera - che tanti hanno
capito e vissuto in modo semplice - è il valore
supremo dell'espressione umana, che si chiama "offerta". Perché
"offrire" a Dio qualcosa, un gesto - e tutta la vita può essere
offerta! - significa riconoscere che la sostanza di tutto è Cristo, e che tutto
quello che si fa, in qualsiasi momento, è perché Cristo si manifesti in tutto.
In questo primo incontro con voi, volevo dire che
- la
regola fondamentale, la norma pedagogica fondamentale, è seguire quello che abbiamo incontrato,
la compagnia guidata, e che questo getta le fondamenta dell'esperienza di
una grande amicizia, perché la vera amicizia è una compagnia guidata al
Destino. Il Destino ci è venuto
incontro facendosi uomo: Cristo. Seguendo questa compagnia si impara a
conoscere Cristo e, con il tempo, Cristo diventa una presenza familiare per
noi. E si ama Cristo, anche quando ci sbagliamo più di
prima!
- In
secondo luogo, la conseguenza di
questa relazione con Cristo è che la nostra vita acquisisce un'unità
profonda, il cui respiro è la preghiera.
- La preghiera cristiana come memoria: «Fate questo in memoria di
me».Che cosa
significa "questo"? Tutto.
- La coscienza della presenza di Cristo
mi spinge a domandare a Lui: la preghiera
è domanda!... chiedere che Lui venga. E tutto questo culmina nel
sacramento della confessione e dell’eucaristia.
- In questo modo, la conseguenza ultima è che la vita diventa un'offerta. È la
suprema espressione dell'intelligenza. Offrire la vita significa riconoscere
che la sostanza di tutto è Cristo. E Lui è anche il culmine
dell'affettività, del cuore. Offrire
significa desiderare, volere, domandare che Cristo si manifesti attraverso
di noi in tutto ciò che ci circonda.
Questo è l'inizio del Nuovo Mondo. Una compagnia umana in cui l'amicizia di Cristo
diventa gradualmente tutto.
Da una parte, il cammino è sicuro e semplice: la compagnia. Non ci sono
dettagli particolari da imparare. Si impara per osmosi.
E dall'altra, la vita acquisisce un'unità, dal suo interno, dalla sua
radice più profonda, dal suo cuore.
Illustrerò in seguito le conseguenze di tutto questo. Ma quello che ho
descritto è l'uomo nuovo. Un soggetto nuovo che è entrato nel mondo. L'uomo che
riconosce che Dio è venuto al mondo ed è diventato una realtà a lui familiare.
E questo è proprio quello che il mondo non riesce a tollerare: che Dio sia
diventato familiare alla vita di noi uomini.