Di Sinodo dei Vescovi Italiani si parla su giornali e in
simposi.
Il problema? Mancano i cristiani
A ll'Ergife di Roma i vescovi italiani riuniti in assemblea generale hanno discusso del Sinodo per l'Italia (pardon, del “cammino sinodale”). Costretti dal Papa a interrogarsi sul problema e ad avviare il processo (avrebbero, nella stragrande maggioranza, preferito occuparsi d'altro), hanno ascoltato relazioni e proposte, tra applausi e convinti sorrisi.
Al Popolo di Dio, però, del cammino sinodale non è giunto nulla. Non se ne parla, il tema non attira l'attenzione, al di là di quei gruppetti laici che sovente reggono le parrocchie. Troppo poco per gli obiettivi più o meno dichiarati, che sono quelli di ridare freschezza a un annuncio un po' troppo spento. Il problema, forse, è che manca la materia prima: quel popolo oggi è ridotto, anche in Italia, a minoranza. Sì, certo, tutti o quasi si dichiarano cattolici, ma tra questi la maggioranza è cattolica nel senso di andare a messa il giorno di Natale (anzi, a mezzanotte perché è tradizione).
“Aggiornare” e “rinfrescare” sono verbi bellissimi,
soprattutto se si tratta di rilanciare la missione della Chiesa. Ma se le
chiese sono frequentate perlopiù da over settantenni (al di là di pregevoli
eccezioni) ogni discorso su sinodi e rilanci rischia di restare limitato ai
giornali e alle assemblee episcopali. (mat.mat) (ilfoglio)
"Ci si lamenta perché la grande massa dei fedeli dimostra in linea generale troppo poco interesse per le faccende del sinodo. Confesso che a me questo riserbo sembra sia piuttosto un segno di salute. Cristianamente, cioè per la causa propriamente intesa dal Nuovo Testamento, non si è cioè combinato molto se degli uomini discutono in maniera appassionata fra di loro dei problemi del sinodo, così come uno non diventa uno sportivo perché si occupa fondo della struttura del comitato olimpico".
(Joseph
Ratzinger - e Hans Maier -, Democrazia nella Chiesa, testo del 1970, rivisitato
nel 2005, Queriniana.)
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