sabato 27 novembre 2021

IL VERO MIRACOLO DELLA VITA

 di Mons. Massimo Camisasca

Ho 75 anni. La vecchiaia per decenni e decenni sembra una realtà molto lontana. Poi, a un certo punto, essa “scoppia”, come ebbe a dire una volta  don Giussani. Gli avvertimenti possono essere di diversa natura: io, oggi, mentre scrivo, so che la mia salute è buona, vivo ancora giornate molto intense in questi ultimi mesi del mio ministero episcopale.

Ma, nello stesso tempo, so che le mie forze non sono più le stesse di prima, così la mia memoria. Devo perciò modulare, seppur lentamente, la quantità dei miei impegni e non strafare, come tante volte nella vita sono stato tentato.

Come custodire tutto il bene ricevuto in una vita cosi lunga? In primo luogo assegnando alla preghiera e al silenzio un posto tranquillo e sicuro all'inizio della giornata. Non è assolutamente detto che tutto il bene ricevuto in una vita intera ci accompagni fino all’ultimo giorno. Non è detto che dopo aver tanto lottato non si corra la tentazione della resa.

La vigilanza è una virtù che ci deve accompagnare ogni giorno, che ogni giorno deve rinnovarsi. Essa coincide con la riscoperta quotidiana dell'amore di Cristo per noi e della nostra risposta di amore a lui.

Oggi sento molto più acutamente che nel passato il peso dei miei peccati, la gravità delle mie colpe, la stupidità dei miei tradimenti, la banalità e superficialità di alcune mie scelte. L’unico rimedio a tutto ciò è il passaggio da un amore intellettuale a un amore reale. Ho passato tutta la mia vita a parlare di Cristo e anche dell'amore di Cristo per me, per noi, e della necessità di una nostra risposta. Ma una cosa è parlare, un'altra è vivere. L' amore può essere comandato fino a un certo punto. Esso deve sgorgare da noi, dal nostro cuore, come libera risposta ad una elezione gratuitamente ricevuta.

Oltre al silenzio e alla preghiera, a questa età deve continuare la lettura e la meditazione. Mi pesa non poter più leggere come un tempo. Sia per ragioni di stanchezza che di vista e di memoria. Comunque sia, fino a che potrò non abbandonerò la parola scritta e cercherò anche nella mia scrittura di rispondere alla grazia che mi ha preceduto.

C'è poi l'esercizio della parola parlata, che ha attraversato tutti i miei giorni con un'abbondanza straordinaria. Infinite sono state le occasioni in cui mi è stato chiesto di parlare, infiniti i temi. Sono contento di avere aiutato tante persone con la mia parola. Nello stesso tempo, non posso nascondere il desiderio di penitenza che nasce dal fatto di avere talvolta parlato troppo, senza una adeguata attenzione a chi avevo di fronte.

Oltre che dalla parola, la mia vita è stata graziata da un numero considerevole di amicizie. Ritengo l'amicizia una fioritura della vita sacramentale. I sacramenti non solo ci rendono partecipi della vita di Cristo nella sua radice, ma anche plasmano a poco a poco la nostra esistenza, il nostro cuore, la nostra mente, purificandoci dalle scorie di male che abitano anche le vite più luminose. L'amicizia è una grande educazione alla verginità, a non possedere nulla dell'altro, a godere della sua presenza e del suo consiglio, a non pretendere mai, a perdonare sempre, a camminare insieme verso Dio.

Senza la grazia dei sacramenti la nostra esistenza sarebbe condannata alla tristezza della decadenza. E molto evidente che non siamo capaci di rialzarci da noi stessi. Che con le sole nostre forze  non riusciamo a vincere il male e a perseguire il bene.

È  l'opera di Dio in noi il vero miracolo della vita, il suo continuo lavoro di lima, di pialla, di scalpello, che sa trarre dalla nostra bruttezza un capolavoro di bellezza.

I doni che ho ricevuto da Dio sono molteplici, ma tutti intrecciati tra loro. Penso ai doni del Battesimo e dell'Eucarestia che ho ricevuto per opera dell'educazione cristiana, dei miei genitori. Penso al dono dell'incontro con don Giussani e a tutto ciò che ne è nato: l'apertura ad una vita più piena che ho ottenuto seguendolo, il sacerdozio, la nascita e lo sviluppo della Fraternità san Carlo. Infine il dono dell'episcopato, ricevuto da Dio attraverso Benedetto XVI. Gli anni vissuti a Reggio Emilia mi hanno dato la conferma di una speciale vicinanza di Dio alla mia povera persona. Non potremo mai restituire nulla di proporzionato rispetto a quanto abbiamo ricevuto da lui.

Ora, spero, mi attendono i mesi e gli anni dell'offerta: una nuova, misteriosa tappa che sono desideroso di scoprire.

 

 

 

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