mercoledì 24 novembre 2021

VERITÀ DI DIO, VERITÀ DELL'UOMO

 Incontro di Luigi Giussani con l'associazione culturale Nueva Tierra

Avila, Spagna, 22-24 luglio 1985

Sono trascorsi trentasei anni dall'ultimo intervento di Luigi Giussani ai raduni estivi dell'Associazione Culturale Nueva Tierra, nel luglio del 1985. La sua presenza e soprattutto il suo modo di parlare appassionato e persuasivo furono la spinta decisiva che determinò l'adesione di Nueva Tierra, un movimento nuovo nato dall'amicizia e dalla fecondità pastorale di un gruppo di giovani sacerdoti di Madrid (fra i quali don Julian Carron), al movimento di Comunione e Liberazione, già presente in Spagna dalla metà degli anni Settanta.

Proponiamo alcune di queste pagine che sorprendono per la semplicità e allo stesso tempo per il carattere sistematico con cui don Giussani propose l'avvenimento cristiano e il suo metodo, con un linguaggio accessibile a tutti.

(…)

DA PAGINA 21 A PAG.26 DEL LIBRETTO ALLEGATO A TRACCE DELL’OTTOBRE 2010

 

UNA SOLA NORMA PEDAGOGICA

Nel discorso che ci rivolse il Papa, in occasione della celebrazione dei trent'anni del movimento, che continua a essere per noi un testo fondamentale, diceva: «Lo Spirito Santo, per continuare con l'uomo di oggi il dialogo iniziato da Dio in Cristo e portato avanti nel corso di tutta la storia cristiana, ha suscitato nella Chiesa contemporanea il fiorire di molteplici movimenti ecclesiastici. Sono un segno di libertà di forme, in cui si realizza l'unica Chiesa, e rappresentano una novità sicura, che deve ancora essere apprezzata in modo adeguato in tutta la sua positiva efficacia per il Regno di Dio che agisce oggi nella storia».

Ho letto questo passaggio perché è impressionante quello che dice il Papa. Prestate attenzione: «per continuare il dialogo con l'uomo iniziato da Dio nella persona di Cristo». È proprio quello che abbiamo detto prima!

Come possiamo incontrare Cristo oggi? Che cosa vuol dire "incontrare Cristo"? Vuole dire incontrare "qualcosa", una realtà, un fatto, una presenza che tocca il cuore, che colpisce il nostro cuore.

Ma allora, quando è che rimane colpito il nostro cuore? Nel momento in cui qualcuno si imbatte in "qualcosa" che, pur non avendolo previsto, corrisponde alla sua natura autentica, corrisponde alla sua esigenza più profonda, forse fino a quel momento inconsapevole.Quando il cuore di un uomo rimane segnato da questo incontro, seppure in maniera confusa o passeggera, non può più tornare indietro! Può rispondere o non aderire, ma non sarà mai come prima di quell'incontro, perché, in quel momento, ha visto o sentito qualcosa, un accento autentico e vivo dal punto di vista umano, e ha intuito che la fede c'entra veramente con la vita.

Quindi, come è possibile incontrare Cristo oggi? Il Papa risponde dicendo che lo strumento di cui si serve lo Spirito è l'incontro con una compagnia di questo tipo. Che cosa definisce tale compagnia? Il riconoscimento di Cristo presente in mezzo a noi e il desiderio di comprendere qual è il suo messaggio per la vita, il desiderio di capire cosa ci vuole dire per vivere meglio e cosa può portare Cristo alla società e al mondo.

 Cosa disse Cristo ai primi che rimasero colpiti da Lui? Disse loro: «Venite con me, seguitemi». La differenza, tra quelli che avevano intuito che era un uomo eccezionale e il resto del popolo, è che il resto della gente rimaneva stupita, ma poi se ne andava. Mentre «alcuni rimasero con Lui».

Questo è il primo fattore metodologico che abbiamo sempre affermato: se ti ha colpito un accento di umanità nuovo (altrimenti non saresti qui), quello che devi fare è seguire. Seguire significa impostare tutta la tua vita guidato dalle provocazioni, dai giudizi, dalle indicazioni e dall'esempio di questa compagnia, per arrivare a capire con certezza chi è Cristo, per giungere alla certezza della fede; per sperimentare una vita diversa, per verificare che la tua vita diventa diversa, nuova, per comprendere che la fede in Cristo ricolma la nostra vita di allegria. Altrimenti, l'allegria è impossibile. Anche l'allegria è un miracolo.

Per comprendere tutto questo basta fare una cosa molto semplice e molto grande allo stesso tempo - semplice e grande - che sta solo nel seguire quelli che ti hanno colpito, seguire la compagnia che avete incontrato. (…)

Il cammino che vi propongo conduce a questa pienezza di vita. Non è necessario, tuttavia, entrare in dettaglio su ciò che è necessario fare, anche se più avanti vi segnalerò alcuni punti. Ciò che conta è solo una cosa, a cui si riduce tutta la pedagogia di Cristo: «Vieni con me», cioè, «Seguimi». Quando passò e vide Matteo seduto al banco delle imposte, si fermò e guardò il "mafioso" che era lì e gli disse: «Seguimi». E Matteo non potè fare a meno di alzarsi e seguirlo.

Una pedagogia è tanto più intelligente quanto più è concreta e quanto più è implicita, cioè, quando agisce a livello implicito e, allo stesso tempo, è concreta, pratica. Per questo non esiste nessuna norma pedagogica più efficace, né più intelligente di questa: «Seguimi».

Che cosa fa la natura perché un bambino cresca? Lo inserisce nell'ambito di una compagnia e allora, man mano che passano il tempo, i giorni, gli anni... quasi senza che il bambino se ne accorga, diventa se stesso. Il padre e la madre non mettono a sedere il bambino di fronte a una cattedra per spiegargli tutto quello che deve fare, ma lui impara semplicemente vivendo con i suoi genitori. Il bambino - con gli occhi aperti, ascoltando e vivendo - impara.

È così che si cresce nella fede! Questo è il cammino: bisogna seguire. Non è mai successo che uno che avesse già iniziato un buon cammino per essere migliore, per diventare se stesso, abbia dovuto poi abbandonarlo; chiunque intraprende un buon cammino e poi lo abbandona perde qualcosa di se stesso, non raggiunge la pienezza, rinuncia a essere migliore.

È necessario seguire perfino quando non si capisce!... cercando, questo sì, di capirne le ragioni. Perché occorre seguire umanamente, come uomini, cioè con intelligenza. Ebbene, se si seguono solo quelle cose che sono già state capite, allora finiamo per seguire noi stessi e non la compagnia. Si deve seguire anche quando non se ne ha voglia. Perché un gusto rinnovato, gioioso, allegro, arriverà penetrando la nebbia dei nostri momenti più bui, l'oscurità della nostra mancanza di interesse e sofferenza. Prima di essere grandi, siamo piccoli. E quando siamo piccoli non capiamo né apprezziamo le stesse cose di quando siamo grandi. Per questo, seguire - la prima regola fondamentale - è una legge che abbraccia la vita intera.

Seguire la compagnia. Si tratta di seguire la compagnia poiché è "guidata", perché non sono i compagni in quanto tali che ti hanno fatto intuire certe cose, ma il sentimento che ti unisce a loro nasce dal fatto che ti hanno comunicato qualcosa che, a loro volta, hanno ricevuto da altri.

Seguire, innanzitutto, chi è responsabile del gruppo, sacerdote o no che sia. Dico "o no" perché sfortunatamente la maggioranza di noi è senza sacerdote. Si tratta di seguire chi chiaramente è "migliore", più maturo. Ricordate che abbandonare la compagnia perché uno è stanco o perché non capisce equivale sempre, in ogni caso, a peggiorare.

Questa prima grande norma, questa prima regola fondamentale, ci introduce al fatto che la vita dell'uomo deve seguire Cristo, e per seguire Cristo si segue la compagnia.

Qual è quindi la prima conseguenza che impariamo, e che è, allo stesso tempo, il primo bisogno per una vita ragionevole, per una vita intensa dal punto di vista affettivo? Che non ci sembra più strano pregare. La preghiera è la prima caratteristica di una compagnia così, e qui la parola preghiera perde tutto il suo contenuto intimista e beato. È appartenendo a questa compagnia che si impara veramente la preghiera cristiana. La preghiera cristiana è ben diversa dalla preghiera dell'uomo naturale. Consiste soprattutto nel riconoscere la presenza di Cristo. Come nel caso degli apostoli che uscivano di casa la mattina per andare a trovarlo, ad ascoltarlo. Come si chiama il contenuto della preghiera che è tipico del cristiano?

Si chiama "memoria". La preghiera cristiana è diventare consapevoli della sua presenza, oh Cristo! Quindi, non occorrono pensieri o sentimenti particolari, parole particolari e neppure gesti particolari. Ma la coscienza della sua presenza diventa il contenuto della mia coscienza. Perché Tu sei tutto per me. Tu sei tutto per l'uomo. Tu sei la via, la verità e la vita. Tu sei la vita! È per questo che l'essenza della preghiera cristiana consiste nel riconoscere questa presenza. È pensare a questa presenza, cosa che uno può fare in autobus, in treno, a scuola, a casa. Questa memoria, d'altra parte, non può smettere di aprirci, totalmente, alla vera natura della preghiera di ogni uomo, alla comprensione della preghiera dell'uomo naturale.

L'essenza della preghiera, comune a tutti gli uomini, è la domanda.

L'uomo è un essere povero, che ha fame e sete di felicità. E, come gli affamati, mendica il suo nutrimento. Per questo la mendicanza è la natura stessa dell'uomo. E l'espressione della nostra povertà è la domanda. L'uomo non è capace se non di domandare. La ricchezza dell'uomo consiste nel "domandare" a colui che crea, al Creatore. Così la memoria di Cristo, la coscienza della sua presenza, non può esprimersi se non come domanda.

Quale domanda? «Vieni Signore!», in altre parole, «fa' che possa conoscerti, ascoltarti, che io viva in te, che io realizzi tutto secondo la verità e l'affetto che vengono da Te». Anche quando uno si trova immerso nell'oscurità più totale, quando si è sbagliato un migliaio di volte, c'è una cosa che sempre può fare: chiedere, mendicare. E non esiste nulla che possa calmare il cuore dell'uomo, che rassereni l'uomo, come la preghiera. Sant'Agostino diceva che la preghiera è "ascentsio mentis in Deum" (elevare la mente a Dio), vale a dire, essere coscienti di Dio. E questo per il cristiano equivale al fatto che Dio si è incarnato in una presenza umana: Gesù Cristo. E davanti a Cristo, che cosa si fa?

San Tommaso definisce la preghiera cristiana in una forma molto intelligente ed esistenziale quando afferma che la preghiera è "la richiesta a Dio di cose giuste". Dovremmo domandarci allora quali siano queste cose giuste, l'unica cosa importante? La nostra felicità: capire, amare, compiere il bene... Perché fare il bene vuole dire goderne, essere più felici! Perché amare in maniera giusta implica difatti un sacrificio, ma che dà un gusto molto più grande!

All'inizio della nostra storia, mi proposi di citare sempre una frase del Vangelo: «Chi mi segue avrà la vita eterna e il centuplo quaggiù». In altre parole, noi desideriamo il centuplo, una vita più piena sulla terra. Questo è lo scopo della nostra domanda. Per questo con grande facilità la nostra preghiera diventa un fatto normale e quotidiano, e così matura gradualmente.

C'è un gesto che vale di più di tanti altri, in cui Cristo ci viene incontro in maniera eccezionale. Un gesto che è, precisamente, memoria di Cristo, coscienza della sua presenza. Un gesto il cui significato totale è proprio domandare a Cristo. Questo gesto è il sacramento della Confessione e dell'Eucaristia, in particolare. Nella nostra compagnia, la preghiera tende a diventare così importante come respirare, e i suoi pilastri sono questi due sacramenti. Per molti anni non parlai né della Confessione né dell'Eucaristia ai miei primi gruppi. Eppure, tutti si confessavano e ricevevano la comunione tutti i giorni, anche se non ne avevo mai parlato!

Questo perché avevano capito cos'è veramente la confessione, che non è un semplice calcolo degli errori e dei peccati, ma la forma più intelligente di domandare. Quindi, il fascino profondo della confessione e l'esercizio della semplicità profonda che questa comporta, equivale a lasciare che Cristo entri nella vita di ognuno di noi. Quando andiamo a confessarci, esprimiamo il bisogno che abbiamo di Cristo.

L'ultima conseguenza di questo valore della preghiera - che tanti hanno capito e vissuto in modo semplice - è il valore supremo dell'espressione umana, che si chiama "offerta". Perché "offrire" a Dio qualcosa, un gesto - e tutta la vita può essere offerta! - significa riconoscere che la sostanza di tutto è Cristo, e che tutto quello che si fa, in qualsiasi momento, è perché Cristo si manifesti in tutto.

In questo primo incontro con voi, volevo dire che

  1.  la regola fondamentale, la norma pedagogica fondamentale, è seguire quello che abbiamo incontrato, la compagnia guidata, e che questo getta le fondamenta dell'esperienza di una grande amicizia, perché la vera amicizia è una compagnia guidata al Destino. Il Destino ci è venuto incontro facendosi uomo: Cristo. Seguendo questa compagnia si impara a conoscere Cristo e, con il tempo, Cristo diventa una presenza familiare per noi. E si ama Cristo, anche quando ci sbagliamo più di prima!
  1. In secondo luogo, la conseguenza di questa relazione con Cristo è che la nostra vita acquisisce un'unità profonda, il cui respiro è la preghiera.
  2. La preghiera cristiana come memoria: «Fate questo in memoria di me».Che cosa significa "questo"? Tutto.
  1. La coscienza della presenza di Cristo mi spinge a domandare a Lui: la preghiera è domanda!... chiedere che Lui venga. E tutto questo culmina nel sacramento della confessione e dell’eucaristia.
  2. In questo modo, la conseguenza ultima è che la vita diventa un'offerta. È la suprema espressione dell'intelligenza. Offrire la vita significa riconoscere che la sostanza di tutto è Cristo. E Lui è anche il culmine dell'affettività, del cuore. Offrire significa desiderare, volere, domandare che Cristo si manifesti attraverso di noi in tutto ciò che ci circonda.

Questo è l'inizio del Nuovo Mondo. Una compagnia umana in cui l'amicizia di Cristo diventa gradualmente tutto.

Da una parte, il cammino è sicuro e semplice: la compagnia. Non ci sono dettagli particolari da imparare. Si impara per osmosi.

E dall'altra, la vita acquisisce un'unità, dal suo interno, dalla sua radice più profonda, dal suo cuore.

 Illustrerò in seguito le conseguenze di tutto questo. Ma quello che ho descritto è l'uomo nuovo. Un soggetto nuovo che è entrato nel mondo. L'uomo che riconosce che Dio è venuto al mondo ed è diventato una realtà a lui familiare. E questo è proprio quello che il mondo non riesce a tollerare: che Dio sia diventato familiare alla vita di noi uomini.

 

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