sabato 15 aprile 2023

FARNETICANTI E CRIMINALI LE AFFERMAZIONI SU SAN GIOVANNI PAOLO II

 

ACCUSE ASSURDE E INFAMANTI

 


Pensate che cosa sarebbe accaduto se qualcuno fosse andato in televisione ad affermare, sulla base di un “sentito dire” proveniente da una fonte anonima e senza lo straccio di un riscontro o testimonianza anche soltanto di terza mano, che vostro padre o vostro nonno di notte usciva di casa e insieme a qualche “compagno di merende” andava in giro a molestare ragazze minorenni. E immaginate che cosa sarebbe successo se il vostro parente, ormai defunto, fosse universalmente conosciuto e da tutti stimato, a motivo di qualche importante ruolo ricoperto. Non avremmo forse letto commenti ed editoriali indignati per il modo inqualificabile con cui è stata lesa la buona fama di questo grande uomo, amato da tanti?

È accaduto davvero, purtroppo, con san Giovanni Paolo II, pontefice della Chiesa cattolica dal 16 ottobre 1978 al 2 aprile 2005. L’accusa è stata lanciata da Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, la ragazza scomparsa nel centro di Roma in un pomeriggio di giugno del 1983. Pietro, in presenza del suo avvocato Laura Sgrò che annuiva, ha raccontato nel corso della trasmissione Di martedì condotta su La7 in prima serata da Giovanni Floris, che Papa Wojtyła la notte usciva in compagnia di qualche monsignore per andare a cercare ragazzine. Il tutto è stato presentato come indiscrezione credibile, accompagnata da qualche sorrisino ammiccante, come se si parlasse di un segreto di Pulcinella.

Prove? Nessuna. Indizi? Men che meno. Testimonianze almeno di seconda o terza mano? Neanche l’ombra. Solo anonime accuse infamanti. Parole che Pietro Orlandi ha accompagnato all’audio attribuito ad un sedicente membro della Banda della Magliana il quale asserisce — anche lui senza prove, indizi, testimonianze, riscontri o circostanze — che Giovanni Paolo II «pure insieme se le portava in Vaticano quelle», intendendo Emanuela e altre ragazze: per porre fine a questa “schifezza” il segretario di Stato di allora si sarebbe rivolto alla criminalità organizzata per risolvere il problema.

Una follia. E non lo diciamo perché Karol Wojtyła è santo o perché è stato papa. Anche se questo massacro mediatico intristisce e sgomenta ferendo il cuore di milioni di credenti e non credenti, la diffamazione va denunciata perché è indegno di un Paese civile trattare in questo modo qualunque persona, viva o morta, che sia chierico o laico, papa, metalmeccanico o giovane disoccupato. È giusto che tutti rispondano degli eventuali reati, se ne hanno commessi, senza impunità alcuna o privilegi. È sacrosanto che si indaghi a 360 gradi per cercare la verità sulla scomparsa di Emanuela. Ma nessuno merita di essere diffamato in questo modo, senza neanche uno straccio di indizio, sulla base dei “si dice” di qualche sconosciuto personaggio del sottobosco criminale o di qualche squallido anonimo commento propalato in diretta Tv.

di ANDREA TORNIELLI Da L’Osservatore Romano

14 aprile 2023

 

Nota del Crocevia

Durante un telegiornale, e stata data con una certa enfasi l’informazione che l’Orlandi era stato ascoltato «per otto ore», fino a notte fonda, dal Promotore di giustizia vaticano, Alessandro Diddi. Otto ore sono tante, e mettere in risalto il particolare da parte dei media ha un significato molto chiaro, a livello di sottotesto: “quelli di prima volevano coprire le cose, quelli di adesso invece sì che vogliono vederci chiaro e andare fino in fondo!».

Dopo la pratica demolizione del magistero di Giovanni Paolo II, in corso da diversi anni fuori e dentro la chiesa, negli ultimi tempi si scorgono i segni di un attacco diretto alla sua persona. In un contesto del genere, esporsi da parte di una tv anche solo al sospetto di fare da sponda a personaggi come quell'Orlandi, responsabile di affermazioni infami come quelle che sono state formulate, sarebbe un pericoloso segnale della fine della credibilità di un giornalismo straccione e miserabile.

 

 

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