sabato 6 giugno 2020

GLI ULTIMI GIAPPONESI


Scrive Pier Francesco de Robertis sul Resto del Carlino: “Abbiamo messo sotto chiave il Paese e adesso ci accorgiamo che il lockdown è stato probabilmente un gigantesco errore. Un abbaglio, un cedimento di sovranità della politica al mainstream scientista e insieme un atto di sfiducia nella capacità degli italiani di mettere in pratica limitazioni di comportamenti che comunque conservassero una qualche forma di agibilità per la vita quotidiana, e quindi per l’economia e le relazioni sociali. La gravità dell’abbaglio ce la sta raccontando non tanto l’outing dei primi politici disposti a battersi il petto, quanto la lentezza della ripresa che tutti abbiamo davanti agli occhi.”

IL LOCKDOWN TOTALE: UN ERRORE DA NON RIPETERE

Sergio Venturi, commissario per l'emergenza Coronavirus in Emilia Romagna interviene con parole non banali. “Il lockdown? Se dovessi rifarlo domani, non lo rifarei come l'abbiamo fatto”, E aggiunge: “Non si può chiudere un intero paese quando non ce n'è alcun bisogno". Insomma, "conviene intervenire nel piccolo, questa è la lezione che abbiamo imparato quest'inverno". Zone rosse ristrette, dunque, come quelle che la Regione ha deciso per arginare il contagio a Piacenza, a Rimini e a Medicina. Il "rammarico" confidato da Venturi è proprio che non si sia deciso da parte del Governo di agire suin piccoli focolai. Perchè "quelle di Rimini e Medicina sono state decisive per evitare che diventassimo una seconda Lombardia", rivendica l'ex commissario.
In ogni caso, sottolinea Venturi tornando sulle conseguenze economiche drammatiche del lockdown, "ho molto rispetto decisioni prese in quelle settimane, da chiunque. Lo ha fatto non immaginando di prendere decisioni sbagliate. Ma sarebbe tragico se non imparassimo da ciò che è accaduto".
Il pronti-attenti-via che speravamo di vedere dopo il 18 maggio, poi il 3 giugno, non c’è stato. Siamo ancora nel pantano, e chissà quanto ancora ci resteremo. 

MESSAGGI INQUIETANTI: GLI ALUNNI NEL PLEXIGLASS
 
Continua De Robertis: “L’Italia è stremata da tre mesi di divieti ferrei, delle tante leggi marziali che i mille piccoli caudilli di provincia (e di regione) si sono visti autorizzati a instaurare, per cui era più bravo chi vietava di più. Siamo ancora sotto schiaffo di regole da stato di polizia, di un clima di terrore per cui se ti avvicini a qualcuno attenti automaticamente alla sanità pubblica, di una crisi economica che ha impoverito tutti. Nonostante ormai nella stragrande parte del Paese il virus sia quasi sparito. Siamo passati dal disastro del politicamente corretto alla tragedia del sanitariamente corretto. Difficile però ridare fiducia al Paese quando continuano a fioccare allarmi sulla fase 3 e si disegnano scenari che sono di per sé messaggi inquietanti. L’ipotesi di riaprire le scuole a settembre con gli alunni nel plexiglassè solo l’ultimo esempio
Invece di continuare a lanciare allarmi, la politica si prenda le responsabilità che non sempre ha saputo assumersi e non faccia come quel giapponese ritrovato nell’isola deserta a combattere nonostante la guerra fosse ormai finita da tempo”.

I PROTOCOLLI INUTILI DEL SANITARIAMENTE CORRETTO

La mascherina, le distanze e l’igiene sono misure chiave da mantenere per la nostra incolumità. Ma certe ossessioni, che sembrano diventate vere e proprie nevrosi, poco hanno a che vedere con le cautele necessarie per combattere il Coronavirus. Un esempio per tutti, i guanti di lattice nei locali pubblici. Talvolta vengono utilizzati a sproposito, entrano a contatto con oggetti diversi, alimenti e denaro sporco. Sarebbe meglio in certi casi avere piuttosto le mani libere e igienizzarle spesso.

"Nei locali chiusi, come potrebbe essere un centro commerciale, una mascherina è la soluzione giusta per difenderci, basta quella, purché la indossino tutti" dice il prof. Miani. "Serve a ridurre la dispersione delle goccioline di saliva, droplets, che emettiamo con i colpi di tosse, o semplicemente parlando. In questo modo si crea una barriera vicendevole tra noi e gli altri. Più che la carica batterica virale, si riduce la probabilità che le goccioline di saliva, che possono contenere eventualmente il virus, si disperdano e vadano a infettare altri".
"Per quel che sappiamo, una semplice mascherina chirurgica di carta, ma anche quelle di tessuto, quelle riutilizzabili, sono un filtro efficace, che protegge le mucose delle nostre vie aeree, sempre avendo l’accortezza che siano indossate reciprocamente. Uno starnuto può contenere qualcosa come una raffica di trecentomila goccioline, che viaggiano a trecento chilometri all’ora e arrivare a otto metri di distanza. Se indossiamo un dispositivo barriera aumenta la sicurezza tra due persone, che oggi si considera a un metro e ottanta".

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