Scrive Pier
Francesco de Robertis sul Resto del Carlino: “Abbiamo messo sotto chiave il
Paese e adesso ci accorgiamo che il lockdown è stato probabilmente un gigantesco
errore. Un abbaglio, un cedimento di
sovranità della politica al mainstream scientista e insieme un atto di sfiducia
nella capacità degli italiani di mettere in pratica limitazioni di
comportamenti che comunque conservassero una qualche forma di agibilità per la
vita quotidiana, e quindi per l’economia e le relazioni sociali. La gravità
dell’abbaglio ce la sta raccontando non tanto l’outing dei primi politici
disposti a battersi il petto, quanto la lentezza della ripresa che tutti
abbiamo davanti agli occhi.”
IL LOCKDOWN TOTALE: UN ERRORE DA NON RIPETERE
Sergio Venturi, commissario
per l'emergenza Coronavirus in Emilia
Romagna interviene con parole non banali. “Il lockdown? Se
dovessi rifarlo domani, non lo rifarei come l'abbiamo fatto”, E aggiunge: “Non si può chiudere un intero paese quando non
ce n'è alcun bisogno". Insomma, "conviene intervenire nel
piccolo, questa è la lezione che abbiamo imparato quest'inverno". Zone
rosse ristrette, dunque, come quelle che la Regione ha deciso per arginare il
contagio a Piacenza, a Rimini e a Medicina.
Il "rammarico" confidato da Venturi è proprio che non si sia deciso
da parte del Governo di agire suin piccoli focolai. Perchè "quelle di
Rimini e Medicina sono state decisive per evitare che diventassimo una seconda
Lombardia", rivendica l'ex commissario.
In ogni caso, sottolinea Venturi tornando sulle conseguenze
economiche drammatiche del lockdown, "ho molto rispetto decisioni
prese in quelle settimane, da chiunque.
Lo ha fatto non immaginando di prendere decisioni sbagliate. Ma sarebbe
tragico se non imparassimo da ciò che è accaduto".
Il
pronti-attenti-via che speravamo di vedere dopo il 18 maggio, poi il 3 giugno,
non c’è stato. Siamo ancora nel pantano, e chissà quanto ancora ci resteremo.
MESSAGGI INQUIETANTI: GLI ALUNNI NEL PLEXIGLASS
Continua De
Robertis: “L’Italia è stremata da tre mesi di divieti ferrei, delle tante
leggi marziali che i mille piccoli caudilli di provincia (e di regione) si
sono visti autorizzati a instaurare, per cui era più bravo chi vietava di più.
Siamo ancora sotto schiaffo di regole da
stato di polizia, di un clima di terrore per cui se ti avvicini a qualcuno
attenti automaticamente alla sanità pubblica, di una crisi economica che ha
impoverito tutti. Nonostante ormai nella stragrande parte del Paese il virus
sia quasi sparito. Siamo passati dal
disastro del politicamente corretto alla tragedia del sanitariamente corretto.
Difficile però ridare fiducia al Paese quando continuano a fioccare allarmi
sulla fase 3 e si disegnano scenari che sono di per sé messaggi inquietanti. L’ipotesi di riaprire le scuole a settembre con
gli alunni nel plexiglassè solo l’ultimo esempio
I PROTOCOLLI INUTILI DEL SANITARIAMENTE CORRETTO
La mascherina, le
distanze e l’igiene sono misure chiave da mantenere per la nostra incolumità.
Ma certe ossessioni, che sembrano diventate vere e proprie nevrosi, poco hanno
a che vedere con le cautele necessarie per combattere il Coronavirus.
Un esempio per tutti, i guanti di lattice nei
locali pubblici. Talvolta vengono utilizzati a sproposito, entrano a contatto
con oggetti diversi, alimenti e denaro sporco. Sarebbe meglio in certi casi
avere piuttosto le mani libere e igienizzarle spesso.
"Nei locali chiusi, come
potrebbe essere un centro commerciale,
una mascherina è la soluzione giusta per difenderci, basta quella, purché la
indossino tutti" dice il prof. Miani. "Serve a ridurre la dispersione delle goccioline di saliva,
droplets, che emettiamo con i colpi di tosse, o semplicemente parlando. In
questo modo si crea una barriera vicendevole tra noi e gli altri. Più che la
carica batterica virale, si riduce la probabilità che le goccioline di saliva,
che possono contenere eventualmente il virus, si disperdano e vadano a
infettare altri".
"Per quel che sappiamo, una semplice
mascherina chirurgica di carta, ma anche quelle di tessuto, quelle
riutilizzabili, sono un filtro efficace, che protegge le mucose delle nostre
vie aeree, sempre avendo l’accortezza che siano indossate reciprocamente. Uno
starnuto può contenere qualcosa come una raffica di trecentomila goccioline,
che viaggiano a trecento chilometri all’ora e arrivare a otto metri di
distanza. Se indossiamo un dispositivo barriera aumenta la sicurezza tra due
persone, che oggi si considera a un metro e ottanta".
Nessun commento:
Posta un commento