DAVIDE RONDONI
Uno spettro ai aggira per
l’Occidente, e non è piacevole incontrarlo. E più del virus ci farà una sinistra
compagnia nei prossimi mesi. Lo spettro si chiama: ira. Ne abbiamo
visto i bagliori nelle sommosse che hanno attraversato gli
Usa, a causa dei noti fatti di Minneapolis. Ma lo abbiamo visto aggirarsi a
Parigi e in Francia, con i Gilet gialli e annesse proteste anche violente. E
nei giorni scorsi a Bologna un quartiere, detto la Bolognina,
è stato in balia di vandali e rovina. A quel che so in tutta Italia si prepara
un autunno caldo di proteste e episodi di caos e
violenza.
Minneapolis 28 maggio 2020 |
Le radici che infiammano tali
proteste sembrano lontane tra loro: la rabbia razziale in Usa, le
difficoltà economiche altrove, la insubordinazione alle regole imposte con
stile autoritario in nome del virus in altri luoghi. Le proteste dei giovani a
Hong Kong sembrano invece differenziarsi per richieste di libertà basilari e
per stile non violento. Radici diverse per fenomeni diversi ma tutte accomunate
da un carburante, l’ira, pronto a infiammarsi per motivi o pretesti diversi, ma
di certo largamente disponibile e facile a accendersi.
La lunga marcia dei sistemi
democratici sembrava esser riuscita a incanalare gli insorgenti
sentimenti popolari di ira del ‘900 magari travestendoli da antipolitica. E
riorganizzandoli in pacchetti funzionali persino utili a mantenere lo status
quo. Ma ora il «fanciullo-massa» occidentale allevato a consumo e diritti
indivuidualistici può trovare molte occasioni per sfogare il proprio scontento
anche cercando nuove strade di protesta. Non occorre andare a sfogliare certi
profetici libri del passato per capire che siamo arrivati a un cambio d’epoca
che non riguarda solo gli spostamenti geopolitici, ma il rapporto dell’uomo con
la realtà.
All’età dell’ansia, come la chiamava
il poeta Auden, succede l’età dello Scontento. L’ira si nutre di
tale scontento catalizzato da eventi, sofferenze, ingiustizie o anche vaghe
generiche insoddisfazioni. L’ira trova e troverà paglia disponibile per i suoi
incendi. Come affrontarla? Non negandola, non provando solo a nasconderla e
contrastarla. Occorre offrire serbatori d’amore dove essa, versandosi, divenga
costruttiva. L’ira è una forza, lo sa da Omero in poi la poesia, ma dipende
come la si usa. Può scoprire vie nuove e buone. Ora occorrono uomini forti come
monaci che offrano serbatoi giusti. Incendiari sì, ma d’amore.
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