Lo
scrittore algerino Kamel Daoud denuncia la nuova «inquisizione fascista»:
«L’Occidente è sempre colpevole ma è l’unico luogo dove si scappa per sfuggire
a guerre e ingiustizia»
Si può negare e
relativizzare ma «c’è un istinto di morte nell’aria per la rivoluzione totale
immaginata da alcuni».
ANDREW JACKSON, settimo presidente USA |
Così scrive su Le Monde lo scrittore Kamel
Daoud. Parlando delle rivolte giacobine che sono state innescate
negli Stati Uniti dall’uccisione di George Floyd, e che si sono diffuse in
tutta Europa a suon di distruzioni di statue e censura per film e libri, attacca chi accusa
l’Occidente di essere «colpevole per definizione», rivendicando così «non un
cambiamento ma la distruzione, la restaurazione di una barbarie vendicativa».
«DIFENDERE L’OCCIDENTE ORMAI È BLASFEMIA»
Lo scrittore algerino
non ha mai avuto paura ad andare controcorrente. Odiato dagli islamisti in
Algeria e da molti intellettuali in Occidente, che l’hanno accusato di
islamofobia, ora prende per le corna il nuovo antirazzismo, come già fatto in
Francia da Alain Finkielkraut.
Una galassia di
«vittimisti, antirazzisti, masochisti intellettuali e scettici di professione,
esteti del suprematismo e del disfattismo» fanno a gara non per «cambiare
l’Occidente», ma per «vederlo morire nella sofferenza». E facendo così,
«uccidono l’unico spazio dove è possibile gridare la propria collera». Chi
vuole difendere l’Occidente come spazio di libertà è ormai considerato «un
blasfemo. È vietato dire
che l’Occidente è anche il luogo dove si scappa quando si vuole sfuggire
all’ingiustizia del proprio paese d’origine, alla dittatura, alla guerra, alla
fame, o soltanto alla noia. Dire che l’Occidente è colpevole di tutto, per
meglio giustificarsi, va di moda».
«CON L’ANTIRAZZISMO, RITORNA L’INQUISIZIONE»
Paragonando il nuovo
processo globale all’Occidente a quelli che si svolgevano sotto l’Unione
Sovietica, lo scrittore algerino mette in guardia dal «costruire quella
barbarie che crediamo di denunciare»:
«L’Occidente è ciò che è: imperfetto e da perfezionare, ma non da
distruggere. L’antirazzismo è una battaglia giusta. Ma non deve diventare un
atto di vandalismo o di disordine intellettuale».
Riassumendo, scrive
ancora Daoud su Le Point, notando che
bisognerebbe denunciare anche «il razzismo del Sud» e non soltanto del Nord del
mondo,
«Smontare
non è costruire, censurare non è rileggere, lottare contro il razzismo non è
lottare contro l’Occidente. Con il grande slancio dell’antirazzismo, ritorna
l’inquisizione. L’abbiamo già conosciuta durante il fascismo. Bisogna costruire
un mondo migliore, non la fine del mondo».
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