PAOLO VI
ECCLESIAM SUAM
111. “Poi intorno a noi vediamo delinearsi un altro cerchio, immenso anche
questo, ma da noi meno lontano: è quello degli uomini innanzi tutto che adorano
il Dio unico e sommo, quale anche noi adoriamo; alludiamo ai figli, degni del
nostro affettuoso rispetto, del popolo ebraico, fedeli alla religione che noi
diciamo dell'Antico Testamento; e poi agli adoratori di Dio secondo la
concezione della religione monoteistica, di quella musulmana specialmente,
meritevoli di ammirazione per quanto nel loro culto di Dio vi è di vero e di
buono; e poi ancora i seguaci delle grandi religioni afroasiatiche.
Noi non possiamo evidentemente condividere queste varie espressioni
religiose, né possiamo rimanere indifferenti, quasi che tutte, a loro modo, si
equivalessero, e quasi che autorizzassero i loro fedeli a non cercare se Dio
stesso abbia rivelato la forma, scevra di ogni errore, perfetta e definitiva
con cui egli vuole essere conosciuto, amato e servito; chè anzi, per dovere di
lealtà, noi dobbiamo manifestare la
nostra persuasione essere unica la vera religione ed essere quella cristiana,
e nutrire speranza che tale sia riconosciuta da tutti i cercatori e adoratori
di Dio.
112. Ma non vogliamo rifiutare il nostro rispettoso riconoscimento ai
valori spirituali e morali delle varie confessioni religiose non cristiane; vogliamo con esse promuovere e difendere gli
ideali che possono essere comuni nel campo della libertà religiosa, della
fratellanza umana, della buona cultura, della beneficenza sociale e dell’ordine
civile.
In ordine a questi comuni ideali un dialogo da parte
nostra è possibile e noi non mancheremo di offrirlo là dove, in reciproco e
leale rispetto, sarà benevolmente accettato”
91. L’arte dell’apostolato è rischiosa. La sollecitudine di accostare i fratelli non deve tradursi in una attenuazione, in una diminuzione della verità. Il nostro dialogo non può essere una debolezza rispetto all’impegno verso la nostra fede. L’apostolato non può transigere con un compromesso ambiguo rispetto ai principi di pensiero e di azione che devono qualificare la nostra professione cristiana. L’irenismo e il sincretismo sono in fondo forme di scetticismo rispetto alla forza e al contenuto della Parola di Dio, che vogliamo predicare.
Solo chi è pienamente fedele alla dottrina di Cristo può
essere efficacemente apostolo.
92. E solo chi vive in pienezza la vocazione cristiana può essere
immunizzato dal contagio di errori con cui viene a contatto.
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