Un anno dopo l'elezione di Trump la scena è la seguente: i democratici continuano a giocare alla
guerra di spie, e The Donald porta a
casa la più grande riforma fiscale dagli anni di Reagan. Piaccia o meno,
questo è il punto sul quale l'analisi politica deve concentrarsi.
Intorno si agitano il teatro di fantasmi dello Stato Ombra di Washington, il grande
gioco di fumo e specchi dell'Fbi e della Cia, le bugie, le omissioni e la
partigianeria autolesionista del sistema dei mainstream media, la crisi del
Partito democratico, l'asilo infantile del piccolo establishment del Partito
repubblicano, le università a una dimensione, l'ipocrisia liberal della bulimia
monopolista da utili e cassa all'estero della Silicon Valley, la divisione
profonda dell'America lasciata in eredità da Obama, gli errori enormi della
politica estera del presidente Premio Nobel per la Pace.
Alla fine però tutto torna, la Costituzione americana riesce a mettere insieme i pezzi del puzzle, la
forza della Casa Bianca si impone nonostante un Presidente sopra e sotto le
righe, il Congresso diventa improvvisamente realista, la Federal Reserve trova
un successore che è nella continuità e autonomia della banca centrale,
Wall Street compra, vende e incassa, i grattacieli di New York restano
un'eccezione, il ranch è il cuore del paese, il ritmo e la lingua sono sempre
quelli di Herman Melville, l'America.
Una fonte parlamentare una persona seria, lontanissima da Trump e dai repubblicani, dopo un
viaggio a Washington, pochi giorni fa, in una di quelle chiacchierate freestyle
dove di solito viene fuori una notizia, ha detto: "Quello che dipingono
qui in Italia e in Europa sull'America e Trump è completamente falso".
Welcome on board. Mai scambiare i desideri per la realtà.
da LIST di MARIO SECHI
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