Luca Ricolfi, sociologo, insegna Analisi dei dati all’Università di Torino, ha appena pubblicato per Longanesi un libro dal titolo evocativo, Sinistra e popolo
Intervista di Nino Femiani da Il Resto del Carlino 30/11/2017
Un prete sardo
solleva il velo sul conformismo: l’accoglienza non funziona, è senza regole.
Migranti che fanno i vagabondi per la strada, accattoni maneschi e fastidiosi,
rom che creano caos. Un intervento spiazzante?
«Solo buonsenso, niente di più e niente
di meno»..
Sulla rete il 93% è
d’accordo con il prete di Nuoro. Significa che l’opinione pubblica vede più
lontano dei partiti della sinistra e dei cardinali?
«Non direi che l’opinione pubblica vede
‘più lontano’. Direi semplicemente che vede. Il fatto è che, negli ultimi
tempi, l’opinione pubblica è sempre più spaccata: c’è chi vede, perché utilizza
il senso comune; e c’è chi non vede, perché usa le lenti dell’ideologia».
Turner Tempesta di neve |
Lei dice: per la
cultura progressista, la paura non è semplicemente infondata, è una colpa. Cosa
significa, colpa nostra?
«Sì, molti sedicenti progressisti usano
l’espressione xenofobia (che viene dal greco, e significa solo paura dello
straniero), come sinonimo di razzismo. Di qui il sillogismo: hai paura dello
straniero, dunque sei razzista. Ma il razzismo è una colpa, quindi devi
vergognarti dei tuoi sentimenti. È triste, perché significa che non siamo in
tempi di libertà. In una società libera si possono discutere o stigmatizzare i
comportamenti, non i sentimenti. Per questo, per sottolineare quanto sia
importante la libertà di sentire, come Fondazione David Hume, un ente di
ricerca che tra le altre cose si occupa di criminalità e immigrazione: www.fondazionehume.it,
abbiamo adottato come motto una frase di Tacito. E cioè: ‘Felici i tempi in cui
puoi provare i sentimenti che vuoi, e ti è lecito dire i sentimenti che
provi’».
Come si può offrire
protezione a chi teme di essere aggredito dall’immigrato, di perdere il lavoro
perché ci sono loro che lo offrono a basso prezzo, di subire attentati da
islamici radicali?
«Distinguerei. Sugli attentati, islamici
o no, non ci sono rimedi sicuri: fornire protezione è praticamente impossibile.
Diverso il discorso sulla concorrenza lavorativa e sui rischi di aggressione.
In questi campi fornire protezione sarebbe possibile, ma è politicamente
difficile».
Perché?
«Per ridurre le aggressioni, sarebbe
indispensabile cambiare le norme che consentono ai giudici di rimettere rapidamente
in libertà chi commette reati predatori. Per ridurre la concorrenza dei
lavoratori stranieri si dovrebbe sradicare il lavoro nero, una realtà che è
sotto gli occhi di tutti ma che né le forze dell’ordine né la politica
intendono combattere. Ed è un peccato, perché sarebbe un modo di ridare dignità
a tutti i lavoratori, senza distinzione fra italiani e stranieri».
Nel suo libro
‘Sinistra e popolo’ lei parla di un divorzio in corso tra la sinistra e il suo
elettorato. Non è troppo severo, non crede che gli elettori del Pd, invece,
vogliano lo Ius Soli o l’accoglienza diffusa?
«Certo, la maggioranza degli elettori
del Pd vuole lo Ius Soli, e spesso anche l’accoglienza. Il problema è che
queste due cose non le vogliono i ceti popolari. Che, infatti, preferiscono
guardare ai partiti del Centrodestra e al Movimento Cinque Stelle».
Professore, lei dice
di aver stima di Minniti. Non crede che la sua azione contro l’immigrazione
disordinata possa far recuperare voti al Pd e alla sinistra?
«Sì e no. Certo, la politica di Minniti
può frenare la fuga dei ceti popolari dal Pd, ma può anche convincere una parte
dei ceti medi e della sinistra radical chic a votare la Sinistra purosangue,
ovvero uno degli innumerevoli cespugli alla sinistra del Pd».
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