Alberto
Melloni ha presentato il nuovo libro di Carron a Bologna, assieme all’autore. Un giudizio realistico su Melloni, oggi
editorialista di Repubblica, da sempre acceso denigratore di CL e dei Papi
prima di Bergoglio, era già stato fatto da La Nuova Bussola e da Tempi, e lo
riproponiamo
“Dopo averlo letto, vien voglia di
tornare all’edicola e restituire in blocco il Corriere pagato
1 euro e cinquanta insieme al dvd allegato sulla vita di don Giussani (euri 9 e
99). Un pezzo così sul sacerdote brianzolo, fondatore di Comunione e
Liberazione, firmato dal professore Alberto Melloni, grande esperto di
cristianesimo e impavido cacciatore di pulci in casa cattolica, merita l’Oscar
del peggio finora letto sul tema. Il dottore, «presentista ubiquo in Rai,
Enciclopedia Italiana, Corriere della sera, nonostante inciampi in
ripetuti svarioni storiografici» (il copyright è dello storico e saggista
Giovanni Tassani), s’è esibito in una sua originale paginata proprio nel giorno
in cui il suo Corriere lanciava l’iniziativa del dvd sulla
vita di don Gius, a dieci anni dalla morte, con «interviste, materiali
d’archivio, foto, ricordi di scuola e di vita, immagini della sua casa».
Iniziativa
interessante e gradita, ma a guastare la festa e la domenica ai ciellini ci ha
pensato l’esimio professore
Melloni, intenzionato a prendere critica distanza, comme il faut a
un intellettuale del suo calibro, se non da Giussani almeno dai suoi discepoli.
Quelle migliaia di cattolici,
ragazzi, giovani, adulti con famiglia, sacerdoti e laici consacrati, sparsi nei
quattro Continenti. Che allo “svarionista” storico del Corriere non
devono risultare molto simpatici visto il ruvido trattamento che gli riserva.
Cosa dice l'opionista di via Solferino del Fondatore e di Cl? Poche cose,
piuttosto confuse, comunque sufficienti a denigrare quanto basta il movimento.
Per carità, sulla buona fede e la
grande opera educativa del sacerdote desiano non si discute e Melloni non lo
fa, anzi: fosse per lui lo farebbe santo subito: «Giussani muore poche
settimane prima di Wojtyla», ricorda il chiarissimo prof, «è il cardinale
Ratzinger che ne celebra i funerali in quella occasione, apice della gloria del
movimento; che prende congedo da un prete morto in una stanzetta disadorna, con
vista sulla tangenziale est».Questa è la conclusione del lungo articolo: e
basta quella “stanzetta disadorna” vista tangenziale a meritare a Giussani un
monolocale in paradiso. Scontato e banale happy end, ma quel che sta prima è
pure peggio.
Il teorema
melloniano è infido, ma gode di collaudati precedenti: consiste nello staccare
la figura del fondatore
dagli eredi e dall’eredità (che come in tutte le cattive famiglie è «contesa»)
isolarne la personalità eccezionale e inimitabile per affondare meglio la lama
nel suo movimento.
Che, manco a dirlo, lo ha
palesemente tradito e rinnegato. Insomma, Giussani santo subito, ai ciellini
invece neanche il purgatorio. Giochino sporco e un tantino vigliacco, ma
perfetto per evitare il fastidio di interrogarsi sul perché e sul percome.
Capire per quale strana ragione quel prete di Desio abbia fatto breccia nei
cuori di tanti giovani e potuto scuotere un cattolicesimo ridotto a inefficace
devozione. Da uno come Melloni ci si aspetterebbe di più e di meglio di tanto
insulsa quanto vergognosa manomissione dei fatti.
Ma la
demolizione di Cl non finisce qui: in un altro passaggio del suo (s)pregevole
pezzo, il capo della scuola di Bologna, (quella che s'è attribuito il monopolio mondiale
dell’interpretazione del Concilio Vaticano II) ricorda le ostilità al movimento
di parte dell’episcopato, terminate quando arrivò Giovanni Paolo II a dar loro
stima, «il riconoscimento canonico nel 1985 e infine un’autorità universale
eleggendo all’episcopato figure di spicco provenienti dalle diverse anime del
movimento. Che a sua volta vive la protezione dell’autorità pontificia come la
riprova del diritto di denigrare gli altri, come fu con Lazzati».
Ecco un’altra cosa che Melloni non
tollera e che gli fa venire l’orticaria: la libertà di critica e di
discussione, il diritto a esercitarle anche su quelli che lui ritiene
intoccabili amici del clan. Lazzati è tra questi, insieme a pochi altri
(Dossetti, quello che ha detto che la Costituzione italiana ha una valore
“immutabile” ed “eterno”, manco fosse di rivelazione divina) e sia maledetto chi non li ama. Denigratori con
bolla pontificia, affaristi (Compagnia delle Opere), intrallazzatori con la
politica, impresari mediatici e perfino infiltrati nella Cei con vescovi
compiacenti: questi sono i ciellini cotti e mangiati nella versione del furioso
commentatore corrierista.
Ecco dunque i nostri
«nuovi
amici»!
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