Il nuovo partito di sinistra,capeggiato dal Presidente del
Senato Grasso,è stato denominato “Liberi e Uguali”.
Se la parola
“liberi”, in una nuova aggregazione di piccoli partiti di ispirazione
marxista che non hanno mai rinnegato il comunismo, può essere considerata un
passo avanti rispetto al passato, la parola “uguali” un po’ ci allarma e, francamente,
ci sembra una minaccia.
Appare, infatti, come un programma culturale e sociale che
punta alla massificazione e alla omologazione delle persone. Richiama la
vecchia ideologia comunista che pretendeva di rendere uguali, con le buone o con le cattive, tutti
gli uomini.
Un altro nome, per esempio “liberi e uniti”, avrebbe potuto caratterizzare meglio un partito
nuovo. La parola “uguali” esprime invece un desiderio che non condividiamo e
che, alla fine, riduce il peso della parola “liberi”.
Le persone sono tutte caratterizzate da una pari dignità
innata, ma anche da una grande diversità che occorre riconoscere positivamente
e valorizzare. Il bene comune è il bene di ciascuno che diventa poi un bene per
tutti. Così si esprimeva la “Gaudium et Spes”:
“Il bene comune è l’insieme di quelle condizioni di vita
sociale che consentono e facilitano agli esseri umani,alle famiglie e alle loro
associazioni il conseguimento più pieno della loro perfezione.”
Non desideriamo diventare tutti uguali, ma desideriamo
che ogni persona sia valorizzata per
quello che è e per quello che può dare.
Per “IL CROCEVIA”
Arturo
Alberti
Tommaso
Marcatelli
5 dicembre
2017
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