LEONARDO LUGARESI
Piero della Francesca, Madonna della Misericordia |
Capodanno non è niente, se non la nostalgia (e l'illusione) dell'inizio.
Abbiamo tutti un profondo, permanente bisogno di “iniziare”: perché, se no,
saremmo sempre alla ricerca di novità? In realtà, quello che
cerchiamo non è il nuovo (questo è l'inganno del mito moderno
del progresso), ma l'iniziale. “Cominciare”: ecco la cosa più bella che
ci è dato di provare nella vita.
Lo dice benissimo Ungaretti, in una poesia che tutti abbiamo studiato a
scuola: «Godere un solo / minuto di vita / iniziale». A questo aneliamo, tutti
e sempre: il «paese innocente» che cerchiamo è il mondo “appena uscito dalle
mani amorose di Dio”.
Questo, per me, è il punto: l'inizio che bramiamo non è davanti a noi,
questa è l'illusione del nuovo, subito decrepita (quanto ci metterà il 2018 a
diventare vecchio?). Come dice il poeta, «A ogni / nuovo / clima / che incontro
/ mi trovo / languente / che / una volta / già gli ero stato / assuefatto // E
me ne stacco sempre / straniero».
No, l'inizio è dietro di noi, ci precede, ci costituisce
nell'essere. «In principio Dio creò il cielo e la terra» (Bereshit bara
Elohim et hashamayim ve'et ha'arets ). La nostra nostalgia
dell'inizio è, in verità, desiderio di ritrovare quel punto in cui
l'Eterno tocca il tempo, anzi, toccandolo lo crea.
Ma proprio questo è possibile, è reale nell'esperienza della fede
cristiana. Perché essa ci rivela l'ora di Dio. Nell'Eterno non c'è
passato: è ora che Dio crea il mondo; ora lo
redime; ora lo porta a compimento. Il già e
il non ancora (e il calendario) appartengono del tutto alla
nostra temporalità: quando questa è sfiorata dall'Eterno la grazia dell' ora l'avvolge.
(Proprio adesso Maria sta concependo il Figlio, proprio adesso è Madre di Dio,
proprio adesso - in ogni messa che si celebra sulla faccia della terra . il
Figlio versa il suo sangue, proprio adesso il mondo finisce - per tutti coloro
che stanno morendo ...)
È sempre capodanno.
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