MELLONI: WOJTYLA DIEDE EGEMONIA AI CIELLINI ROVINANDO
LA CULTURA
Alberto Melloni vede un unico responsabile della
rovina culturale italiana, in ambito accademico e non solo: Comunione e
Liberazione.
Si riaccende la polemica
- in maniera del tutto gratuita - sulla presenza storica dei ragazzi e delle
ragazze di Cl in Università, affascinate dal genio educativo di Don Luigi
Giussani: secondo lo storico studioso del cristianesimo, commentando su
Repubblica la recente uscita del volume “Per una storia dell’Università
Cattolica”, l’Ateneo milanese ha
cominciato il suo declino proprio con una maggiore presenza dei ciellini nella
vita pubblica universitaria.
Riavvolgiamo un attimo il nastro e vediamo il
perché (anche se alquanto misterioso, ndr) e il come sarebbe successo tutto
questo secondo “parole e opere” di Melloni.
Arrivano i ciellini |
In un fondo su
Repubblica uscito il 4 gennaio scorso, Melloni spiega come l’Università
Cattolica fondata da Padre Gemelli aveva inizialmente il carattere
«medievalista, filo fascista e dall’aspirazione di un nazional-cattolicesimo
autoritario», ma che poi grazie all’influenza del «cattolicesimo liberale di
Nicola Raponi si è prodotta una fetta consistente della classe dirigente
dell’Italia repubblicana, in età costituente, democristiana e perfino
post-democristiana».
Se già in queste righe
Melloni aveva dato libero sfogo ad una invettiva con molte “ardite” posizioni,
quanto scrive dopo le supera di gran lunga.
A CL LA COLPA DELLA ROVINA CULTURALE ITALIANA
«Mentre laureava torme
di cattolici, la Cattolica forniva anche al Paese un pregiato e ristretto
nucleo di giuristi, economisti, filosofi, storici con un ritmo costante»: ecco,
tutto questo però per Melloni ebbe una data di scadenza, o meglio, di inizio
“rovina”.
«Tutto finì nel 1983 quando Giovanni Paolo II decise
che doveva iniziare l’egemonia di Cl, con poche concessioni ad altri movimenti:
quel passaggio che voleva portare un supplemento di muscolari al posto delle
mediazioni», scrive ancora Melloni, «ha invece segnato l’inizio della sterilità
della Cattolica che dura da un terzo di secolo».
Un attacco durissimo,
con pochi riferimenti e per di più dando
la “paternità” di quel gesto al Santo Pontefice Giovanni Paolo II che tra
un’egemonia e l’altra avrebbe anche aiutato ad abbattere il Muro di Berlino
testimoniando Cristo ai quattro angoli del globo. «Un danno al Paese incalcolabile», continua nella sua invettiva lo
storico del cristianesimo su Repubblica, «negli oltre tre decenni che abbiamo
alle spalle l’Italia ha assistito ad una semina di incultura, risentimenti,
pedagogia del disprezzo, denigrazione metodica delle istituzioni, sdoganamento
del turpiloqui che è sempre fascista, ebrezza da disintermediazione, manipolata
vicinanza alla gente». Insomma, in soldoni è tutta colpa di Cl e del Papa:
per chiudere in “bellezza”, Melloni si chiede dove andremo a finire oggi di
questo passo (già, ce lo chiediamo anche noi, ma per altri motivi.. ndr).
05 gennaio 2018 niccolò magnani
il sussidiarionet
N.B. A Bologna gli applausi di Carron a Melloni
Il 30 novembre scorso all’Auditorium Europa di Bologna si è tenuta la
presentazione del libro (Dov’è Dio? La fede cristiana al tempo della grande
incertezza) intervista di Andrea Tornielli a Carron. A dialogare
col leader di Cl c’erano l’arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi e Alberto
Melloni.
Gli applausi più convinti alle parole
uscite dalla bocca di Alberto Melloni sono stati quelli di Carron. L’unico riferimento
degno di nota fatto dal professore della scuola dossettiana bolognese è stato a
proposito di Claudio Chieffo, valorizzato all’apparenza, ma ai più
anziani presenti in sala l’assist di Melloni è suonato come uno sberleffo: «il
più grande teologo di CL è stato Claudio Chieffo», ha detto. Melloni ha
ricevuto applausi per frasi del tipo “la vita cristiana non rende il chirurgo
che va in corsia più felice degli altri chirurghi”. O per attacchi demolitori
verso le nazioni di tradizione cristiana: “l’Italia si trova in una condizione
geospirituale molto particolare: c’è un vento xenofobo, autoritario, fascista,
antisemita che soffia nelle terre cattoliche in maniera poderosa: Polonia,
Repubblica Ceca e Repubblica Slovacca, Slovenia, Ungheria, Austria, Lombardia e
Veneto, noi siamo sotto il Po e siamo a posto”. Come se non spalancare le porte
davanti alla immigrazione incondizionata e sregolata fosse tout court xenofobia.
nota di Paolo Facciotto
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