domenica 7 gennaio 2018

MELLONI: CL HA ROVINATO L’UNIVERSITÀ CATTOLICA

MELLONI:  WOJTYLA DIEDE EGEMONIA AI CIELLINI ROVINANDO LA CULTURA

Alberto Melloni vede un unico responsabile della rovina culturale italiana, in ambito accademico e non solo: Comunione e Liberazione.

Si riaccende la polemica - in maniera del tutto gratuita - sulla presenza storica dei ragazzi e delle ragazze di Cl in Università, affascinate dal genio educativo di Don Luigi Giussani: secondo lo storico studioso del cristianesimo, commentando su Repubblica la recente uscita del volume “Per una storia dell’Università Cattolica”, l’Ateneo milanese ha cominciato il suo declino proprio con una maggiore presenza dei ciellini nella vita pubblica universitaria.
 Riavvolgiamo un attimo il nastro e vediamo il perché (anche se alquanto misterioso, ndr) e il come sarebbe successo tutto questo secondo “parole e opere” di Melloni.
Arrivano i ciellini
In un fondo su Repubblica uscito il 4 gennaio scorso, Melloni spiega come l’Università Cattolica fondata da Padre Gemelli aveva inizialmente il carattere «medievalista, filo fascista e dall’aspirazione di un nazional-cattolicesimo autoritario», ma che poi grazie all’influenza del «cattolicesimo liberale di Nicola Raponi si è prodotta una fetta consistente della classe dirigente dell’Italia repubblicana, in età costituente, democristiana e perfino post-democristiana».
Se già in queste righe Melloni aveva dato libero sfogo ad una invettiva con molte “ardite” posizioni, quanto scrive dopo le supera di gran lunga.

A CL LA COLPA DELLA ROVINA CULTURALE ITALIANA

«Mentre laureava torme di cattolici, la Cattolica forniva anche al Paese un pregiato e ristretto nucleo di giuristi, economisti, filosofi, storici con un ritmo costante»: ecco, tutto questo però per Melloni ebbe una data di scadenza, o meglio, di inizio “rovina”.

«Tutto finì nel 1983 quando Giovanni Paolo II decise che doveva iniziare l’egemonia di Cl, con poche concessioni ad altri movimenti: quel passaggio che voleva portare un supplemento di muscolari al posto delle mediazioni», scrive ancora Melloni, «ha invece segnato l’inizio della sterilità della Cattolica che dura da un terzo di secolo».

Un attacco durissimo, con pochi riferimenti e per di più dando la “paternità” di quel gesto al Santo Pontefice Giovanni Paolo II che tra un’egemonia e l’altra avrebbe anche aiutato ad abbattere il Muro di Berlino testimoniando Cristo ai quattro angoli del globo. «Un danno al Paese incalcolabile», continua nella sua invettiva lo storico del cristianesimo su Repubblica, «negli oltre tre decenni che abbiamo alle spalle l’Italia ha assistito ad una semina di incultura, risentimenti, pedagogia del disprezzo, denigrazione metodica delle istituzioni, sdoganamento del turpiloqui che è sempre fascista, ebrezza da disintermediazione, manipolata vicinanza alla gente». Insomma, in soldoni è tutta colpa di Cl e del Papa: per chiudere in “bellezza”, Melloni si chiede dove andremo a finire oggi di questo passo (già, ce lo chiediamo anche noi, ma per altri motivi.. ndr).

05 gennaio 2018 niccolò magnani il sussidiarionet


N.B. A Bologna gli applausi di Carron a Melloni

Il 30 novembre scorso all’Auditorium Europa di Bologna si è tenuta la presentazione del libro (Dov’è Dio? La fede cristiana al tempo della grande incertezza) intervista di Andrea Tornielli a Carron. A dialogare col leader di Cl c’erano l’arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi e Alberto Melloni.

Gli applausi più convinti alle parole uscite dalla bocca di Alberto Melloni sono stati quelli di Carron. L’unico riferimento degno di nota fatto dal professore della scuola dossettiana bolognese è stato a proposito di Claudio Chieffo, valorizzato all’apparenza, ma ai più anziani presenti in sala l’assist di Melloni è suonato come uno sberleffo: «il più grande teologo di CL è stato Claudio Chieffo», ha detto. Melloni ha ricevuto applausi per frasi del tipo “la vita cristiana non rende il chirurgo che va in corsia più felice degli altri chirurghi”. O per attacchi demolitori verso le nazioni di tradizione cristiana: “l’Italia si trova in una condizione geospirituale molto particolare: c’è un vento xenofobo, autoritario, fascista, antisemita che soffia nelle terre cattoliche in maniera poderosa: Polonia, Repubblica Ceca e Repubblica Slovacca, Slovenia, Ungheria, Austria, Lombardia e Veneto, noi siamo sotto il Po e siamo a posto”. Come se non spalancare le porte davanti alla immigrazione incondizionata e sregolata fosse tout court xenofobia.
nota di Paolo Facciotto

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