LEONARDO LUGARESI
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Sembra a
molti che la crisi della chiesa sia di natura morale, o quantomeno che lo sia
il problema principale che la chiesa deve oggi affrontare. Davanti a noi
cattolici ci sarebbe dunque soprattutto una “questione morale”, da
affrontare in un duplice senso: a) come scandalo provocato dalla immoralità dei
membri della chiesa; b) come crisi della sola dottrina morale sin qui
professata dalla chiesa, che si rivelerebbe ormai palesemente inadeguata alle
esigenze degli uomini contemporanei e quindi infedele al suo stesso principio
fondamentale, identificato con la misericordia.
Credo che abbiano ragione coloro che
sostengono che la crisi attuale sia una crisi di fede. Ciò
significa che non sono primariamente le virtù cardinali a mancarci, ma le
teologali. Le virtù cardinali - prudenza, giustizia, fortezza e temperanza - ci
mancano in quanto siamo deboli nella fede, nella speranza e nella carità. E non è solo la teologia morale a
vacillare, bensì la dogmatica. L'emergenza di tutto questo si sperimenta nella
liturgia.
Credo
perciò che la diagnosi con cui confrontarci rimanga quella formulata più di
venti anni fa dall'allora cardinale Joseph
Ratzinger (e a cui purtroppo non è seguita finora una corrispondente
terapia): «Sono convinto che la crisi
ecclesiale in cui oggi ci troviamo dipende in gran parte dal crollo della
liturgia, che talvolta viene addirittura concepita “etsi Deus non daretur”:
come se in essa non importasse più se Dio c'è e ci parla e ci ascolta. Ma se
nella liturgia non appare più la comunione della fede, l'unità universale della
Chiesa e della sua storia, il mistero del Cristo vivente, dov'è che la Chiesa
appare ancora nella sua sostanza spirituale?» [J.Ratzinger, La mia
vita: ricordi 1927-1977, Cinisello Balsamo: San Paolo, 1997, p.113].
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