lunedì 10 dicembre 2018

BASSETTI SPINGE : UN GRANDE ATTIVISMO POLITICO PER UN FUTURO SOLIDALE ED EUROPEO



 La Cei e le associazioni cattoliche ufficiali (vedi post precedente) si schierano in difesa di un’Europa laicista che ha rinnegato le “radici cristiane”, mentre Giovanni Paolo II e Benedetto XVI – a suo tempo – criticarono duramente questa Europa tecnocratica per il suo laicismo e per il dilagare di una mentalità e di politiche nichiliste, e Bassetti condivide.

Intervista su Avvenire
(…)
Qualcuno sostiene che la Cei sia all’opposizione dell’attuale governo gialloverde.
La Chiesa italiana parla e dialoga con tutti. Perché è una comunità di fedeli in Cristo e non certo un partito politico. Quindi non può stare all’opposizione di alcun governo. Oggi come in passato siamo “voce critica” ma al tempo stesso accogliamo le iniziative che riteniamo opportune e che sono a favore del bene comune. Tutto ciò che viene fatto concretamente per l’Italia, per i poveri, per la famiglia, per i giovani e per il lavoro ha sempre il nostro incoraggiamento. Ovviamente non bisogna cercare scorciatoie demagogiche o alimentare aspettative illusorie. Soprattutto non bisogna soffiare sul fuoco del conflitto sociale e occorre affrontare in positivo le questioni dei migranti e dell’Europa.
L’Italia è in rotta con l’Europa?
Penso e spero di no. Ho letto alcune dichiarazioni apprezzabili del presidente del Consiglio Conte. D’altra parte il rapporto tra il nostro Paese e l’Europa è stato sempre un rapporto intenso. Un legame antico e fecondo, prima di tutto religioso-culturale e più recentemente politico. Rinnegare l’Europa significa rinnegare noi stessi e le nostre radici cristiane (SIC!). Proprio per questo, però, l’Unione Europea non può ridursi a parametri, bilanci, decisioni varate a tavolino. Deve essere accanto alla gente, favorire la condivisione, la fraternità sociale, sostenere chi è in difficoltà. L’ho detto anche pochi giorni fa: auspico un’Europa come famiglia di famiglie, come luogo di solidarietà e carità, come comunità di popoli in pace che supera gli egoismi e i rancori nazionali. Ovvero, un’Europa unita, pacificata e solidale.
(…)
Ha citato La Pira. È possibile rilanciare la presenza dei cattolici sulla scena politica?
È auspicabile un impegno concreto e responsabile dei cattolici in politica. Ma è un impegno che spetta senza dubbio ai laici. Laici che, però, non solo devono essere adeguatamente formati nella fede, ma sono chiamati ad assumere come bussola dei loro comportamenti quella «visione martiriale» della politica evocata da papa Francesco. La politica per i cristiani non è il luogo per fare soldi o per avere il potere. È all’opposto il luogo del servizio, di chi non si lascia corrompere e del «martirio quotidiano». Come pastore ho il dovere di ricordare e suggerire ai laici di servirsi di quel tesoro prezioso che è la Dottrina sociale della Chiesa. Un tesoro a disposizione dell’umanità intera, ma che non è ancora stato compreso appieno. Se fosse stato veramente recepito, avremmo superato quella sterile divisione del passato tra i cosiddetti “cattolici del sociale” e i “cattolici della morale”. Dobbiamo tornare all’unità del messaggio evangelico e capire fino in fondo che la difesa della vita e della famiglia è collegata inscindibilmente con la cura dei poveri, degli ultimi e degli scarti della società.
Allora come comportarsi?
Ci sono già tantissime esperienze sul territorio a livello associativo o anche singole esperienze. Ricevo continuamente lettere di incontri, anche piccoli, di uomini e donne di buona volontà che hanno a cuore il bene comune della propria città, provincia o regione. Esperienze che forse
Forum di Todi 2012
andrebbero messe in rete in una sorta di Forum civico.
Occorrono giovani laici cattolici, trentenni e quarantenni, che sappiano cucire reti di solidarietà e di cura. E che soprattutto sappiano essere il sale della terra. Sappiano cioè parlare e dialogare con tutti coloro – senza distinzione di fede e cultura – che hanno veramente a cuore il futuro dell’Italia e dell’Europa. Senza creare nuovi ghetti e nuovi muri.
Quali sono le priorità per il nostro Paese?
Il lavoro precario e la disoccupazione; il fortissimo decremento delle nascite, la famiglia attaccata dalle ideologie, la famiglia che si spezza e la famiglia sola nel vortice quotidiano; i giovani abbandonati e i giovani costretti a lasciare l’Italia per lavoro. Per un decennio abbiamo affrontato il tema dell’educazione e della vita buona del Vangelo; ma alla luce del recente Sinodo dei vescovi si aprono nuove prospettive. E poi un pensiero particolare per le popolazioni terremotate – occorre fare di tutto per incentivare la rinascita, finora si è fatto troppo poco – e per il nostro Mezzogiorno dimenticato e devastato dalla cronica mancanza di lavoro e dalla criminalità. In ogni diocesi che ho visitato, ho toccato con mano la speranza rappresentata dai tanti “talenti” diffusi sul territorio: persone serie, oneste e competenti che hanno desiderio di donare se stessi e di mettersi in gioco. Ma ho anche visto la disperazione sui volti di chi vive il deserto morale del mondo contemporaneo: un deserto di relazioni interpersonali, di individualismo, di nichilismo e tanta solitudine. Anche questo necessita di risposte. La nostra prima risposta, come pastori, è Gesù Cristo.
Giacomo Gambassi sabato 8 dicembre 2018



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