Un grande amico ci ha lasciato sul tramonto dell’anno passato, si chiamava Fabio Baroncini e, come scrive Giancarlo Cesana su Tempi, «non era un prete famoso, ma il primo soldato che don Luigi Giussani ricordava del suo “esercito”». Lui, questa vicenda del tempo la sapeva bene.
FABIO BARONCINI E ANGELO SCOLA |
Era un gran montanaro Baroncini e, come ogni
buona guida, ha saputo “dettare il passo” a generazioni e generazioni di
giovani, mai scandalizzandosi dei limiti di nessuno, ma sempre spronando
chiunque a sopportare la fatica, a guardare la cima, a “tenere il ritmo”.
Ecco
un messaggio che scrisse in occasione di una serata il 25 maggio 2019 a Lecco.
Diceva
così:
«Vivere la montagna educa l’uomo a guardare il
reale per quello che è: a volte duro, tremendo, altre volte meraviglioso. Essa
non cela la sua bellezza, ma neppure fa sconti alla fatica: d’altra parte,
sconti non possono essere concessi. All’uomo che vi si impegna, essa svela
tutto il valore della realtà e della sua variegata composizione e diventa
perciò oggetto di stupita contemplazione.
Il dono che si riceve vivendo pienamente e
umilmente la montagna è la consapevolezza di quanto la nostra sia una semplice
presenza a qualcosa di più grande, e ci libera così dalla sicumera di volerle
imporre i nostri schemi. Andare per monti permette quindi di sperimentare e di
accrescere le proprie capacità di affrontare in modo adeguato le varie
difficoltà della vita (paura compresa) e parallelamente la disposizione a
coglierne la bellezza.
Giunti in cima alla vetta la soddisfazione
merita una festa: l’importante è che, scendendo, con l’acquietarsi del
desiderio, non si cada nel tranello di veder esaurita la ricerca prima ancora
di avercela fatta. La maturità aiuta a dare la misura giusta al tempo.
La scelta dei compagni coi quali andar per monti
è fondamentale: io vado con chi sa andare come me e che, fraternamente, mi sa
anche aiutare quando sono in difficoltà».
Dunque il nostro augurio per l’anno che comincia non ha nulla a che spartire con le previsioni degli astrologi o quelle degli economisti, dei virologi o dei vari venditori di almanacchi che si presentano in tv o sulle prima pagine dei giornali.
Il nostro augurio è di non attardarsi mentre si cammina, di scegliere con magnanimità i compagni, di saper ben giudicare sia il «tremendo» sia il «meraviglioso». Che don Fabio ci detti il passo, come sempre.
Tratto da Tempi, Gennaio 2021
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