“Ogni identità è abolita. Ma non ogni spiritualità. Quel and no religion too (e anche nessuna religione, ndr) è il colpo di grazia. O meglio, sarebbe dire ‘dell’anti-Grazia’. E non a motivo di prospettare – davvero – un mondo senza religione. Neppure l’Anticristo annuncerà ciò. Il sostituirsi a Dio non è mai per annullare il divino. Ma per identificarlo nell’uomo”
di Pierluigi Pavone
Lui
morì a causa della folle gloria ricercata da Mark Chapman, fan (secondo alcuni,
deluso) di John Lennon e dei “suoi ideali”. Andò ben oltre gli stessi Beatles.
E nessuno – ovviamente – sta qui a disquisire sul livello di rivoluzione
musicale che seppero realizzare tra il 1960 e il 1965, registrando dischi su dischi,
fino alla scelta di rinunciare ai tour dopo il 1967 e di fatto fino allo
scioglimento nel 1970. Nessuno, almeno qui, è interessato ad approfondire
l’influenza di Yoko Ono su Lennon o la sua responsabilità sulla fine stessa dei
Beatles. In sé, possiamo tralasciare anche il pacifismo direttamente legato
alla guerra in Vietnam (nota a tutti è la protesta al letto presso l’Hilton
Hotel di Amsterdam).
Il
punto è un altro: quel singolo del 1971 è
un manifesto che esprime una sintesi perfetta di ciò che significa spirito
anti-Occidentale e anti-Cristiano. E il paradosso è che solo nell’Occidente
cristiano poteva essere creato ed espresso: non indica infatti valori solo
alternativi, quanto una radicale
opposizione all’ordine religioso, politico, culturale, economico e sociale
dell’Europa, come forgiata nei secoli di Roma. Non prospetta una “invasione
straniera”, ma un ribaltamento, un rovesciamento – essenzialmente religioso –
di ciò che chiamiamo Occidente cristiano.
Prima
di tutto il sognare: ciò
che la Bibbia ha spesso considerato come luogo privilegiato per un messaggio
angelico o una profezia – un “privilegio” che Freud ha poi inteso come
surrogato di pulsioni inespresse e castrate razionalmente –, diventa in Lennon la vera speranza. Il
non sperare con lui diventa automaticamente oscurantismo e meschinità
guerrafondaia. Perché, cosa altro può essere in fondo il Cristianesimo e
l’Occidente tutto – da misconoscere e di cui vergognarsi senza riserve – se non
l’abisso della inimicizia? Non è forse menzogna la legge, l’ordine, il Logos,
come già suggerito dal serpente?
L’utopia
moderna si è quasi sempre mossa sul piano sociale o almeno a partire da quello.
L’egualitarismo ideologico della indifferenziazione assoluta l’ha predicato in
astratto (le isole senza tempo e spazio della letteratura) o riferendosi alla innocenza
selvaggia, corrotta da famiglia e proprietà (Rousseau), o in chiave di
rivoluzione politica marxisticamente pensata.
Lennon
va oltre, raggiunge il cuore, con una violenza ideologica mai vista: invita non
tanto a credere alle sue opinioni, quanto a sognare con lui, a sperare con lui. Il mondo forgiato dal sogno della sua
religione è fede, speranza e carità dei popoli tutti. Anzi degli uomini tutti,
perché anche la determinazione dei popoli va abolita, fonte di divisione e
guerra. E forse l’uomo stesso, nella sua identità ultima (come coerentemente si
muove il Gender).
Il sogno della pace annulla ogni
distinzione: la proprietà, la tradizione, la terra per cui vivere
o morire. To be as “one”. E non l’unità con Dio o di Dio, nelle
Tre distinte Persone. L’Unità indifferenziata e illimitata
dell’Uno-Tutto. La pace è data dall’immaginare above us only sky,
senza peccato né giudizio. La pace è data
perché there’s no heaven, no hell below us. (non
c’è paradiso, nessun inferno sotto di noi, ndr)
Ogni identità è abolita. Ma non ogni spiritualità. Quel and no religion too (e anche nessuna religione, ndr) è il colpo di grazia. O meglio, sarebbe dire “dell’anti-Grazia”. E non a motivo di prospettare – davvero – un mondo senza religione. Neppure l’Anticristo annuncerà ciò. Il sostituirsi a Dio non è mai per annullare il divino. Ma per identificarlo nell’uomo. Non a caso la questione è quel Paradiso che l’espiazione della Croce consente alle opere potenziali di ogni uomo di meritare. E il Paradiso esige – cattolicamente – non l’anonimato della interiorità mistica e nichilista, quanto il Giudizio. Questo è il vero Reset: il nulla del peccato e del Giudizio, perché l’uomo faccia del suo stesso nulla di identità l’abisso della pretesa divinità.
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