Il tempo che scorre, l’ansia di fermare il suo significato in un tentativo, illusorio, di possesso.
ADA NEGRI (1870-1945) |
Tempo
Giorno per giorno, anno per anno,
il tempo
nostro cammina! L’ora ch’è sì lenta
al desiderio, tu la tocchi infine
con le tue mani; e quasi a te non credi,
tanta è la gioia: l’ora che giammai
affrontare vorresti, a cauto passo
ti s’accosta e t’afferra – e nulla al mondo
da lei ti salva. Non è sorta l’alba
che piombata è la notte; e già la notte
cede al sol che ritorna, e via ne porta
la ruota insonne. Ma non v’è momento
che non gravi su noi con la potenza
dei secoli; e la vita ha in ogni battito
la tremenda misura dell’eterno.
E mentre
Pavese scrive che “il compenso di aver tanto sofferto è che poi si muore come
cani”, Ada Negri afferma che il tempo è gravido di futuro: su ogni istante
grava il peso dell’eterno.
È questa la
questione: l’esistenza finisce nella polvere del tempo che passa, in una
prigione dove soffocheremmo e moriremmo inutilmente, oppure il tempo ha in sé il
senso dell’eterno? La vita ha uno scopo? La vita è piena di attese, e “il
passato è un seme del futuro o niente (Luzi).
Qual è la
nostra posizione? Tutte le mattine siamo costretti a scegliere.
(cfr. Luigi
Giussani: “Attraverso la compagnia dei credenti” pag.19 e pag.30-31)
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